Una svastica, tracciata con spray nero, è comparsa a imbrattare la targa commemorativa intitolata a Tina Anselmi, partigiana e prima donna in Italia a ricoprire la carica di ministra.
La targa le è stata intitolata il 22 aprile scorso, in un giardino che unisce via San Marino a via Buenos Aires, di Mirafiori Nord vicino a corso Cosenza, nella Circoscrizione 2 di Torino.

Reazioni

«Un atto vergognoso e vigliacco. Un affronto intollerabile a Tina Anselmi, Partigiana e protagonista dello sviluppo civile e democratico del paese. La condanna sia unanime». Così l’Associazione nazionale partigiani commenta su Twitter la notizia.

La vicenda ha subito provocato diverse reazioni da parte della politica. «Una svastica sulla lapide che commemora Tina Anselmi. Un gesto insulso di gente piccola. E invece noi ricordiamo la grandezza di questa ragazza della Resistenza, madre della Repubblica. La sua memoria è nell’impegno oggi ad aprire strade nuove per l’Italia e per tutte le donne», commenta Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità. «Per noi la memoria conta. E conta indignarsi per questi inqualificabili gesti», ha twittato invece il segretario del Pd Enrico Letta, pubblicando l’immagine dell’imbrattamento.

Chi era Tina Anselmi

Staffetta partigiana col nome di Gabriella, maestra, sindacalista, prima donna in Italia a ricoprire l’incarico di ministra, con delega alla Sanità.

Fu deputata dal 1968 al 1992, eletta sempre nella circoscrizione: nel corso del suo lungo mandato parlamentare fece parte delle commissioni Lavoro, Igiene e sanità, Affari sociali. Si occupò molto dei problemi della famiglia e del miglioramento della condizione femminile.

Nonostante fosse profondamente credente, Tina Anselmi improntò tuttavia la sua attività politica sul principio della laicità. Nel 1978 firmò, in qualità di ministra della Salute, la Legge 194 per l'interruzione volontaria della gravidanza.

Nello stesso anno, nelle settimane successive al rapimento di Aldo Moro, la Anselmi fu incaricata dei contatti tra la Democrazia cristiana e la famiglia di Moro.

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