Una corazzata di oligarchi russi sta conquistando la Maremma toscana. Si tratta di famiglie vicine al presidente Vladimir Putin, imprenditori tra i più ricchi della Russia, potenti faccendieri e uomini di stato. Tutti collegati a doppio filo con il governo di Mosca, tutti con processi o crimini di caratura internazionale alle spalle. Come ad esempio la famiglia Rotenberg.
Arcady e il fratello Boris Rotenberg sono gli oligarchi russi considerati più vicini a Putin, sono suoi amici personali. In particolare Arcady, ex compagno di judo del presidente russo. Con la caduta dell'Unione Sovietica e poi l'ascesa al potere di Putin, i due fratelli Rotenberg diventano miliardari grazie a società appaltatrici dei colossi petroliferi o direttamente gestendo le controllate statali.

La famiglia Rotenberg

Arcady e Boris Rotenberg vengono sanzionati dagli Stati Uniti nel 2014, a seguito dell'annessione della Crimea dopo la guerra civile in Ucraina, per aver foraggiato le truppe russe. A quel punto, per sfuggire alle sanzioni, tutta una serie di società offshore dei due fratelli passano a Igor Rotenberg (figlio di Arcady), che nel 2018 finisce anche lui nella lista nera Usa.

Queste società offshore sono il bancomat con cui Igor Rotenberg ha fatto shopping sulle coste maremmane. Attraverso una piramide di aziende, che parte dalla Immobiliare case dell’Olmo srl e Case dell’Olmo società agricola srl e arriva alla Costa Ligure Anstalt e alla Highland Ventures Group, Igor è proprietario di un mega-rustico con eliporto, laghetto abusivo (secondo le planimetrie comunali) e 220 ettari di oliveto all’Argentario, del valore dichiarato di 18 milioni. E una seconda villa sulla spiaggia, nella pineta di Roccamare, a Castiglione della Pescaia.Non finisce qui. Secondo le testimonianze delle vittime e le carte del processo tutt’ora in corso a Grosseto, Igor si è spinto oltre, portando a fallire una società di domotica toscana: la Eggzero di Nicola Tinucci. Otto anni fa Eggzero firma un grosso contratto per le sue ville in Maremma. Le ristrutturazioni sono costosissime, la ditta anticipa le spese fidandosi di quel ricchissimo cliente.

Ma all'improvviso da Mosca non arriva più un soldo. Igor chiude tutti i collegamenti con la Eggzero, mettendo in campo ogni sorta di ostacolo, ma soprattutto saccheggiando progetti, idee e quanto era stato costruito all’interno delle due ville da Tinucci, e incaricando successivamente un’altra società italiana di finire i lavori. Una bizza da oligarca, sfociata però in furto di proprietà intellettuale.
A oggi gli unici imputati nel procedimento sono i dirigenti della società subentrata alla Eggzero, ma in uno scambio di e-mail le due più fidate collaboratrici di Rotenberg riferiscono che sarebbe lo stesso oligarca a decidere le sorti della società di domotica.

Il finanziatore di Trump

Poco distante dalla villa all’Argentario di Rotenberg, c’è la la proprietà di German Khan, comproprietario dell'Alfa-Bank russa e gestore di diverse attività in Europa attraverso la holding LetterOne. Khan è stato citato come finanziatore alla stregua del Cremlino nel dossier che ha denunciato il fiume di soldi provenienti dalla Russia a favore di Trump durante le elezioni del 2016.

La precedente amministrazione del Comune di Monte Argentario per la ristrutturazione della super villa si è messo in tasca solo di oneri di urbanizzazione circa 600mila euro giratigli da una società di Khan con sede nelle Isole Vergini, la Towntowers properties, e da un’altra società sempre intestata al magnate russo altri 50 mila euro per la realizzazione delle panchine sul lungomare di Porto Santo Stefano.

Anche a Fonteblanda, paesino a due passi dal più noto Talamone, un altro oligarca ha trovato casa. Il nome è protetto da un sistema di scatole cinesi, ma secondo le visure camerali, l’acquisto della storica villa è stato fatta dal Weitried gmbh, un fondo austriaco collegato con la società Burgau Estate.

La Burgau fino a pochi anni fa era diretta da Reinhard Proksch un faccendiere austriaco molto controverso che, come dimostra un documento inedito, nel 2013 fu coinvolto nelle indagini delle autorità dei mercati finanziari per dei passaggi sospetti di fondi russi alle sussidiarie ucraine.

L’acquirente in questo caso ha adottato una strategia differente, nascondendosi tra i cavilli amministrativi italiani, come spiega una dipendente dello studio commercialista di Grosseto che ha seguito l’affare: «Il fondo ha incaricato lo studio per creare una società italiana ad hoc con un prestanome per l’oligarca russo», spiega la donna.

Il dirigente e l’ex ministro

I magnati russi con i loro rubli dalle origini incerte proliferano anche a Porto Ercole, dove in tempo record sono state erette sei ville da un’immobiliare intestata a uno dei pezzi grossi della Gazprom, Mityushov Aleksei, e una super villa a picco sul mare da Alexander Tynkovan, re dell’elettronica di consumo in Russia.

C’è poi Konstantin Nikolaev, che possiede La madonnina società agricola srl e i vigneti di bolgheri attraverso la Cetrezza trading ltd, con sede in Cipro, paradiso fiscale. Il nome di Nikolaev è comparso nel Russia Gate accanto a quello di Maria Butina, la spia russa arrestata nel 2018 con l’accusa di aver tentato di creare dei canali di comunicazione secondari tra il Cremlino e Donald Trump.

Dal 2011 al 2020 invece la Villa Il Tesoro di Valpiana nella campagne di Massa Marittima avrebbe dovuto esserci uno splendido agriturismo. Ma secondo le indagini della Guardia di finanza di Grosseto, l’attività ricettiva non veniva svolta, essendo la Villa l’abitazione privata del magnate russo Mikhail Abyzov, ex ministro di Putin oggi in carcere.

L’aeroporto

Come arrivano in Maremma questi soggetti? C’è l’aeroporto di Grosseto. Roman Trotsenko, il signore degli aeroporti russi (ne possiede 14), è l’azionista numero uno di Seam, la società che gestisce lo scalo. L’oligarca russo si è stabilito in Maremma, in una super villa a Cala Civette, vicino Castiglione della Pescaia, risulta coinvolto nei Panama Papers e nel 2018 compare nel cosiddetto “rapporto del Cremlino”, ossia la Putin List con i più temibili oligarchi russi. Curiosamente l’aeroporto grossetano, scalo militare prima del suo arrivo, nonostante il bassissimo cabotaggio ha vantato una linea diretta per ben 5 anni con Mosca.

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