«La Armando Testa ringrazia, e Venere con noi. Erano più di 500 anni che non si parlava di lei così tanto. Se non è meraviglia questa». Si conclude così la lettera pubblicata sul Corriere della Sera dalla società di comunicazione alla quale il ministero del Turismo ed Enit (l’Agenzia nazionale del turismo) hanno affidato la realizzazione della campagna promozionale dell’Italia all’estero.

A quasi una settimana dalla diffusione delle immagini della “Venere influencer”, una rivisitazione dei giorni nostri del dipinto di Sandro Botticelli, la società si difende dalle tante critiche ricevute. «Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell’indifferenza e riesce a dar vita a un dibattito culturale come quello acceso in soli 5 giorni da “Italia. Open to meraviglia” rappresenta sempre qualcosa di positivo», si legge ancora. Da giorni la ministra Daniela Santanchè risponde a chi le contesta di aver strumentalizzato grottescamente uno dei dipinti più noti dell’arte rinascimentale italiana dicendo che l’obiettivo principale «è arrivare ai giovani».

Non c’è dubbio che il dibattito intorno alla campagna abbia contribuito alla sua diffusione, ma questo non può essere l’unico elemento per testarne il successo, dato che ai giovani è arrivato un messaggio diverso rispetto alle intenzioni. Più che delle bellezze del paese, si è parlato soprattutto delle gaffe contenute nel video promozionale, cancellato dopo poche ore. Prima fra tutte la scoperta che alcune riprese del video sono ambientate in Slovenia, persino il vino che bevono gli attori è di una cantina slovena. Altro che made in Italy.

A questo si sommano gli errori di traduzione presenti sul sito ufficiale della campagna (www.italia.it), con testi tradotti in maniera raffazzonata. A inizio febbraio l’azienda Almawave si è aggiudicata la gara indetta dal ministero del Turismo per la fornitura di tecnologie di traduzione automatica, basate sull’Intelligenza artificiale, ma la stessa società aveva già informato all’epoca il ministero che sulle traduzioni sarebbe servito un successivo controllo umano per evitare errori. La campagna costerà circa 9 milioni di euro, una cifra che servirà a diffondere il video promozionale della “Venere influencer” in oltre 33 paesi.

L’imbarazzo

Da simbolo del Rinascimento italiano, la Venere è diventata il cavallo di Troia che ha esposto il ministero guidato da Santanchè al pubblico ludibrio internazionale. Testate internazionali come Guardian, Cnn e Reuters hanno ripreso la notizia.

«Video turistico italiano ridicolizzato per l’uso di filmati della Slovenia», titola Cnn. «Il video promozionale ufficiale del turismo italiano mostra la Slovenia», continua il Guardian. Ma anche alcuni colleghi della maggioranza di governo non hanno risparmiato critiche alla ministra. Il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia del Senato, Pierantonio Zanettin, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere a Santanchè «quali iniziative intenda assumere per rimediare a questo gravissimo danno di immagine e se gli errori segnalati siano stati almeno corretti».

Non solo Botticelli

Eppure da una ministra che si è data parecchio da fare nel campo della comunicazione, era lecito aspettarsi di più. Già fondatrice della Dani comunicazione srl nel 1990, qualche anno più tardi Santanchè è diventata presidente della Visibilia editore, società di comunicazione quotata in Borsa di cui è stata prima azionista fino a metà ottobre e presidente fino a gennaio 2022.

Lo scorso novembre i pm di Milano hanno rinunciato all’istanza di liquidazione giudiziale proposta nei confronti di Visibilia dopo che la società ha saldato il suo debito con lo stato per circa 1,4 milioni di euro. Organi di stampa all’epoca avevano riportato la notizia che Santanchè fosse indagata, ma la ministra si è difesa più volte. «Visibilia è una società che ho creato, ma è stata venduta. C’è una cartella esattoriale non pagata e i nuovi soci faranno fronte. Non ci sono reati, non c’è un’ipotesi di reato», aveva detto.

Campagna pubblicitaria a parte, nei primi sei mesi di governo il ministero del Turismo non ha prodotto grandi risultati, e la ministra ha dovuto risolvere diverse vicende personali per evitare il conflitto di interessi. A poche settimane dall’insediamento, nei giorni in cui il governo discuteva del rinnovo delle concessioni balneari, ha venduto le sue quote dello stabilimento Twiga, di cui era socia insieme a Flavio Briatore.

Al momento sono diversi i dossier sul tavolo che Santanchè spera di risolvere per rilanciare il turismo italiano. Primo fra tutti la questione della mancanza dei lavoratori stagionali, per i quali è atteso nelle prossime settimane un decreto della ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. Sulle stesse concessioni balneari, poi, siamo lontani da una soluzione: mentre la Corte di giustizia europea ha di recente bacchettato l’Italia, Santanchè fa parte, insieme ad altri membri del governo, del comitato interministeriale per le politiche del Mare che, tra le altre cose, dovrà occuparsi anche della valorizzazione delle concessioni demaniali marittime.

Nonostante tutto questo, il suo potere all’interno di Fratelli d’Italia non ne risente. Nel ruolo di coordinatrice per la Lombardia del partito, Santanchè può vantare l’ottimo risultato ottenuto alle ultime elezioni regionali (oltre il 25 per cento), che le hanno permesso anche di piazzare sette assessori nella giunta del leghista Attilio Fontana. Tra le sue prossime sfide c’è la gestione dei 114 milioni di euro derivanti dal Pnrr, che servono per la realizzazione di un hub digitale del Turismo. E c’è chi ha già paura di vedere il David di Michelangelo con in una mano un mandolino e nell’altra un piatto di spaghetti.

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