C’è una persona a terra inerme, accovacciata tra il marciapiede e le strisce di parcheggio dei motorini, le si parano contro quattro agenti, il primo la colpisce con un calcio, il secondo le afferra il collo, il terzo la stordisce con lo spray al peperoncino prima dell’arrivo di un altro poliziotto che le assesta un nuovo colpo.

Siamo a Milano, nei pressi dell’università Bocconi, è mercoledì mattina. A colpire sono gli agenti della polizia locale, a subire l’aggressione una donna trans. Le violenze sono state documentate da un cittadino che ha ripreso la scena con un cellulare prima di inviare il video a un canale social che l’ha diffuso e reso pubblico.

Il video dura un minuto e mezzo, un abuso di potere che si perpetua contro una persona senza difese, accasciata al suolo, in sottofondo si sentono le sirene delle auto della polizia, dal balcone qualcuno commenta: «Ma sono pazzi».

Una frase che precede la seconda parte dell’aggressione con due vigili che, a distanza di un metro e mezzo dalla donna, agiscono senza rispettare le regole d’ingaggio, il regolamento e, manco a dirlo, la carta costituzionale. Si sentono urla incomprensibili, un agente si avvicina e la colpisce alla testa, la sdraiano, si avvicinano altri due, la immobilizzano, scatta un ultimo calcio per completare il fermo.

Una questione nazionale

La città che, poche settimane fa, ha registrato l’ennesimo episodio di violenza contro una donna, stuprata in stazione, che fatica a contenere episodi di aggressioni e soprusi, anche di baby gang, si ritrova a fare i conti non solo con un deficit di sicurezza, ma anche di credibilità da parte di chi la sicurezza dovrebbe garantirla. Un accadimento isolato che nulla toglie alla diligenza e responsabilità delle quasi 3mila persone che compongono il corpo, ma che getta una macchia che è presto diventata questione politica nazionale.

Alcuni sindacati di polizia, in particolare il Sulpl, hanno precisato che quella scena è l’epilogo di quello che non si vede, in precedenza la donna avrebbe insolentito bambini al di fuori di una scuola, opposto resistenza ai pubblici ufficiali e aggredito gli agenti, per questo è stata denunciata a piede libero.

Le reazioni

«Nulla potrebbe mai fornire una copertura a quanto si vede in quel filmato, chiediamo al sindaco Sala una immediata verifica dei fatti e la sospensione immediata degli agenti che hanno aggredito. Evidenziamo al ministro Piantedosi, che quanto accaduto ad una settimana dalla giornata mondiale contro l'omobistransfobia, mostra l'urgenza di una legge che ci tuteli e punisca con aggravante anche le forze dell'ordine che si macchiano di tali reati» dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce partito Gay LGBT+.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha parlato di fatto grave, l’assessore alla sicurezza, Marco Granelli, ha dichiarato che sono in corso verifiche e confermato quanto ricostruito dai sindacati. «Gli agenti hanno ricevuto richiesta di aiuto da alcuni genitori perché una donna mostrava atteggiamenti molesti», ha scritto sui social l’assessore.

La donna sarebbe stata fermata, avrebbe rifiutato le cure e durante il tragitto verso l’ufficio fermi della polizia locale sarebbe riuscita a fuggire. I poliziotti sono stati spostati ai servizi interni e rischiano la sospensione, ma ogni provvedimento sarà adottato all’esito degli accertamenti e dell’indagine. Anche la procura indaga sull’accaduto.

«Le immagini della donna presa a manganellate in testa dagli agenti della polizia locale a Milano sono disgustose. Qualsiasi sia il contesto e qualunque cosa sia accaduta "prima" di quanto filmato dal cittadino», dice Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in regione Lombardia. La senatrice Ilaria Cucchi, invece, è pronta a portare il caso in Parlamento: «Gli autori di tanta violenza non pensino di farla franca. Siamo di nuovo di fronte a scene terribili che mostrano ancora una volta un accanimento, da parte di persone in divisa, contro soggetti più fragili. Il fatto che indossino una divisa non costituisce un'attenuante, semmai un'aggravante».

Stima per gli agenti

Dalla maggioranza arrivano, invece, attestati di stima per gli agenti. «Desidero esprimere piena solidarietà ai vigili che hanno fatto il loro dovere, evitando che quella persona potesse dare seguito alle minacce ai bambini di una scuola milanese», ha dichiarato il deputato di Fratelli d'Italia Stefano Maullu.

I codici identificativi

Un modo ci sarebbe per evitare ricostruzioni di parte, a garanzia di chi subisce violenze, ma anche delle forze dell’ordine: dotare gli agenti di bodycam, la telecamera addosso agli operatori, e codice identificativo. Ma sono proposte che i partiti di centrosinistra non hanno adottato quando erano al governo e che vedono fermamente contrari le destre, pronte anche a rivedere il reato di tortura.

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