Sono nove le vittime dell’esplosione avvenuta lo scorso 11 dicembre a Ravanusa, in provincia di Agrigento, che ha distrutto tre palazzine e ne ha danneggiate altre quattro. Le sei persone disperse, che i vigili del fuoco speravano di estrarre in vita dalle macerie, sono invece state trovate morte.

Tra le vittime ci sono la giovane sposa incinta e suo marito, che erano in visita ai genitori di lui, anche loro morti nel crollo, un ex professore di filosofia del liceo Foscolo di Canicattì e sua moglie, e un altro nucleo familiare di tre persone.

Nella notte dell’11 dicembre due donne – un’anziana di 80 anni e la cognata – sono state estratte vive dalle macerie. 

Il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, ha ricevuto la telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Ha espresso il massimo sostegno alla comunità di Ravanusa e il cordoglio per quanto accaduto», ha riferito D'Angelo. Anche papa Francesco e il presidente del consiglio Mario Draghi hanno espresso cordoglio per le vittime, rispettivamente all’Angelus a San Pietro e alla Camera dei deputati.

Coinvolta un’intera famiglia

Nella palazzina di quattro piani crollata vivevano nove componenti dello stesso gruppo familiare.

«È improvvisamente andata via la luce, poi sono venuti giù il tetto e il pavimento», ha raccontato Rosa Carmina, la signora di 80 anni superstite del crollo, dall’ospedale di Licata dove è stata ricoverata. La donna ha affermato di non aver sentito odore di gas nei giorni scorsi. 

«Nessuno sarà lasciato solo»

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La protezione civile della Regione Sicilia ha attivato una raccolta fondi per la ricostruzione delle case crollate nell’esplosione di Ravanusa, che hanno lasciato sfollate circa 100 persone. «Nessuno sarà lasciato solo» aveva detto il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, nel corso di un vertice nel municipio di Ravanusa il giorno del crollo, alla quale aveva partecipato con il presidente della regione Sicilia, Nello Musumeci. 

«Credo che in questo momento servano solo il silenzio e la preghiera – aveva detto Musumeci – Il silenzio per evitare che si possano alimentare interpretazioni non prioritarie e destinate a creare confusione, la preghiera perché chi ancora manca all'appello possa essere presto recuperato vivo. Ci sarà tempo per fare analisi e ogni altra considerazione».

«La regione – ha aggiunto – ha dato la disponibilità al sindaco di sistemare, ove necessario, le persone evacuate dagli immobili lesionati o colpiti».

L’ipotesi della fuga di gas

Passata la fase dell’emergenza, si indaga ora per capire quale sia stata la causa dell’esplosione, e quindi del crollo, della palazzina. L’esplosione sembrerebbe essere stata causata proprio da una fuga di gas dalla tubatura del metano, come aveva già spiegato il comandante dei vigili del fuoco di Agrigento, Giuseppe Merendino: «Il gas si è accumulato nel sottosuolo o in un ambiente chiuso. A innescare l’esplosione potrebbe essere stata anche l’attivazione dell’ascensore».

«Le cause sono ancora da verificare – aveva affermato Luca Cari, portavoce nazionale dei vigili del fuoco – ma pensiamo ci sia stata una grossa perdita, non dalle condutture di uso familiare, ma dalla rete di distribuzione esterna». 

La procura di Agrigento ha aperto un’indagine che ipotizza i reati di disastro e omicidio colposo, sequestrato un'area di 10mila metri quadrati e nominando un consulente tecnico. Tra le cause della rottura della rete potrebbero esserci il maltempo o uno smottamento del terreno.

L’Italgas e i controlli

La gestione della rete gas di Ravanusa è in mano alla società Italgas, sulla quale ora si stanno concentrando i controlli degli inquirenti. Italgas ha smentito presunti lavori di manutenzione nei cinque giorni precedenti l’evento, sia in proprio che attraverso società terze, ma ha aggiunto che sono stati fatti interventi routinari su contatori domestici e su alcune valvole stradali da eseguire con cadenza periodica.

Gli interventi, tuttavia, si sarebbero svolti in vie «distanti dal luogo dell’evento». Alcuni dei sopravvissuti hanno raccontato di aver avvertito odore di gas nei giorni precedenti all’esplosione, ma la società ha riferito di non aver ricevuto segnalazioni dalle palazzine coinvolte. 

Italgas ha affermato di aver ricevuto tre segnalazioni a Ravanusa, tutte in altre vie. «A seguito di verifiche – ha dichiarato la società – per due di esse non sono state rilevate alcune perdite, mentre per una terza i tecnici hanno provveduto alla sostituzione di un breve tratto di tubazione di piccolo diametro, posto al limite della sede stradale».

Negli ultimi giorni è anche emerso un intervento che l’ex amministratore giudiziario della società aveva fatto nel 2014 davanti alla Commissione nazionale antimafia presieduta da Rosy Bindi. L’Italgas era finita sotto amministrazione giudiziaria per un anno.

In una delle risposte, l’ex amministratore parlava di aver effettuato «ordini per quasi 2,5 milioni di euro per impianti di autorizzazione obbligatoria per il rilevamento delle fughe di gas, con un sistema più sicuro rispetto al vecchio sistema dello zolfo, ossia il Tht». 

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