Il primo caso in Italia di vaiolo delle scimmie è stato identificato all’ospedale Spallanzani di Roma. È un uomo rientrato da un soggiorno alle Isole Canarie, che al suo ritorno si è presentato al pronto soccorso dell’Umberto I.

L’ospedale ha spiegato che il «quadro clinico è risultato caratteristico e il monkeypox virus è stato identificato». L’uomo è ricoverato «in discrete condizioni generali» mentre sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento.

Sarebbero, poi, altri due i casi sospetti nel nostro paese, in corso di accertamento. Lo Spallanzani ha riferito che per adesso i tre casi «non presentano segnali clinici di gravità». Sono state comunque allertate le regioni e l’Istituto superiore di sanità ha attivato una task force per seguire al meglio la situazione. 

L’assessore alla Sanità della regione Lazio Alessio D’Amato ha affermato: «Ho comunicato al ministro Roberto Speranza l’isolamento avvenuto all’Inmi Spallanzani del primo caso a livello nazionale del cosiddetto monkeypox. La situazione è costantemente monitorata». Il ministro Speranza ha sostenuto: «Teniamo alto il livello di attenzione grazie alla nostra rete di sorveglianza europea e nazionale».

Dall’inizio del mese di maggio ci sono state segnalazioni e casi in Spagna, Portogallo e Regno Unito. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha affermato di essere impegnata «a monitorare da vicino la situazione in rapida evoluzione».

In Portogallo sono 14 i casi confermati, più altri sei sospetti. Le autorità portoghesi hanno reso noto che i casi riguardano persone di sesso maschile, per lo più giovani. Sono in condizioni stabili, e i virologi hanno invitato alla cautela ma a evitare allarmismi.

Al momento, però, l’organizzazione «non raccomanda alcuna restrizione per i viaggi e gli scambi commerciali con il Regno Unito sulla base delle informazioni disponibili in questo momento». Proprio le autorità sanitarie britanniche hanno istituito un team di gestione per coordinare il tracciamento dei contatti e la vaccinazione di quelli ad alto rischio.

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