Tra chat e cemento. Catella alla prova dei giudici di Milano

«Ciao Beppe grazie per oggi. Mi ricordi il tuo indirizzo di casa per mandarti le forbici? Buon fine settimana. M.». Anno domini 2018. A scrivere al sindaco di Milano, Beppe Sala, è il capo di Coima, Manfredi Catella. Incerto rimane il riferimento alle «forbici». Sono quelle dell’inaugurazione di un qualche cantiere? È una parola in codice? Chi lo sa. Di certo, come raccontato da Domani, il rapporto tra il politico e il costruttore sembra stretto. Dalle bevute insieme, passando dai pranzi con le rispettive consorti, fino agli auguri di compleanno, i due paiono “pappa e ciccia”. Urbanistica, le chat con Sala: «La procura crea problemi» Un rapporto che diventa teso solo quando i pareri della Commissione paesaggio del comune non danno ragione a Catella che, dunque, si vede quasi costretto a passare ai toni forti. «Bah e superbah», scrive in un messaggio al primo cittadino, commentando l’attività dei tecnici di palazzo Marino che non sposano le sue tesi. O i suoi progetti. Così il “re del mattone” sembra fare il buono e cattivo tempo. Non lo dimostrano solo le chat con Sala. Ma anche quelle tra l’ex assessore Giancarlo Tancredi, che tra l’altro si mostra preoccupato per i fari della procura («Sono costretto a dimettermi», a maggio 2024; «Ma l’abuso d’ufficio non è stato abrogato?», a luglio 2024) e due alti dirigenti del comune, Christian Malangone e Simona Collarini: messaggi che sono stati depositati dai pm che lavorano alla maxi inchiesta sull’urbanistica e dove saltano all’occhio i riferimenti a Catella e ai gruppi che guida. Anche quando i WhatsApp sono goliardici, i pensieri sono per il costruttore. «Oggi ha i capelli un po’ piatti. (Tancredi, ndr) dovrebbe farsi l’onda alla Catella», scherza Collarini. Malangone risponde: «È il casco della vespa». E l’ex assessore ribatte: «Catella ha l’autista». Lo stesso autista che oggi lo accompagnerà davanti al palazzo di giustizia per l’udienza delle 9.50 al tribunale del Riesame che dovrà pronunciarsi sui domiciliari. Inchiesta Urbanistica, tolti i domiciliari a Tancredi, Pella e Marinoni. Disposte misure interdittive Cosa accadrà? Il risultato potrebbe essere scontato. D’altronde finora gli altri arrestati eccellenti del procedimento – Alessandro Scandurra, Federico Pella, Andrea Bezziccheri, Giuseppe Marinoni e Tancredi – sono stati scarcerati (per alcuni sono state disposte misure interdittive). Un fatto che comunque non ha demoralizzato i pm che giurano di avere «elementi forti» per andare avanti. Ombre a San Siro Molti di questi «elementi» hanno a che fare con il progetto sul nuovo stadio, al centro di un ulteriore fascicolo di indagine per il quale nelle ultime settimane sarebbero state sentite alcune persone informate sui fatti. E del Meazza, o del “nuovo” Meazza, parla molto il trio Tancredi-Malangone-Collarini. «Mettono vincolo semplice. Ho già sentito Carpani (Emanuela, soprintendente del comune, ndr) che dice, non si può demolire se non in minima parte». Parere, quest’ultimo, che contraddirebbe la volontà di amministrazione e club, Milan e Inter, coinvolti nell’operazione di compravendita. «Ora esce il sindaco. Sarà pesantissimo», la risposta. Interviene Tancredi: «Prima o poi rilanciano Sesto, unica alternativa seria». Replica, ancora, Collarini: «Siamo bloccati con questo nuovo parere della Carpani. Personalmente credo che la Carpani ha fatto un’operazione tecnica discutibile. Fino a prova contraria siamo due architetti con due posizioni opposte. Vedi qual è il punto? Se io invece di aver fatto il concorso in comune lo avessi fatto in soprintendenza… Comunque non possiamo farci niente mi sa». Urbanistica, le chat con Sala e l’incontro con Salvini sul salva-Milano Più in particolare il vincolo culturale, oggetto delle chat, riguarda il secondo anello dello stadio San Siro. In base a quanto emerso – il parere della soprintendenza richiesto dallo stesso comune – scatterebbe il 10 novembre prossimo, data a partire dalla quale sarebbe impossibile qualsiasi tipo di intervento demolitore per fare spazio a una nuova struttura. I piani delle squadre e di palazzo Marino andrebbero in fumo. Ecco perché quella che si profila è una corsa contro il tempo, ancor di più rallentata dall’inchiesta venuta a galla quest’estate. Ci sarebbe di più. Per il comitato di attivisti “Sì Mezza”, nato per salvaguardare la storica struttura, il vincolo scatterebbe non a novembre bensì l’11 settembre: in quella data, nel 1955, il secondo anello, secondo il comitato, sarebbe stato «usato dal pubblico». Intanto a luglio scorso il Tar, respingendo una richiesta di sospensiva presentata dal “Sì Meazza”, affermava che non ci sarebbero elementi per mettere in discussione il parere preliminare della soprintendenza, che, basandosi sul verbale di compimento lavori, fissava appunto nel 10 novembre il termine del vincolo. Inchiesta Urbanistica, i pm impugnano due scarcerazioni. Le chat sull’incontro coi ministri Salvini e Abodi Ora, però, con nuovi documenti – nella specie un verbale del comune di Milano datato 10 novembre 1955 – il comitato rimette tutto in discussione. Nell’atto, visionato da Domani, si legge: «In occasione dell’incontro precampionato Milan-Inter svoltosi il giorno 11 settembre 1955 tutte le gradinate sono state messe a disposizione del pubblico». Se il vincolo scadesse tra meno di un mese? Palazzo Marino dovrebbe correre. «E pensare – scrive Collarini – che l’Empire State Building è stato fatto in un anno…». Inchiesta sull’urbanistica, i pm tornano alla carica sull’induzione indebita: «Tecnici asserviti ad assessore e sindaco»