Piovono ricorsi e accuse di conflitto di interessi sul caso del favoloso investimento immobiliare di Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro. Come rivelato a febbraio scorso da Domani, il potente leghista ha acquistato da Enpaia (l’ente previdenziale per gli addetti in agricoltura) un appartamento esclusivo in una delle zone più costose di Roma a un prezzo stracciato. La procura di Roma aveva aperto un’inchiesta, che è ancora in corso seppure ancora senza indagati.

Ora i nuovi documenti ottenuti permettono di compiere ulteriori passi in avanti. È in corso, infatti, un contenzioso amministrativo tra inquilini ed Enpaia gestito dall’ufficio diretto da un dirigente sottoposto di Durigon. Nell’ultimo atto presentato, l’avvocato degli inquilini ha chiesto al Tar, tra le altre cose, l’invio degli atti alla procura della corte dei Conti, alla procura di Roma e all’anticorruzione.

Una storia iniziata dalla denuncia di alcuni condomini, che si sono rivolti al Tar per chiedere trasparenza anche «sull’unicità» della pratica relativa all’immobile del leghista. Una richiesta ancora oggi impelagata tra ricorsi e contro denunce.

Ostaggio pure di un’anomalia: dell’operazione trasparenza si è occupato Angelo Marano, direttore generale delle politiche previdenziali e assicurativa del ministero del Lavoro. Cioè quel ministero dove Durigon è sottosegretario con le deleghe proprio alla previdenza. «Io sono un direttore di carriera, mai avuto rapporti con la politica, Durigon lo avrò incontrato una volta, non ho avuto mai alcun condizionamento e mai ne potrei avere», dice Marano.

La casa scontata

Enpaia ha venduto a prezzi di favore case a politici. C’è Durigon, così come il presidente della regione Lazio, Francesco Rocca, e anche l’ex ministro Franco Frattini, scomparso a dicembre 2022. Tra i beneficiari, come aveva scoperto Domani, c’è anche il direttore generale Enpaia, Roberto Diacetti, che si è accaparrato un attico ai Parioli a un ottimo prezzo.

Ma è il caso Durigon a essere davvero unico. Insieme alla moglie, Alessia Botta, l’anno scorso ha comprato in una zona di pregio della Capitale un appartamento di otto vani, di 170 metri quadri catastali complessivi, con terrazzo angolare e balcone. Ottimo affare al costo di soli 469mila euro.

Compreso nel prezzo anche un box auto: solo quest’ultimo, a prezzi attuali di mercato, vale oltre 50mila euro. Il prezzo di vendita agevolato è stato possibile grazie alla scontistica del 30 per cento applicata «solo agli inquilini» che hanno sottoscritto contratti di locazione «da oltre 36 mesi». E questo il punto più delicato dell’affare d’oro di Durigon. Una vera eccezionalità, visto che quell’appartamento era in affitto all’Ugl e destinato, a partire dal 2017, all’allora vicesegretario della confederazione, ossia lo stesso Durigon.

L’allora sindacalista, l’anno successivo, è poi entrato nel governo di Giuseppe Conte, in quota Lega sempre da sottosegretario al Lavoro. L’inopportunità che prende la forma del conflitto di interessi sta, tuttavia, in due aspetti della vicenda. L’affitto dell’immobile, infatti, ha continuato a pagarlo Ugl anche quando Durigon era diventato sottosegretario. Il leghista ha ammesso che il contratto è sempre stato in capo al sindacato, ma che poi una volta entrato nel governo ha rimborsato Ugl attraverso dei bonifici.

Le prove? «Allegherò le ricevute alla querela che sporgerò contro il Domani», si è difeso il sottosegretario. Di certo dopo nove mesi nessuna denuncia è stata notificata ai cronisti che si sono occupati della vicenda. L’altro aspetto che cela un potenziale conflitto di interessi è proprio la presenza di Enpaia quale venditrice: è un ente previdenziale sul quale vigila l’ufficio alla direttive del sottosegretario Durigon. Su questo peraltro si stanno concentrando i pm di Roma da mesi.

