Un milione e trecentomila mascherine FFP2 e KN95 per un valore commerciale di oltre 3 milioni e duecentomila euro. A tanto ammonta il sequestro nei confronti di Irene Pivetti, svolto dalla Guardia di Finanza della Compagnia di Savona, su delega della procura di Busto Arsizio. I dispositivi di protezioni avrebbero un potere filtrante inferiore rispetto a quanto promesso.

Le mascherina sono tutte di provenienza cinese e detenuti in alcuni magazzini della Lombardia: una parte era destinata a essere consegnata al Dipartimento della Protezione Civile, l’altra all’Ente di supporto tecnico amministrativo per la Regione Toscana.

Le considerazioni del Gip

I dispositivi sono contraffatti, come è scritto nel decreto di sequestro preventivo. «Le mascherine fornite sono significativamente diverse da quelle pattuite quanto meno per qualità, in quanto hanno un potere filtrante molto inferiore rispetto allo standard promesso, e non possono essere neppure commercializzate in assenza di adeguata certificazione», scrive il Giudice per le indagini preliminari Luisa Bovitutti. 

«L’espediente utilizzato per farle apparire fungibili – continua – è da individuarsi nell’apposizione della sigla identificativa KN95, che ha tratto in inganno il DPC (Dipartimento di protezione civile, ndr), il quale, in condizioni di estrema emergenza, ha ritirato e distribuito il primo lotto con la convinzione che esse avessero caratteristiche sovrapponibili a quelle europee marcate FFP2».

Il nuovo sequestro

Oggi la Guardia di Finanza ha invece sequestrato altri due lotti della società della Pivetti.

Uno era destinato alla Protezione Civile. Sono circa 1 milione e 200mila unità, ancora oggi in un magazzino di Segrate, che facevano parte di un lotto di 10 milioni di mascherine. L’importo della commessa vinta dalla Only Italia Logistics era di 23 milioni di euro Iva esclusa, rimasta inevasa.

La società produttrice di queste mascherine è la Bejing Dongrui: il Cts il 3 giugno 2020 ha dichiarato non idonee i dispositivi prodotti dall’azienda cinese, così come aveva fatto l’Inail un mese e mezzo prima, il 17 aprile.

Le mascherine in Toscana

Tra i compratori delle mascherine importate da Pivetti c’era anche l’Ente di supporto tecnico amministrativo regionale della Toscana.

Secondo quanto dichiarato alle Fiamme gialle dal direttore del Dipartimento di farmaceutica dell’ente, il dottor Enrico Poli, la Only Italia Logistics gli avrebbe venduto 150mila mascherine FFP2 per oltre 547mila euro, arrivate non solo in numero minore e in grande ritardo ma anche di modelli differenti da quelli presentati e senza le certificazioni.

Come nasce l’inchiesta

Il procedimento penale contro Irene Pivetti nasce da un altro sequestro, avvenuto in una farmacia di Savona, di 1780 mascherine, con requisiti di protezione errati, arrivati in Italia tramite la Only Italia Logistics, società di proprietà proprio dell’ex presidente della Camera.

La Guardia di Finanza accerta poi che la società di Pivetti aveva evaso quasi 240mila euro di dazi doganali e 876mila euro di Iva. «La Only Italia Logistics, a mezzo di autocertificazioni mendaci sottoscritte da Pivetti Irene, attestava di aver diritto alla sospensione (poi divenuta esenzione), con riferimento alla totalità delle importazioni di Dpi», ricostruisce il giudice nel decreto di sequestro preventivo. Pivetti avrebbe potuto non pagare dazi e imposta qualora avesse fornito le mascherine a organizzazioni pubbliche o enti statali, non se – come ha fatto – le avesse vendute sul mercato privato. 

I dispositivi sequestrati «oltre a presentare l’ingannevole marcatura CE ed il richiamo» alle altre norme di protezione «erano corredate da un foglietto attestante il controllo finale e rilascio del lotto che riporta falsamente come caratteristica di performance la classificazione FFP2», scrive il Gip.

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