Tre fermi per l'omicidio di Emanuele Burgio. La squadra mobile di Palermo, guidata da Rodolfo Ruperti, ha fermato questa notte tre uomini con l'accusa di omicidio. Sarebbero loro il commando che ieri notte all'una ha freddato con tre colpi di pistola il 25enne figlio del boss Filippo Burgio, nel quartiere Vucciria a Palermo.

Sono state le telecamere a incastrare i tre, arrivati in via dei Cassari in sella a due scooter. Si sono fermati davanti al locale gestito dalla famiglia. Hanno accerchiato Burgio e uno di loro ha sparato. Sarebbe confermato il movente della punizione al pusher della Vucciria per aver tentato di allargare il giro di spaccio. 

Burgio, infatti, aveva in mente di espandersi fino a Borgo Vecchio. Una decisione che avrebbe scatenato una lite per il controllo della vendita della cocaina sul territorio.

Dalle immagini delle telecamere, si vedono Matteo Romano, 39 anni, il fratello Domenico Romano, 49 anni e il nipote Giovanni Battista Romano di 29 anni, figlio di Domenico, mentre lo accerchiano. Due di loro sono residenti al Borgo, uno al Villaggio Santa Rosalia.

La morte del figlio è lontanissima dalla storia del padre, Filippo, condannato in via definitiva a nove anni (che ha quasi scontato del tutto) per mafia. Emanuele, invece, non è mai stato arrestato, ma era sotto processo davanti alla quinta sezione del tribunale di Palermo per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Due storie diverse, interessi diversi, come spiegato anche da Attilio Bolzoni su Domani. E, a quanto pare, anche le sorti lo sono state. 

© Riproduzione riservata