Trasparenza cercasi

In questo cortocircuito tra enti, sindacato e ministero, si innesta il capitolo trasparenza sollevato da un gruppo di inquilini del complesso residenziale oggetto della dismissione immobiliare avviata dall’ente, che è di diritto privato e che dunque ha mantenuto la sua «natura pubblica, tanto che la legge affida» al dicastero per cui lavora Durigon «un sistema organico di controlli».

Alcuni inquilini hanno chiesto a Enpaia tutta la documentazione relativa ai prezzi di acquisto, all’alienazione degli immobili (anche quello di Durigon), ai lavori effettuati all’interno degli appartamenti. Ma hanno dovuto avviare un’azione giudiziaria al Tar per ottenere risposte esaustive che ancora non sono arrivate. A gestire la pratica è stato nominato un commissario ad acta. Si tratta, appunto, di Marano, direttore generale delle politiche previdenziali nel ministero dove spadroneggia Durigon.

Gli inquilini hanno iniziato la loro battaglia nel 2021. Ai silenzi hanno risposto rivolgendosi al Tar del Lazio, che ha ordinato, nel gennaio 2022, a Enpaia di esibire i documenti richiesti. Ma non è bastato e, visto il parziale adempimento, il tribunale ha condannato la fondazione a esibire la documentazione mancante nominando, nel giugno scorso, Marano come commissario ad acta.

A settembre, il commissario ha comunicato all’avvocato degli inquilini di aver portato a termine la sua missione: la trasmissione della documentazione residua come da sentenza del Tar. Tutto finito? Macché. Il 19 settembre 2023 l’avvocato della controparte, Stefano Genovese, ha scritto una lettera durissima a Marano.

Nella missiva definisce il dirigente del ministero un semplice «passacarte» di Enpaia. In pratica, sostiene Genovese, avrebbe inoltrato «quanto tramesso per email dalla fondazione, anziché accedere agli uffici e analizzare tutta la documentazione presente...Non vorrei che questa sua accondiscendenza alla fondazione dipenda dalla sua subordinazione istituzionale rispetto a inquilini eccellenti del complesso residenziale», è scritto nella missiva. L’inquilino «eccellente» è Durigon, sottosegretario al ministero dove era dirigente Marano.

Nell’ultimo ricorso presentato al Tar, il legale chiede la nomina di un nuovo commissario ad acta (udienza fissata per il 21 dicembre prossimo) palesando una presunta incompatibilità di Marano. E contesta di nuovo, citando il Tar, la mancanza di trasparenza: «Anche con riferimento al richiesto fascicolo dei lavori (di ristrutturazione degli immobili Enpaia, ndr), la documentazione trasmessa non si riesce ad attribuire ai singoli.. e non vi sono fatture di pagamenti». Marano ha risposto alla lettera, e ha denunciato per diffamazione. Ma non è finita. Nell’ultimo ricorso il legale degli inquilini definisce Marano «figura non più idonea». E ha informato il tribunale come Marano avesse escluso dalla documentazione da inviare anche i pagamenti dell’immobile intestato all’Ugl e utilizzato da Durigon.

Materiale utile, secondo l’avvocato, per ricostruire i processi decisionali su un caso «unico», in quanto per quell’immobile «è stato consentito l’acquisto all’utilizzatore (Durigon, ndr), anziché al conduttore (Ugl), con cui non poteva sussistere alcun rapporto di coniugo, parentela», scrive l’avvocato. «Il legale ha prima chiesto dei documenti e poi ha rettificato chiedendone altri, io eseguo il mandato ricevuto e valuto la rilevanza del materiale richiesto. Aggiungo che su altri documenti Enpaia ha chiarito di non averli a disposizione», replica Marano. Nel frattempo, con la guerra in corso a colpi di carte bollate, Marano dal 7 novembre è stato nominato dal governo nel collegio dei sindaci dell’Inps.

Intanto la procura di Roma continua a indagare e Durigon si gode l’attico acquistato a meno di mezzo milione in una delle vie più esclusive della capitale. (1-continua)

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