«Abbiamo combattuto assieme per riconquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era e anche per chi era contro...». 

Arrigo Boldrini, nome di battaglia "Bülow"


Per capire il senso del 25 aprile dobbiamo mettere a fuoco cosa sia stato il movimento resistenziale italiano. Per molti anni la Resistenza è stata raccontata in una maniera monolitica, troppo spesso retoricamente anche eludendo alcuni fatti, oggi grazie all’evoluzione del clima politico e soprattutto al lavoro degli storici ad essa si è dato un valore plurale, dinamico e se vogliano anche fluido, che comprende un ampliato numero di comportamenti e reazioni.

Con questa serie di articoli vogliamo dare voce a queste resistenze diverse, forse meno trattate e conosciute dal grande pubblico dei giornali, ma estremamente importanti perché manifestano tutte le sfumature di questo movimento che ha ancora oggi un importanza unica nella nostro giovane repubblica.

Per raggiungere questo obiettivo ci affidiamo ad alcuni tra i migliori specialisti e ricercatori che più di recente hanno scritto saggi o fatto ricerca sui temi che vi proponiamo, perché solo restituendo con chiarezza la complessità di quel tempo possiamo avvicinarci a cosa realmente significhi il 25 aprile per noi italiani. Questo lo cerchiamo di fare in chiave europea, la comparazione è un ottimo strumento di comprensione e deve essere fatta in questa scala, allargando il punto di vista.

Come detto, per tanti anni l’unica forma di Resistenza concepita fu quella armata o politica, ben inteso partigiani e antifascisti diedero manifestazione fisica alla lotta partigiana e ne pagarono il prezzo più alto e solo più di recente abbiamo scoperto invece la Resistenza dei civili, delle donne, dei lavoratori, dei soldati dell’8 settembre (Imi), degli ebrei, dei combattenti trasnazionali, del meridione e dei meridionali.

Essi furono la sintesi e l’avanguardia di un movimento politico e popolare che cercava un riscatto dopo i venti anni di dittatura fascista e che si impegnò per ottenere questo risultato.

Nei temi trattati vogliamo portare luce anche sul fascismo che forse ancor più della resistenza è stato mitizzato: per tanti italiani fascismo è sinonimo di treni in orario, bonifiche e pensioni, se non patriottismo e onore, nulla di più falso.

Per smontare questi luoghi comuni non è sufficiente dire che queste cose il fascismo non le ha fatte, ma anche in questo caso portare complessità interpretative di questo fenomeno. Per questo cerchiamo di riflettere su come trasmettiamo noi oggi questa memoria, come gli diamo rappresentazione pubblica.

La moralità della Resistenza 

Per terminare non poteva mancare un omaggio a Claudio Pavone, colui che in tempi non sospetti, ha dato una lettura, approfondita del movimento resistenziale, diventando il padre di una nuova storiografica, più matura e attenta al perché i partigiani combatterono.

Per questo al centro della sua ricerca mise la moralità della resistenza, cercando di mettere in luce le motivazione per cui queste persone misero in atto diverse forme di resistenza.

Purtroppo a causa di tanti fattori, solo il più grave una sorta di negazionismo della Resistenza, quel movimento è messo in discussione e con esso le conquiste democratiche da esso derivate. Se gli attacchi principali ed espliciti vengono dai movimenti di destra, anche in altri settori delle politica e opinione pubblica non mancano banalizzazioni che ci restituiscono un’immagine stereotipata della resistenza, lontana da ogni complessità e veridicità. Quindi depotenziata e ulteriormente attaccabile. La storia, in questo senso può essere un ottimo scudo nei confronti di queste vulgate.

© Riproduzione riservata