Il 16 febbraio 2020 al ristorante del golfo, a Salerno, si svolge una cena. Attorno al tavolo ci sono i rappresentanti delle cooperative sociali e Fiorenzo Zoccola, conosciuto come Vittorio, il dominus delle coop. Gli uomini della squadra mobile sono nei pressi del ristorante, nella zona del porto, per verificare quanto emerso dalle conversazioni telefoniche. All’incontro, infatti, partecipa anche il presidente della regione Vincenzo De Luca, già sindaco di Salerno dal 1993 al 2015, quando diventa governatore.

La fattura di 650 euro viene ritrovata durante la perquisizione alla cooperativa terza dimensione. Una cooperativa che è una delle creature di Fiorenzo Zoccola, finito in carcere, con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. Il presidente De Luca non è indagato, ma l’inchiesta della procura, guidata da Giuseppe Borrelli (pm Elena Cosentino, Silvio Marco Guarriello e Guglielmo Valenti) apre una crepa nel suo sistema di potere.

Vincono sempre gli stessi

Dal 2002 gli affidamenti del comune di Salerno relativi alla manutenzione del verde pubblico erano viziati da profili di illegittimità, favorendo sempre la galassia di cooperative riconducibili a Zoccola. Negli anni hanno vinto sempre le stesse cooperative che non avevano neanche i requisiti per definirsi sociali. I magistrati contestano penalmente gli affidamenti che vanno dal 2017 a oggi, ma rilevano profili di irregolarità a partire dal 2002. La giudice Gerardina Romaniello scrive di commesse pubbliche gestite «in modo illegale, per favorire un gruppo imprenditoriale (facente capo a Zoccola), con la complicità di funzionari pubblici e titolari di cariche pubbliche, per soddisfare interessi personali (economici ed elettorali)».

Ai domiciliari è finito Luca Caselli, direttore del settore ambiente del comune di Salerno per corruzione e turbativa d’asta. «So cosa mi devi chiedere e cosa ti devo rispondere», dice Caselli a Fiorenzo Zoccola in merito all'ennesima richiesta dell’imprenditore. Ai domiciliari anche Giovanni, detto Nino, Savastano, assessore alle politiche sociali del comune di Salerno e consigliere regionale campano dal 2020.

Savastano, vicino a De Luca fin dai tempi della comune militanza nel Pci, è stato eletto alle ultime regionali con la lista Campania libera raccogliendo 16mila preferenze. Savastano avrebbe stretto un patto corruttivo con Fiorenzo Zoccola, quest’ultimo ha garantito voti e consensi in vista delle regionali in cambio della promessa di “monopolio” sugli affidamenti per la manutenzione del patrimonio comunale. Alcuni fatti ripresi in quest’indagine erano già stati raccolti in una precedente inchiesta giudiziaria.

Un patto consolidato

Savastano, nel 2008, è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione camorristica, ma condannato in via definitiva solo per il reato di abuso d’ufficio, poi riabilitato. Aveva assegnato un alloggio popolare alla moglie del boss Antonio D’Agostino. In quell’indagine emergevano i contatti tra Savastano e Fiorenzo Zoccola, all’epoca titolare della ditta La brillante. Nell’inchiesta della procura di Salerno che ha portato ai domiciliari Savastano sono indagate 29 persone, dieci sono state raggiunte da misure cautelari. Tra queste Ugo Ciaparrone che ha ottenuto da Zoccola l’assunzione del figlio e anche la gratuità di lavori idraulici presso l’abitazione della suocera. Ciaparrone è componente dello staff del sindaco di Salerno, Enzo Napoli, rieletto nei giorni scorsi alla guida del comune. Anche Napoli è indagato per turbativa d’asta in merito all’affidamento del servizio di noleggio di un automezzo per pulire le strade. Napoli si dice estraneo a ogni contestazione esprimendo «piena fiducia nella magistratura».

Anche Vincenzo De Luca è intervenuto respingendo la richiesta di dimissioni del consigliere Savastano: «Su queste cose non si fanno commenti, si rispettano le iniziative in corso. Spero che non si ritorni a dover ascoltare le scuse dopo magari 10 anni di una vicenda giudiziaria». Ma nelle carte il presidente della regione è più volte citato sia in merito alla cena, sia in merito ad alcuni manoscritti che Zoccola ha lasciato intendere fossero indirizzati a De Luca. Dallo staff rispondono che il presidente non ha intenzione di commentare.

“Attivarsi” prima del voto

L’indagine ricostruisce quei giorni che precedono e seguono quella cena, datata 16 febbraio 2020. Il consigliere regionale del Pd Franco Picarone, non indagato, pochi giorni prima parla con Zoccola in vista dell'incontro che avrà con De Luca. Gli inquirenti riportano la telefonata e commentano: «L’uomo politico (Picarone) compulsava i rappresentanti di cooperative sociali, in particolare Zoccola ad “attivarsi” nel corso dell’incontro» per definire «la questione della gara, lasciando intendere che la situazione dovesse risolversi prima delle elezioni amministrative regionali», si legge nell’ordinanza. Nel febbraio 2020 viene pubblicata una gara per l’affidamento della manutenzione ordinaria del patrimonio cittadino e la cordata è preoccupata per l’esito, Zoccola così si muove e contatta Caselli e i funzionari pubblici di riferimento.

A settembre, a pochi giorni dal voto per le regionali, Zoccola si muove per appoggiare Savastano e in una conversazione con un collaboratore attribuisce «la “direttiva” direttamente al governatore della Campania», scrivono gli inquirenti. A novembre, due mesi dopo la vittoria di De Luca e l’elezione di Savastano, Zoccola chiama Giuseppe Polverino, autista e collaboratore del presidente della regione. Zoccola chiede conferma sull’eventuale contatto tra Savastano e il presidente De Luca per i fatti riguardanti le cooperativa. L’autista di De Luca dice: «lo chiamasse (a De Luca) lui (Savastano) direttamente, tanto ha il suo numero di telefono».

Alla fine di frequenti contatti e intercettazioni, Zoccola ottiene quello per il quale si era mosso: l’adozione della delibera di proroga. Il sistema degli affidamenti è salvo, ma ora è travolto dall’inchiesta della magistratura con Zoccola in carcere e i suoi referenti ai domiciliari.

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