L’Agenzia federale delle reti tedesca ha annunciato ieri la sospensione provvisoria della certificazione del gasdotto Nord Stream 2. «La certificazione può essere considerata solo se l’operatore è organizzato in una forma legale di diritto tedesco», ha scritto l’Agenzia in un comunicato stampa, aggiungendo che la svizzera Nord Stream 2 AG ha deciso di non convertire la società esistente, «ma di stabilire una filiale di diritto tedesco solo per la parte tedesca del gasdotto». La società svizzera ha risposto a una richiesta di informazioni, sostenendo che si adeguerà alla decisione, ma che non è in grado di commentare sulle tempistiche.

Quando il trasferimento dei beni e del personale alla filiale tedesca sarà completato, l’agenzia continuerà il suo esame. Avrà poi quattro mesi per preparare un progetto di decisione e inviarlo alla Commissione europea per il suo parere.

La decisione dell’ente arriva a poche ore da un annuncio di Naftogaz: la società ucraina di estrazione, raffinazione e soprattutto trasporto di gas naturale (per lo più russo per i mercati europei) ha ricevuto il via libera dalla stessa agenzia per partecipare al processo di certificazione di Nord Stream 2.

«Abbiamo significativi interessi legali e commerciali nel mercato europeo del gas e siamo incoraggiati dal fatto che l’ente sia disposto a esaminare la questione da diverse angolazioni», ha detto ieri nella nota l’amministratore delegato di Naftogaz Yuriy Vitrenko.

Il valore della scelta

AP Photo/Dmitry Lovetsky

Sono diverse le interpretazioni di questa partita. La prima collega le due decisioni dell’agenzia agli sviluppi della politica tedesca, nel mezzo dei negoziati tra i socialisti della Spd, gli ambientalisti Verdi e i liberali della Fdp. Il governo sta cambiando ed è necessario del tempo per capire se la nuova coalizione, che dovrebbe essere guidata dall’ex vicecancelliere socialista Olaf Scholz, vorrà cambiare posizione sul gasdotto. In altre parole, la Germania starebbe prendendo tempo.

Una seconda interpretazione inquadra gli sviluppi in quello che sta succedendo a Bruxelles: i ministri degli Esteri e della Difesa si stanno incontrando in questi giorni con una frequenza inaudita, almeno negli ultimi anni.

Si parla anche di Bielorussia, ma i media tedeschi sottolineano che non mancheranno riflessioni sulla Russia. Questa interpretazione suggerisce che le relazioni tra Ue e Russia si stiano complicando e che l’Ue sta cercando di trovare una linea comune.

Una terza interpretazione, strettamente collegata alla seconda, considera anche che i prezzi dell’energia in Europa stanno aumentando e la Russia ha dimostrato in diverse occasioni che può facilmente influenzare i mercati energetici europei, specialmente all’inizio di un inverno in cui le riserve di gas sono più basse rispetto al solito, anche per le decisioni russe degli ultimi mesi.

In questa ottica il Nord Stream 2 può essere facilmente usato per testare e influenzare i rapporti tra i paesi coinvolti, inclusi gli Stati Uniti, che hanno in parte abbassato i toni sul gasdotto, ma che di fatto continuano a criticarlo.

Non solo il contesto in continua evoluzione, ma anche le prospettive nazionali influenzano le possibili interpretazioni. Alcuni paesi hanno interessi chiari. La Russia vuole vendere il proprio gas massimizzando il proprio interesse (un mix di fattori economici e di leve geopolitiche); i paesi baltici e la Polonia vogliono diminuire i rapporti con la Russia ma mantenere lo status quo in termini di flussi di gas; l’Ucraina vuole continuare a guadagnare dal trasporto del gas russo; gli Stati Uniti, che potrebbero presto diventare primo esportatore di gas naturale liquefatto (Gnl) al mondo, vogliono diminuire la dipendenza Ue dal gas russo.

«La decisione del regolatore tedesco di sospendere il processo di certificazione costerà a Gazprom ulteriore tempo e denaro. Pur essendo un’altra battuta d’arresto per il monopolio russo del gas per accelerare il lancio del gasdotto, la questione è comunque di natura tecnica», dice Maria Shagina, ricercatrice presso l’Università di Zurigo.

Nuove divisioni

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«Sembra che l’agenzia voglia coprirsi le spalle da qualsiasi potenziale sfida legale da parte di terzi insoddisfatti dal NS2 e voglia dimostrare di seguire la legge dell’Ue alla lettera e nello spirito che emerge dagli accordi Usa-Germania, ma questo obiettivo potrebbe avere un costo: flussi ritardati e prezzi del gas elevati», dice Katja Yafimava, ricercatrice presso l’Istituto di studi energetici di Oxford. Secondo Yafimava, l’ente potrebbe comunque permettere i flussi attraverso NS2 mentre la certificazione è in corso.

In ogni caso, il gasdotto continuerà a creare divisioni. «Questa è la prova che la recente strategia delle esportazioni di Gazprom non riguardava NS2 ma la mancanza di buona fede russa nei confronti del Green Deal dell’Ue. Aumentando la pressione sull’offerta di gas, la Russia ha inevitabilmente fatto infuriare gli europei per l’aumento dei prezzi dell’energia», dice Thierry Bros, professore alla Sciences Po Paris.

 

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