Sono 37 gli indagati raggiunti dalle misure cautelari disposte dai pm di Trento. Tra i reati contestati anche riciclaggio e traffico di sostanze stupefacenti. Sequestro di circa 12,4 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta della procura, anche al lavoro sul magnate Benko
«L'hai portata su la bionda no?». Le intercettazioni della Procura e della Guardia di Finanza di Trento restituiscono un quadro inequivocabile. Dietro al linguaggio criptico utilizzato dagli indagati – arrestati oggi mercoledì 7 maggio – si profila un vero e proprio sistema criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti e alla realizzazione di altri reati.
La «bionda» di cui parlano gli intercettati è di fatto la droga, nello specifico la cocaina. Quella che i promotori dell’organizzazione spacciano, dopo essersi riforniti da magrebini residenti a Trento e poi cedono a terzi in pub, ristoranti e pizzerie a loro riconducibili.
«Quella ragazza lì non andava bene», dice uno degli arrestati riferendosi alla qualità della “merce”. Merce che vale oro: gran parte dei profitti ottenuti dall’attività di spaccio viene d’altronde riciclata, con la complicità di un commercialista e di un intermediario del settore assicurativo. Si investe così in strutture ricettive e di ristorazione situate in provincia di Trento, nonché in orologi di pregio e lingotti d'oro.
LE MANI SULLA DIMORA DI SISSI
Gli indagati – sono 37 in totale – mettono gli occhi persino sul Grand Hotel Imperial di Levico, attualmente di proprietà di Patrimonio del Trentino Spa: si tratta di una struttura rinomata, la stessa che a fine Ottocento è stata la dimora estiva della principessa Sissi.
In base a quanto emerge dalle ordinanze di custodia cautelare, il presidente della spa Andrea Villotti, coinvolto nell’inchiesta, «da giugno 2023 a febbraio 2024, in più occasioni accettava varie regalie e utilità da Alessio Agostino (tra gli indagati, ndr), imprenditore trentino del settore ristorazione».
Il motivo? Secondo gli inquirenti «le utilità ricevute erano funzionali ad acquisire l'appoggio del pubblico ufficiale e poterne sfruttare la posizione di vertice nell'ente, anche ai fini dell'aggiudicazione dell'immobile denominato Grand Hotel Levico e, in generale, erano ricevute a titolo di controprestazione per la commissione di atti contrari ai doveri del proprio ufficio di fedeltà, imparzialità e onestà, quali il garantire una corsia preferenziale nel rilascio dei necessari provvedimenti autorizzativi, il fornire consulenza tecnica nella risoluzione di problematiche amministrative, il comunicare preventivamente e continuamente tutte le informazioni, anche riservate, di cui era a conoscenza in forza del ruolo ricoperto all'interno della P.A.T. e comunque nel mettere a disposizione la propria funzione a tale titolo».
Per vedersi aggiudicato l’albergo di Sissi, dunque, le dazioni di utilità «consistevano – si legge ancora nelle carte giudiziarie – nell'offrigli (a Villotta, ndr) pranzi e cene presso il ristorante "Green Tower", nel beneficiarlo di svariate giornate di relax e sport presso la Spa dell'"Hi Hotel" e in altre regalie, tra cui una borsa modello 24h di Louis Vuitton del valore di € 2.600,00 ed un paio di scarpe del valore di € 1,000,00».
In particolare ai 37 arrestati (18 in carcere, 2 agli arresti domiciliari, 13 divieti di dimora e 3 obblighi di dimora nella provincia di Trento, 1 obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), vengono contestati reati contro la pubblica amministrazione, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.
I finanzieri di Trento hanno anche proceduto al sequestro di circa 12,4 milioni di euro, che hanno colpito i saldi attivi riconducibili agli indagati, una società finanziaria che detiene quote di altre tre imprese (due operanti nel settore immobiliare ed una nella ristorazione), nonché quattro ulteriori attività commerciali (due bar, un pub ed un ristorante/pizzeria) ubicate a Trento, Lavis ed Andalo.
Al vertice di uno dei quattro gruppi criminali sventati c’è, secondo chi indaga, Claudio Agostini, «capo promotore ed organizzatore dell'associazione che mostrava professionalità nell'attività illecita: pianificava investimenti finanziari riciclatori, avvalendosi, quantomeno, anche del figlio Gabriele nonché della compagna».
Un’operazione imponente, pertanto, firmata dalla procura di Trento, anche al lavoro sul magnate austriaco René Benko: nell’ambito di una ulteriore inchiesta, infatti, oggi sono state disposte nuove perquisizioni domiciliari a Vienna e Innsbruck nella villa dell’imprenditore. L’iniziativa investigativa avrebbe appunto legami con l’indagine della Dda trentina che sta attenzionando una serie di operazioni immobiliari nel nord Italia.
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