Una mamma, un papà e un figlio. Una visione portata avanti con convinzione dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma che ora, dopo la rottura con il giornalista di Rete 4 Andrea Giambruno, qualcuno tra le opposizioni le rimprovera.

«A noi non appassiona occuparci delle questioni personali della presidente del Consiglio tantomeno di quelle private. Vorremmo che lei facesse lo stesso con tutti gli italiani. Chiedo perciò ai politici di maggioranza di astenersi dal fare la morale sulla famiglia tradizionale. La famiglia tradizionale è un feticcio ideologico che nemmeno loro riescono a onorare. La caccia alle streghe fatta da questo governo a qualsiasi forma di famiglia diversa da quella del “Mulino Bianco” appare una grande ipocrisia», ha scritto su X, l’ex Twitter, il segretario di +Europa Riccardo Magi.

Della stessa opinione la senatrice di Italia viva Daniela Sbrollini che, dopo aver espresso su X la sua solidarietà, ha detto che deve essere salvaguardata la distinzione tra la sfera privata e quella politica, ma «in passato questo non è sempre accaduto e non si può fare a meno di notare l’ipocrisia della destra sul concetto di famiglia».

C’è poi Alessandro Zan, responsabile diritti della segreteria del Partito democratico e attivista per i diritti Lgbt, da sempre molto critico nei confronti della premier, che ha utilizzato la situazione per riproporre le sue battaglie: «Almeno lasciate in pace le famiglie che vogliono stare insieme», seguito poi da un’emoticon arcobaleno.

Vicinanza e silenzi

In generale, però, non solo i membri della maggioranza, anche le opposizioni hanno mostrato pubblicamente, soprattutto via social, la propria vicinanza alla premier. Primo tra tutti in ordine temporale il leader di Azione, Carlo Calenda, che si è definito «un avversario di Giorgia», ma a cui ha dedicato tutta la sua solidarietà.

«Così in Italia non si produrrà mai nulla tranne il fango, finché il fango non sommergerà tutti e tutto», ha detto in riferimento all’uso strumentale dei fuori onda da parte di Striscia la notizia.

Anche il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte si è unito al gruppo, nonostante avesse duramente criticato Meloni quando aveva preso le difese di Giambruno riguardo all’uscita infelice sugli stupri. «Non auguro neppure a un avversario politico di dover assumere scelte di vita personale sotto una pressione mediatica, così come è successo», ha detto in un punto stampa.

È stata una separazione social – come è normale che sia data la sovraesposizione della presidente – che però probabilmente non avrebbe avuto lo stesso risalto se non fossero usciti i dietro le quinte “lavorativi” di quello che è diventato subito l’ex compagno. Su questo aspetto si è focalizzato il commento della deputata del gruppo Azione-Italia viva Elena Bonetti via facebook.

«Oggi una mamma e sua figlia stanno soffrendo per un sistema mediatico che le ha colpite nel loro privato. Questo accade perché Giorgia Meloni è premier. Che la si attacchi in questo modo per indebolirla politicamente è disgustoso. Solidarietà a lei e alla sua bambina».

L’eurodeputata Pd Alessandra Moretti invece ha puntato l’attenzione sul ruolo di donna di Giorgia Meloni. «Restare donne oltre i ruoli che si ricoprono non è un’impresa facile. L’amore per i nostri figli ci rende le rocce che siamo e ci fa scegliere per il meglio. La ragione di tutto sta lì. Un abbraccio a Giorgia Meloni che ha agito da donna libera. Adesso le lascino fare la madre».

Non sono mancate poi le manifestazioni di affetto anche da parte degli altri esponenti politici, come Ettore Rosato, Mariastella Gelmini, Enrico Borghi, Angelo Bonelli.

Quella delle opposizioni è sembrata una processione di cordoglio che si è protratta per più ore nella giornata di ieri e a cui hanno deciso di partecipare proprio tutti. O quasi. Al momento in cui andiamo in stampa mancava all’appello l’altra donna protagonista della politica di oggi: la leader del Pd, Elly Schlein.

© Riproduzione riservata