In occasione della giornata internazionale contro lo sfruttamento minorile del 30 luglio, Save the children ha pubblicato la XIII edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili”. Nel report si legge che, secondo le stime delle Nazioni unite, in Italia nel 2021 sono state individuate 757 vittime di tratta, di cui il 35 percento sono minori per un totale di 264 bambini. Di questi 431 sono stati vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, 204 per sfruttamento di manodopera e 122 per altre finalità. 

Nel 2022, delle oltre duemila persone valutate in totale come possibili vittime di tratta e sfruttamento dai 21 Progetti anti-tratta operativi sul territorio nazionale, 101 erano minori. Tra le nuove prese a carico (850) sempre nel 2022, 14 erano minori.

Tracciare gli sfruttati, specialmente i minori però non è semplice. Spesso i bambini non sono neanche iscritti all’anagrafe o le famiglie non riescono ad ottenere una residenza con tutte le conseguenze che ciò comporta per i servizi che spetterebbero loro.

Save the children ha deciso di concentrarsi sul mondo del caporalato e lo sfruttamento agricolo prendendo a esempio due casi limite: le province di Latina e la Fascia trasformata di Ragusa.

Si tratta delle due zone dove insistono i mercati ortofrutticoli più grandi del paese: il Centro Agroalimentare all’Ingrosso di Fondi (Mof) in provincia di Latina, e l’Ortomercato di Vittoria. 

Che infanzia vive un minore figlio di braccianti sfruttati? Questa la domanda fondamentale a cui il rapporto vuole dare risposta. Dal lavoro sul campo dei volontari di Save the children apprendiamo che I braccianti e i loro figli sono soggetti fragili che spesso non conoscono né l’italiano né il nostro sistema legislativo e non hanno la consapevolezza di avere dei diritti. A catena anche i figli non elaborano sin da piccoli il concetto di diritto e crescono per essere i prossimi nuovi sfruttati.

Latina

L’osservazione condotta sul campo si è concentrata qui tra Latina, Bella Farnia, Borgo Hermada, Borgo San Donato, Pontinia e Borgo Montenero.

Nella Provincia di Latina ci sono circa 20mila operai agricoli censiti o regolari, di cui circa 13mila di origine straniera e i restanti 7 mila circa di origine italiana. Ma ci sono anche gli irregolari, pure in questo caso difficili da conteggiare. Nel complesso si parla di un’industria da più di quattro miliardi: il valore della produzione a prezzi correnti di agricoltura, silvicoltura e pesca nel Lazio per il 2022.

LAPRESSE

Nelle province di Latina la maggior parte della popolazione agricola delle zone visitate è di origine indiana, precisamente del Punjab. I minori incontrati da Save the children in quelle zone trascorrono molto tempo soli oltre l’orario scolastico e crescono i fratelli e sorelle più piccoli. In provincia di latina Il livello di scolarizzazione è diffuso, almeno fino a 16 anni. Molti di loro non fanno sport, né altre attività ricreative ,ma ci sono anche alcuni casi limite come bambini di 6/7 anni con depressione diagnosticata dal pediatra o con difficoltà a gestire la rabbia, a causa della situazione familiare disagiata.

Ragusa

La fascia trasformata – così chiamata perché negli anni settanta intraprendenti agricoltori convertirono il terreno sabbioso in lavorazione a serra – consta di 80 chilometri di costa, più di 5mila aziende agricole per un totale di oltre 28mila lavoratori e lavoratrici di cui poco più di sono 15.000 mentre la restante parte è straniera. Ci sono poi gli irregolari ma anche in questo caso non sono quantificabili.

La fascia si estende da Gela fino a Pachino ma la sua parte centrale è nella provincia di Ragusa. La produzione è intensiva e continua tutto l’anno, questo la distingue da altri contesti agricoli per la necessità di manodopera continuativa  che ha fatto sì che molti lavoratori stranieri si stabilizzassero nella zona.

I problemi principali

Con le peculiarità che contraddistinguono le due zone, il rapporto ha evidenziato i problemi che i minori di braccianti sfruttati si trovano costretti ad affrontare dovunque si trovino.

  • Emergenza scuola: Diversi bambini lavorano nei campi a partire già dai 12-13 anni con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno, iniziano a lavorare nei campi. L’età scende a 10 durante il periodo di raccolta.
    Si può trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano. I bambini però in questo secondo caso non hanno tempo di fare i compiti e il loro rendimento scolastico ne risente, con adolescenti che iniziano le superiori anche a 16-17 anni. Oppure sono stanchi e si addormentano in classe. 

  • Trasporti: I ghetti in cui sono relegati con le famiglie sono lontani chilometri dai centri abitati. Per le famiglie diventa quasi impossibile anche fare la spesa o recarsi al pronto soccorso in caso di bisogno, quando invece non preferiscono ignorare i problemi fisici per paura di perdere il loro lavoro.
    I padroni se ne approfittano e si fanno pagare per i passaggi alla cittadina più vicina. Non solo, il servizio di scuolabus è talvolta a pagamento, quando c’è, e comunque è solo limitato a elementari e medie, decretando spesso l’abbandono scolastico prima della fine della scuola dell’obbligo.
  • Residenza: avere una residenza è fondamentale per i braccianti stranieri perchè senza non possono accedere a numerosi servizi fondamentali. Le asl non comunicano i vaccini e i bambini quindi ne sono privi, anche quando sarebbero gratuiti per loro. Senza residenza non si produce nemmeno l’Isee e senza Isee non si possono chiedere sussidi per la mensa scolastica o per i pulmini, ma anche ad altri bonus minimi, ai fondi per le famiglie numerose e alle pensioni di invalidità. 
    Soprattutto l’unica prova dell’esistenza di questi nuclei familiari è il loro permesso di soggiorno. E siccome per averlo e rinnovarlo devono costantemente dimostrare un reddito e un’abitazione, ecco un altro modo in cui si alimenta il caporalato dei servizi. Gli stranieri sono obbligati a comprare in maniera fittizia una casa ma poi vivono in baracche o stalle vicino al campo dove lavorano. Per i tanti che rimangono senza residenza rimane l’invisibilità, persino per i minori che non possono essere presi a carico dai servizi sociali senza il requisito della residenza.
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Le possibili soluzioni

Alla fine del report, Save the children formula specifiche richieste alle istituzioni per mettere un freno allo sfruttamento e garantire un’infanzia ai minori figli di braccianti. In particolare l’organizzazione chiede:

  • Al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di integrare il Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-22 con un programma specifico per la presa in carico di minori a rischio sfruttamento.
  • Ai Comuni, di riconoscere il diritto soggettivo alla residenza anagrafica dei componenti dei nuclei in condizioni a rischio sfruttamento, assicurando in tal modo ai bambini e alle bambine l’accesso pieno ai diritti fondamentali alla protezione sociale, all’assistenza sanitaria, all’istruzione.
  • Al ministero dell’Interno, al dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza di garantire in tutto il territorio nazionale una presa in carico per i minori vittime di tratta e/o grave sfruttamento, che hanno bisogno di protezione immediata

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