È imputato per reati gravi e vive abitualmente anche con i proventi di attività delittuose. Per questo duplice aspetto di pericolosità sociale il tribunale di Roma, su richiesta della procura capitolina, ha disposto il sequestro di beni per un valore di cinque milioni di euro nei confronti di Pasquale Maietta. Il commercialista prima di essere travolto da inchieste giudiziarie è stato pupillo di Giorgia Meloni e tesoriere del partito, «uno dei migliori dirigenti nazionali di Fratelli d'Italia», lo definiva l’attuale presidente del Consiglio.

Maietta era presidente del Latina calcio e contemporaneamente in stretti rapporti con i vertici del clan Di Silvio, famiglia criminale mafiosa, egemone in provincia di Latina, e imparentata con i Casamonica. Costantino Di Silvio, detto Cha Cha, era stato scelto da Maietta come magazziniere e accompagnatore della squadra, un riconoscimento anche per il ruolo che svolgeva di mediatore tra la società e la curva nei periodi neri della squadra. Il provvedimento del tribunale passa in rassegna la carriera di Maietta e i suoi guai giudiziari, viene definito «ideatore di articolati modelli di evasione fiscale, realizzati nel tempo con la compartecipazione di numerosi soggetti ad essi riconducibili».

L’ex dirigente del partito meloniano, dal 2016 allontanatosi dal partito, è finito coinvolto in sedici procedimenti penali, i reati che gli vengono contestati sono uno stuolo: associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione di reati fiscali e riciclaggio, abuso d'ufficio, turbativa d'asta, falsità ideologica in atto pubblico, concussione, attività edilizia abusiva, truffa aggravata. Maietta era sottoposto ad indagini anche nell'ambito del procedimento penale istruito dalla direzione distrettuale antimafia di Roma «relativo alle minacce perpetrate nei confronti di Umberto Di Mario in occasione della sfiducia che nel 2015 portò alla caduta dell'allora sindaco di Terracina (LT), Nicola Procaccini (estraneo alle indagini e parlamentare europeo di Fratelli d’Italia, ndr)», si legge nel decreto. 

I rapporti con il clan 

Maietta e Di Silvio, detto Cha Cha, sono stati indagati per minacce aggravate dalla modalità mafiosa con il ruolo di istigatore il primo e di esecutore materiale, il secondo. Cosa veniva contestato ai due in concorso con persone rimaste ignote? Un’azione intimidatoria nei confronti di un consigliere comunale «facendogli arrestare la marcia della sua autovettura, e nell'intimargli armati di pistola di non votare la sfiducia al sindaco del Comune di Terracina, Procaccini, paventando in caso contrario ritorsioni nei suoi confronti, impedivano e comunque turbavano l'attività del consigliere comunale Di Mario».

Nel decreto viene riportata l’intercettazione, risalente al 2020, nella quale l’ex consigliere raccontava di aver sentito Maietta al telefono molto adirato mezz’ora prima dell’incontro con gli aggressori. In un’altra conversazione intercettata Di Mario diceva alla moglie che mai avrebbe accusato Maietta anche se lo aveva minacciato. E la ragione era esplicitata dalla moglie in questa intercettazione con Di Mario: «Tu hai ragion, ma lui sapeva che gli zingari lo difendevano...gli zingari, pagati da lui, sarebbero andati a ammazza' pure qualcuno». La paura di ritorsioni aveva spinto i coniugi a mostrarsi reticenti durante l’interrogatorio in commissariato.

E così l’indagine si è chiusa con l’archiviazione, in quanto, sebbene siano emerse in modo chiaro le minacce «che Maietta ha messo in atto nei confronti di Di Mario, tuttavia non sono emersi elementi di prova idonei a sostenere l'accusa in giudizio con riferimento al mandato che Maietta avrebbe dato a Di Silvio e ad altri soggetti di etnia rom al fine di minacciare Di Mario per impedirgli di sfiduciare il Sindaco di Terracina». Le stesse vittime non hanno riconosciuto le fotografie di Cha Cha e di altri esponenti del clan quando sono state ascoltate dagli investigatori. Per raccontare i rapporti tra la criminalità feroce dei Di Silvio e Maietta viene ricordata anche la testimonianza di Angelo Nardoni che, mentre partecipava a un incontro politico alla presidenza di Nicola Calandrini (oggi senatore di Fratelli d’Italia) e Maietta, veniva avvicinato da Cha Cha che gli disse «vattene perché altrimenti per te finisce male».

Nel provvedimento vengono presi in esame i rapporti di Maietta non solo con Di Silvio Costantino, ma anche con Pugliese Renato (figlio) e Riccardo Agostino, tutti condannati per reati di associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti. La proposta di sequestro, accolta dal tribunale, analizza la sproporzione tra i redditi di Maietta e dei congiunti in rapporto al patrimonio accumulato e al tenore di vita. La guardia di Finanza ha così messo i sigilli ad appartamenti, partecipazioni societarie, disponibilità finanziarie nella disponibilità di Maietta.

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