Non ci sono dubbi tra chi ha bisogno di lavorare per vivere. «Paura di cosa? Sono contento di vaccinarmi, lo stavo aspettando»: Abou, subsahariano, è una voce che racconta tutti.

Braccianti in attesa di occupazione, senza dimora: così vengono definiti coloro che compongono l’ultimo anello della catena del valore del grande comparto ortofrutticolo italiano. Giovedì, presso il pala Crs di Saluzzo, hanno accolto l’invito della Prefettura di Cuneo, sotto la gestione del Comune di Saluzzo e dell’Asl Cn1, e si sono fatti vaccinare in massa.

Si temeva che vi fosse poca affluenza in virtù del “dibattito” che scuote l’Italia. Problema inesistente perché il tam tam della comunità africana ha debordato i confini dei braccianti in cerca di lavoro che vivono a Saluzzo, circa quaranta, così sono giunte anche persone che un’occupazione e una casa ce l’hanno.

Nelle settimane precedenti altre vaccinazioni erano state somministrate presso le accoglienze diffuse presenti sul territorio: poli dove alloggiano lavoratori contrattualizzati che non sono ospitati nelle aziende.

Giovedì invece a Saluzzo si è presentato un territorio di mezzo forgiato dalla deregolamentazione del mercato del lavoro che genera incontrollati flussi interni di manodopera alla ricerca di un’occupazione purché sia. Possono esserci braccianti storici, oppure esseri umani espulsi dal mercato del lavoro del terziario che tentano la sorte: nel 2019 gli “emarginati” generati dal decreto sicurezza del Conte I si riversarono qui a migliaia alla ricerca di un contratto. Giovedì mattina invece le operazioni si sono svolte con tranquillità, come ha sottolineato il commissario straordinario Giuseppe Guerra al termine della giornata.

Presente il sindaco, Mauro Calderoni, che ha commentato: «La vaccinazione aperta è uno strumento di sicurezza per tutta la comunità, non solo per i braccianti. Qui stiamo vaccinando persone senza fissa dimora, generati da una normativa sul mercato del lavoro e sui flussi che deve essere cambiata al più presto. Sono molto fiero di quanto sta accadendo, ma l’emergenza permanente deve finire con un cambio legislativo netto». Nelle prime ore del mattino, dopo essere stati raggiunti e sensibilizzati dagli educatori della cooperativa Armonia la scorsa settimana, si sono presentati per la vaccinazione: sono stati centoquattordici a essere immunizzati. Fabio Chiappello, della coop Armonia era presente ieri mattina: «Risultati che vanno al di là di ogni previsione, ottenuti dopo un lavoro fatto sul campo. I braccianti hanno accolto molto positivamente questa occasione e non è stato nemmeno necessario convincerli: semplicemente volevano farlo e così sono arrivati puntuali. Anzi, probabilmente vi è stata una cassa di risonanza interna alla comunità africana».

Nessun timore

Giovani uomini, quasi tutti subsahariani, hanno composto una lunga coda che si è sciolta solo a tarda serata.

I timori che attraversano l’opinione pubblica italiana sono lontanissimi dalle loro sensibilità, concetti come “sperimentazione”, “rischio a lungo termine” e così via sono avulsi da una realtà dove il vero rischio, quotidiano, è non avere un lavoro il giorno dopo. Oppure essere malati e perderlo il lavoro.

È difficile intavolare una discussione sugli argomenti che dividono l’Italia perché semplicemente gli occhi si sgranano come a dire «ma che mi state domandando?». Emerge un processo di fiducia verso il farmaco nonché verso coloro che li hanno raggiunti e gli hanno parlato di questa possibilità. Al massimo sono state avanzate richieste di chiarimenti sul vaccino somministrato, il Johnson & Johnson, scelto in quanto monodose e quindi adatto a lavoratori stagionali che girano per l’Italia e non solo. Tutti ovviamente potranno fruire del green pass tra qualche giorno.

Chi è arrivato dopo le 12.30 è stato rimandato alla prossima settimana, quando si ripeterà la vaccinazione aperta. ©riproduzione riservata

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