Donald Trump è un modello. Trump ha perso per colpa del Covid. Trump difende dio, patria e famiglie. Esaltare il presidente uscente degli Stati Uniti è l’esercizio quotidiano di Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d’Italia e presidente dei conservatori europei, Ecr, tra i sovranisti è quella che ha scelto di schierarsi con l’America trumpiana. Una mossa che le ha consentito di stringere alleanze internazionali più vantaggiose rispetto ai suoi colleghi nazionalisti Matteo Salvini e Marine Le Pen, che invece hanno preferito guardare alla Russia di Vladimir Putin. E spesso sono stati colti a elemosinare presso l’entourage del Cremlino sostegni economici per affrontare campagne elettorali o per foraggiare la propaganda anti europea.

Nei giorni in cui il coronavirus iniziava a fare davvero paura anche in Italia, Meloni scriveva: «Avrei dovuto essere di nuovo a Washington per l’edizione del Conservative Political Action Conference, la principale kermesse del Partito repubblicano negli Stati Uniti». La leader di Fratelli d’Italia era già salita, a marzo 2019, su quel prestigioso palco. L’unica politica italiana a essere invitata nel tempio sacro della destra statunitense nel momento in cui Trump era al massimo del suo splendore politico. All’epoca Meloni aveva preso la parola tre ore dopo il discorso dell’ormai ex presidente americano e aveva sferrato un attacco durissimo nei confronti dell’Europa, definendola «un’entità non democratica imposta da élite globali nichiliste guidate dalla finanza internazionale che favorisce le compagnie multinazionali». Eppure Meloni dovrebbe sapere che il gruppo europeo di cui oggi è presidente, e le fondazioni collegate, hanno incassato finanziamenti proprio dalle corporation, dalle élite.

La scalata

Per Meloni la svolta nello scacchiere delle relazioni politiche è arrivata il 6 novembre 2018. Il giorno cioè dell’annuncio ufficiale dell’adesione di Fratelli d’Italia al gruppo dei conservatori europei, l’Ecr, il terzo dell’europarlamento per rappresentanza. Fondato dai Tory britannici e, proprio per questo, punto di connessione con esponenti, fondazioni, organizzazioni, multinazionali legate ai repubblicani americani e anche alla fronda più radicale del movimento Tea Party.

Ecr è stata un’idea di David Cameron per superare a destra il partito popolare considerato troppo europeista. Secondo alcuni è stato quello l’inizio del cammino verso la Brexit. Con l’uscita del Regno Unito dall’Europa, i Tory non fanno più parte di Ecr. Questo ha favorito Fratelli d’Italia, che ha ottenuto un europarlamentare in più, e comanda all’interno del gruppo insieme al Pis, il partito di estrema destra che governa la Polonia. Della squadra fanno parte anche gli spagnoli di Vox, un miscuglio di ex popolari e nostalgici del dittatore Franco.

I conservatori inglesi, seppure non più membri, hanno lasciato in eredità il capitale relazionale accantonato negli anni: donatori di peso e contatti ai massimi livelli con il Partito repubblicano degli Stati Uniti. Eredità raccolta a piene mani da Meloni, che poche settimane fa è stata nominata presidente di Ecr. La prima donna alla guida dei conservatori europei. In tre anni, o poco meno, la condottiera dei post fascisti italiani è salita sul trono della destra atlantista più elitaria. E questo grazie al suggerimento di un ex ministro berlusconiano transitato con Fratelli d’Italia: l’europarlamentare Raffaela Fitto, co-presidente di Ecr e tuttora vicepresidente della fondazione New direction, un think tank collegato ai conservatori europei che attrae numerosi finanziamenti privati. New direction è stata fondata nel 2009 con il patrocinio di Margaret Thatcher, lady di ferro del neoliberismo e già primo ministro inglese.

Nel salotto repubblicano

A metà dicembre si terrà a Sofia il Western Balkans Summit 2020. L’evento nella capitale bulgara è organizzato dalla fondazione di cui Fitto è vicepresidente ed è sponsorizzata da Iri, l’International repubblican institute. Nel board di Iri troviamo importanti senatori del Partito repubblicano, da Dan Sullivan, appena riconfermato nello stato dell’Alaska, al più noto Lindsey Graham del South Carolina, voce molto ascoltata da Trump. «Stasera donerò 500mila dollari al fondo legale per la difesa del presidente Trump», ha twittato Graham rilanciando così, poche ore prima dall’annuncio della vittoria di Biden, i sospetti senza prove sulle frodi elettorali. Nel consiglio dell’istituto repubblicano ci sono anche Marco Rubio, senatore della Florida e sfidante di Trump alle primarie che hanno incoronato il miliardario futuro comandante in capo, e Mitt Romney, che nel 2012 è stato sconfitto nella corsa per la Casa Bianca da Barack Obama. Insomma, un salotto esclusivo dei conservatori americani al quale vogliono sedersi Giorgia e i suoi Fratelli d’Italia.

Lobby e multinazionali

New direction ha incassato finanziamenti dichiarati per poco meno di un milione di euro dal 2015 al 14 aprile 2020. Anche Fratelli d’Italia contribuisce economicamente alla vita della fondazione, l’ultimo versamento risale a ottobre scorso: 17mila euro, che sommati ai bonifici effettuati dal partito alla fondazione negli ultimi due anni fanno 52mila.

Tra i versamenti più sostanziosi spicca la multinazionale At&T, che controlla Cnn e Hbo, con oltre 50mila euro. Amministratore delegato è stato fino al giugno scorso Randall Stephenson, che risulta, secondo i dati forniti da Center responsive politics e citati da Bloomberg, tra i maggiori finanziatori dei repubblicani americani. Stephenson, tuttora presidente della società, è politicamente in sintonia con Paul Singer, padre del fondo Elliot Management che ha investito oltre 3 miliardi proprio in AT&T e che negli anni è stato molto generoso con il partito di Trump.

Finanziamenti a New Direction e a Ecr sono giunti anche da fondazioni americane che fanno capo al mondo ultraconservatore dei repubblicani. C’è per esempio The Heritage Foundation, altro think tank che ha ispirato la politica di Reagan nel 1980. Sui conservatori europei, Heritage ha scommesso 20mila euro. Un piccolo contributo a New Direction è arrivato anche dall’American freedom alliance, «i difensori della libertà» si definiscono sul loro sito web, critici sulle teorie del cambiamento climatico e convinti che l’occidente sia ormai una colonia islamica. Il fondatore è Avi Davis, apprezzato da Steve Bannon, l’ex stratega di Trump ora sotto inchiesta dell’Fbi per frode e riciclaggio in una storia di donazioni che sarebbero servite a finanziare la costruzione del muro al confine con il Messico. Bannon nel 2018 è stato ospite di Atreju, la festa annuale di Fratelli d’Italia. Tuttavia ultimamente, senza clamori, Bannon è stato abbandonato al suo destino. Meloni aspira a ben altri ambienti repubblicani.

Scorrendo ancora l’elenco dei sostenitori dei conservatori europei guidati da Meloni, scopriamo che alcuni anni fa ha donato direttamente all’eurogruppo la sigla Atlas: un network e un gruppo di pressione dell’ambiente ultraconservatore americano. Di questa rete fa parte Consumer Choice Center, associazione di lobbyng legata ai colossi del tabacco e presieduta da Fred Roeder. Lo stesso che ritroviamo a una cena di gala dell’ottobre 2019 a Bruxelles organizzata da Ecr, dove erano presenti gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, numerosi lobbisti di multinazionali ed esponenti del mondo finanziario.

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