Cinquemila euro a Fratelli d’Italia, cinquemila euro per la campagna elettorale dell’ex capogruppo regionale del Partito democratico, Giacomo Possamai, oggi sindaco di Vicenza. FdI e Pd nulla sapevano di quello che sarebbe emerso successivamente sul conto dell’ex senatore leghista, Alberto Filippi, padrone di Unichimica di Torri di Quartesolo, non lontano da Vicenza.

Filippi è indagato dall’antimafia di Venezia, accusato di essere il mandate di un'intimidazione compiuta per suo conto da uomini legati alla ‘ndrangheta. Nel luglio 2018, venivano esplosi cinque colpi di pistola contro la casa del giornalista Auro Gervasutti, già direttore del Giornale di Vicenza. Per i pubblici ministeri, Filippi voleva vendicarsi così degli articoli che nel 2011 frenarono i suoi progetti, poi naufragati, sui terreni vicini a un centro intermodale da costruire a pochi chilometri dalla città del Palladio.

I finanziamenti

La parabola politica di Filippi è tutta a destra, si è conclusa otto anni fa nelle fila di Fratelli d'Italia dopo una lunga militanza nella Lega, al seguito dell'ex sindaco di Verona, Flavio Tosi.

In Parlamento è stato eletto la prima volta nel 2006 e nuovamente nel 2008, ma tre anni dopo è stato espulso dal Carroccio sullo sfondo di un contrasto tra correnti per la guida del partito regionale. Non c’entravano alcune vicende giudiziarie che lo chiamavano in causa, dal quale è uscito pulito, ma dissidi interni, «dopo tre anni di calunnie e bugie, finalmente sono riusciti a farmi fuori», diceva all’epoca, l’allora senatore.

Eppure la passione per la politica non l’ha persa destinando finanziamenti regolarmente contabilizzati a sinistra e a destra, cifre non elevate considerando i ricavi dell’azienda, nel 2022 sessanta milioni di euro. Tre anni fa, durante le regionali in Veneto, stravinte dall’attuale presidente Luca Zaia, ha versato cinque mila euro per la campagna elettorale del futuro capogruppo in consiglio regionale del Pd, Giacomo Possamai, poi dimissionario quando, lo scorso giugno, è diventato primo cittadino di Vicenza.

Visto quanto emerso sul conto di Filippi abbiamo chiesto al primo cittadino se intende liberarsi di quei soldi restituendoli al mittente. Dall’ufficio stampa ci fanno sapere che quel finanziamento era arrivato al mandatario elettorale, quella gestione contabile è chiusa. Ma come mai l’azienda di Filippi ha finanziato il Pd? Il tutto risalirebbe, fanno sapere dallo staff di Possamai, a rapporti pregressi tra l’attuale sindaco di Vicenza e un dirigente dell’azienda, da lì era nata l’idea del sostegno.

Ma Filippi non ha dimenticato la sua estrazione politica, la sua militanza e soprattutto ha fiutato la sicura vittoria di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni alle ultime elezioni politiche, così Unichimica è tra le aziende che hanno versato, donazione registrata alla camera dei Deputati, cinque mila euro al partito meloniano nel 2022 pochi mesi prima della conquista di palazzo Chigi.

Nel 2022 i profitti di Unichimica sono più che raddoppiati a quasi 3 milioni e i ricavi hanno fatto un balzo del 60 per cento a 60 milioni di euro. I prodotti sono in gran parte destinati alle concerie, numerosissime nel territorio vicentino che ospita un polo produttivo paragonabile per importanza solo a quello toscano.

Quei dieci mila euro, 5 mila a Fdi e altrettanti all’allora consigliere regionale del Pd, assumono un peso oggi che su Filippi si è abbattuta un’accusa gravissima.

L’indagine

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari contesta l’appartenenza alla mafia calabrese, alla cosca Arena, di diversi indagati, tra questi anche Domenico Mercurio, il cui zio, Santino, diventa protagonista della vicenda che coinvolge l’ex senatore. «Filippi incaricava, dandogli un compenso in denaro, Santino Mercurio di compiere un atto intimidatorio nei confronti dell’ex direttore de Il giornale di Vicenza, Aldo Gervasutti (...) L’atto si concretizzava nell’esplosione di cinque colpi di pistola contro l’abitazione del giornalista», si legge negli atti. A entrambi, Mercurio e Filippi, viene contestata l’aggravante di aver commesso il fatto agevolando una cosca di ‘ndrangheta.

Un’altra accusa mossa all’ex senatore riguarda proprio il suo ruolo di titolare di Unichimica. «Per indurre i titolari della Toscolapi alla risoluzione di una controversia di natura economica (...) conferiva a Domenico Mercurio incarico di danneggiare alcuni beni della società». L’incarico poi veniva portato a termine dallo zio di Mercurio, il solito Santino, che incendiava un furgone della ditta rivale.

Incendi, minacce, colpi di pistola, scene da Gomorra in terra veneta con protagonista un ex senatore che non dimentica la politica e finanzia destra e sinistra.

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