«Il prezzo della corruzione»? Per i giudici del Riesame di Milano non ci sarebbe stato. E non ci sarebbe stato alcun «patto corruttivo» tra l’architetto, ex membro della commissione paesaggio in Comune, Alessandro Scandurra e il ceo di Coima Manfredi Catella, indagati nell’ambito della maxi inchiesta della procura meneghina sulla gestione dell’urbanistica.

Lo dicono le motivazioni del tribunale che ha annullato gli arresti nei confronti del re del mattone. Depositate oggi, le motivazioni sottolineano l’assenza dei «gravi indizi di colpevolezza», riscontrati invece sull’ex assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione comunale Giuseppe Marinoni e l’imprenditore Federico Pella.

Nessun accordo corruttivo

Più in particolare, in riferimento a Catella, secondo il collegio dei giudici «anche le chat versate in atti con la trasmissione della documentazione in data 19.8.2025 (in verità per la gran parte già patrimonio del procedimento) non lasciano trasparire elementi sintomatici dell’esistenza di accordi corruttivi sottostanti - si legge nell’ordinanza - mettendo in evidenza al più contatti impropri, in ragione dell'eccessiva “confidenza” tra gli interlocutori che si traduceva in scambi di informazioni e valutazioni tecniche sui progetti, e di soluzioni per superarne le criticità, con la prospettazione in taluni casi delle conseguenze negative sia sotto il profilo tecnico che legale, ma che non si è mai concretizzata in segnali dell'esistenza di un pactum sceleris tra le parti. Il provvedimento impugnato deve, in definitiva, essere annullato per difetto di gravità indiziaria».

Ora i pm potrebbero, come già fatto sulla posizione di Scandurra, procedere col ricorso in Cassazione.

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