I 98 posti dell’ospedale di Marsala, il “Paolo Borsellino”, sono terminati il giorno dopo l’Epifania. «Quella notte abbiamo davvero sofferto non credevamo di dover rivivere certe scene, ma siamo stati costretti a scegliere chi ricoverare e chi no», racconta una dottoressa che era di turno. L’ospedale da quasi due anni è completamente dedicato al Covid. Nel piano della regione Siciliana, infatti, è il Covid hospital di riferimento per la provincia di Trapani. 

Affacciandosi da una delle vetrate dell’ospedale, i pazienti possono vedere, nel frattempo, le fondamenta del padiglione per le malattie infettive che, lì accanto, avrebbe dovuto ospitare i pazienti Covid. Annunciato nel dicembre 2020 dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, con tanto di cerimonia per la posa della prima pietra, il padiglione avrebbe dovuto contenere più di cento posti letto, in una struttura su tre livelli, pronta a maggio 2021.

Siamo a febbraio 2022, e non solo del padiglione ci sono solo le fondamenta e gli scavi, ma l’opera verrà realizzata in scala ridotta: sedici posti letto, in un unico piano, per un costo che nel frattempo è stato aggiornato: 17 milioni di euro.

Quello di Marsala, la più grande città della Sicilia occidentale, è solo uno degli esempi di come la regione ha affrontato, dal punto di vista del potenziamento della rete ospedaliera, l’emergenza Covid. Per gestirla, è stata creata dal presidente Nello Musumeci una struttura ad hoc, guidata da Tuccio D’Urso, ingegnere, fino a pochi mesi fa dirigente generale del dipartimento energia.

La macchina degli appalti, annunciata con grande enfasi, si è presto impantanata. Erano stati annunciati centinaia di nuovi posti letto, e invece l’ultima grande ondata di contagi ha colto la Sicilia impreparata (è ultima tra le regioni per il numero di soggetti vaccinati). 

E pensare che la pianificazione dei posti letto era stata fatta a ottobre del 2020 da governo e regione. L’obiettivo era realizzare in fretta 571 posti letto di terapia intensiva in tutta la Sicilia. Ne sono stati completati i solo 95 (46 di terapia intensiva e 49 di terapia intensiva). Altri 232 sono in corso di realizzazione (dovevano essere pronti ad ottobre 2021).  Per altri 244 non c’è nemmeno l’appalto. 

Costi lievitati

Così come sono in ritardo le grandi opere: non solo il padiglione per le malattie infettive di Marsala, ma anche i due nuovi grandi pronto soccorso previsti a Palermo, al Civico e a Villa Sofia. Ventidue posti letto all’ospedale Cervello di Palermo, ad esempio, sono pronti, al quinto piano ma non possono essere utilizzati, per un difetto nel collegamento con l’ossigeno.

Ed è proprio al Cervello che, in mancanza di posti letto, ad inizio gennaio, è stato montato un ospedale da campo. Dopo due giorni, si è anche sgonfiato, per il corto circuito di un generatore. Dentro c’erano cinque pazienti, che hanno fatto in tempo a scappare, sotto la pioggia, prima che la tensostruttura gonfiabile crollasse su di loro. 

Morale: vengono convertiti, ancora una volta, al Covid i posti letto già esistenti negli ospedali, intaccando quelli necessari ai malati non Covid, ai quali, pertanto, vengono negate le cure, come evidenzia Giuseppe Navarra, chirurgo, presidente della società siciliana di chirurgia: «Sono migliaia gli interventi saltati in questi due anni. Oltre a fondamentali esami di routine, dalle mammografie alla colonscopie». 

Tutto si è fermato. E i costi sono aumentati. Questo perché la regione si è accorta che molti interventi erano sottostimati. Insomma, il piano andava completamente rivisto, sia nei tempi, che nei costi.  Il piano è stato riscritto, con i costi lievitati complessivamente di altri cento milioni. I fondi previsti, 129,8 milioni non sono più sufficienti. Ne servono altri 107,5. 

Posti fantasma

Ci sono incorso i i lavori per i 32 nuovi posti al policlinico di Messina e gli altri 18 al Papardo, i 14 al Guzzardi di Vittoria, i nove all’Umberto I di Enna, i 18 a Siracusa, i 16 a Caltagirone e Marsala, i venti a Ribera e così via.

Sull’effettiva disponibilità dei posti letto in rianimazione ci sono diversi misteri. Ad esempio sul sito della regione vengono dichiarati come operativi posti letto che in realtà non lo sono. Come nel caso del policlinico di Palermo: la rianimazione è stata dichiarata attiva a settembre 2021, ma solo di recente è diventata usufruibile. Come mai? «Si tratta di 17 unità la cui realizzazione è stata completata tra settembre e ottobre 2021 e che sono stati attivati a gennaio 2022», spiega il dirigente generale dell’assessorato alla Salute Mario La Rocca

Ma quanti posti letto ci sono in Sicilia? Per la regione 858, sulla carta sono 750. La differenza, spiega La Rocca, sta nel fatto che per decidere i colori di un territorio la cabina di regia nazionale si basa sulla somma dei posti attivi e “attivabili”, cioè operativi in 24 ore.

Relazioni e Pnrr

La Presse

Per l’assessore Razza «entro fine marzo i lavori in corso verranno ultimati». La Sicilia è inoltre «la regione italiana in cui il piano di potenziamento della rete ospedaliera è in fase più avanzata». La struttura commissariale a sua volta rivendica le attrezzature elettromedicali acquistate per 18 milioni di euro e le 14 nuove ambulanze a disposizione di aziende sanitarie e ospedaliere.

Il presidente Musumeci attacca l’esecutivo di Mario Draghi: «Aspettiamo che riprendano le erogazioni finanziarie dal governo, i lavori si sono interrotti perché non abbiamo potuto pagare i fornitori, dato che i soldi non sono arrivati per tempo. E i lavori si sono fermati».

Ma dall’opposizione denunciano: «Il commissario D’Urso non ha mai prodotto le relazioni mensili che era tenuto a presentare, per documentare lo stato di avanzamento dei lavori, nonostante i diversi solleciti». E adesso tocca ai fondi del Pnrr: 800 milioni di euro. Il piano predisposto da Razza e già inviato a Roma, prevede, tra le altre cose, 39 ospedali di comunità (venti posti letto, un medico, dieci infermieri), 146 case di comunità (un sorta di guardia medica potenziata, con ambulatori ed infermieri), 49 centrali operative (strutture ancora più piccole con una squadra di infermieri).

Ed è scontro aperto su dove nasceranno queste strutture, dato che, inevitabilmente, saranno oggetto della prossima campagna elettorale di ottobre.

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