È una primavera calda quella delle università. Prima Torino, seguita dalla Normale di Pisa. E poi Firenze, Bari, Pisa, per una mobilitazione che sta progressivamente coinvolgendo tutti gli atenei italiani. Alla vigilia della scadenza del 10 aprile, crescono le proteste contro il bando del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci) in collaborazione con università e istituti di ricerca israeliani. Lato docenti e ricercatori, con 2500 firme per chiedere in una lettera al ministro degli Esteri Antonio Tajani di sospendere qualsiasi accordo di ricerca scientifica con le controparti israeliane. E lato studenti, oggi in mobilitazione nazionale in 25 atenei italiani. Alle 15 presidio davanti alla Farnesina, mentre ieri è stato occupato dalla “Rete studentesca per la Palestina” il rettorato dell’università Federico II di Napoli.

La mobilitazione nazionale degli studenti

Sospendere le collaborazioni con le università israeliane per il rischio che la ricerca tecnologica venga usata anche per scopi militari. Con questo obiettivo, alla vigilia della scadenza del bando Maeci, migliaia di studenti si stanno mobilitando in almeno 25 atenei italiani. Parola d’ordine: boicottare gli accordi accademici con Israele. Alle 15 presidio davanti alla Farnesina, mentre per tutto il giorno lo sciopero nazionale universitario punta a coinvolgere non solo gli studenti, ma anche professori, ricercatori e personale amministrativo.

L’ultima azione forte, in ordine di tempo, è quella dell’8 aprile all’università Federico II di Napoli, dove è stato occupato il rettorato. «Siamo stanchi di attraversare i nostri atenei mentre vengono raccontate bugie su bugie e mentre i luoghi del sapere vengono militarizzati», si legge in un comunicato della “Rete studentesca per la Palestina”. Secondo i manifestanti, dietro la cooperazione scientifica si nascondono intese di collaborazione spendibili da Israele a scopi bellici, anche nella campagna in corso nella striscia di Gaza e che dal 7 ottobre scorso ha causato più di 33mila vittime. Negli scorsi giorni azioni simili si sono verificate a Roma, Torino e Bologna.

Lo stop agli accordi negli atenei

Non c’è solo la protesta degli studenti. Sono diversi gli atenei che, in ordine sparso, stanno prendendo misure per bloccare gli accordi di cooperazione scientifica con gli istituti di ricerca israeliani. L’università di Torino è stata la capofila. Lo scorso marzo il senato accademico ha approvato tra le polemiche una mozione che vietava la partecipazione al bando Maeci, venendo incontro alle richieste di collettivi e associazioni studentesche. Dopo qualche giorno, la Normale di Pisa ha preso una posizione simile a quella di Torino, chiedendo di riconsiderare il bando. Negli scorsi giorni appelli di questo genere sono stati raccolti tra i docenti e i ricercatori delle università di Firenze e Pisa, che chiedono ai propri colleghi di «opporsi all'approvazione di eventuali progetti redatti in risposta al bando Maeci nei propri dipartimenti».

In concomitanza con lo sciopero nazionale degli studenti, a Bari è prevista una seduta straordinaria del senato accademico per ridiscutere degli accordi con le controparti israeliane, mentre il rettore si è dimesso dalla Fondazione Med-Or, legata all’azienda produttrice di armi Leonardo Spa, con grossi interessi in Israele (tra il 2013 e il 2022 le aziende italiane hanno venduto a Tel Aviv armamenti per un valore pari a quasi 120 milioni di euro). 

Nel frattempo continuano ad aumentare le firme della lettera aperta, rivolta al ministro degli Esteri Tajani e firmata da più di 2500 docenti e ricercatori, per chiede lo sospensione degli accordi di ricerca: «Chiediamo che la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani venga sospesa, con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele affinché si impegni al rispetto del diritto internazionale», si legge nell’appello.

Cosa prevede il bando Maeci

Il bando, in scadenza il 10 aprile, rientra nell’ambito dell’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele e, nello specifico, tra il ministero dell’Innovazione, scienza e tecnologia di Tel Aviv e la direzione generale per la promozione del “sistema paese” del ministero degli Esteri di Roma. Il bando viene rinnovato ogni anno e, per il 2024, si concentra su tre settori di ricerca specifici: tecnologia del suolo, dell’acqua e ottica di precisione. In tutto verranno selezionati 11 progetti congiunti con il finanziamento massimo totale di 1,1 milioni di euro. I docenti e i ricercatori italiani che vi si oppongono sottolineano il rischio di finanziare tecnologia dual use, cioè utilizzabile per scopi civili ma anche militari, anche nell’offensiva in corso da sei mesi a Gaza.

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