Due giorni di discussione all’organizzazione mondiale del commercio, la Wto, e una conclusione: il dialogo è fallito, il consenso per liberare i brevetti sui vaccini al momento non c’è. «L’accordo commerciale sulla proprietà intellettuale (Trips) prevede clausole di emergenza», ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel suo appello alla Wto: «Se non è un’emergenza questa, quale? Se non ora, quando?». Non ora, è la risposta di fatto della Wto, che rinvia la questione. Qualche interlocuzione ad aprile, poi un nuovo consiglio l’8 e 9 giugno. Il rinvio servirà a poco, se non cadono i veti.

Il consiglio Trips

Mercoledì e giovedì si è riunito il consiglio Trips, che all’interno della Wto si occupa dell’omonimo accordo. Lo presiede l’ambasciatore sudafricano alla Wto, Xolelwa Mlumbi-Peter; dal Sudafrica e dall’India arriva la proposta di cui si è discusso. Questi due paesi sono stati i primi a chiedere, già a ottobre, che vengano sospese per la pandemia – e quindi per vaccini, farmaci, dispositivi medici – alcune tutele che l’accordo garantisce: quelle sul copyright (sezione 1 del Trips), sulla progettazione industriale (sezione 4), sui brevetti (5) e sui segreti di produzione (7). Si tratta di far valere per un periodo circoscritto l’articolo 9 dell’accordo della Wto: dice che in circostanze eccezionali alcuni obblighi possono essere sospesi. Significa allentamento dei brevetti, introduzione delle licenze obbligatorie, trasferimento tecnologico. Ma per farlo serve il consenso dei membri, e in extremis il voto a favore di tre quarti di essi. Da questo autunno, il sostegno è cresciuto: a favore 118 paesi, circa due terzi dei membri, e pure la Santa sede. «Intanto i morti aumentano, ma ora abbiamo i vaccini», ha detto l’India ieri. «Questa conquista è minata dalla disuguaglianza globale». Fino al mese scorso, circa 130 paesi non avevano iniettato neppure una dose.

Schieramenti

Da mesi nella Wto si cerca un consenso unanime, ma anche oggi Xolelwa Mlumbi-Peter ha preso atto che non c’è. A opporsi sono sempre gli stessi: gli Usa; allineata a loro, l’Unione europea; il Regno Unito, il Giappone, il Canada. E poi, unico fra i paesi in via di sviluppo, il Brasile di Jair Bolsonaro, che in questi giorni fra lentezza nelle vaccinazioni e variante del virus è oggetto di preoccupazioni globali; l’Imperial College di Londra ha appena pubblicato More transmissible and elusive variant growing rapidly in Brasil. La direttrice della Wto Ngozi Okonjo-Iweala prova ad assecondare questi paesi parlando di “terza via”: «Preservare la proprietà intellettuale ma favorire accordi con le aziende per aumentare la produzione». Soluzione inadeguata per il Sud Africa; qui Nelson Mandela per garantire i farmaci antiretrovirali sospese la tutela della proprietà intellettuale; il paese alla Wto dice che «abbiamo fatto i conti con le licenze volontarie negli ultimi 25 anni, e non ha funzionato per Hiv e Aids: 11 milioni di africani hanno perso la vita; non avevano accesso ai farmaci, per le scelte delle aziende».

(Le economie avanzate sono più avanti nella campagna di vaccini rispetto ai paesi emergenti e con un pil pro capite basso. Fonte OWD. Dati Filippo Teoldi)

L’Europa

«Il ministro Giorgetti è in contatto con il commissario Thierry Breton, ora la priorità del governo è provare a produrre i vaccini in Italia», dice il capodelegazione della Lega a Strasburgo, Marco Campomenosi. Per lui liberare i brevetti è solo un’opzione nucleare, da utilizzare se la partnership con Big Pharma non dovesse dare frutti. E questa è pure la linea della Commissione: fare accordi con le aziende per aumentare la produzione europea. «Rimarremo fermi su questa posizione», dice Breton. Eppure un anno fa Bruxelles prometteva un vaccino bene comune universale. «Era solo retorica: ora l’Ue pare sotto scacco delle aziende», dice l’europarlamentare di sinistra Marc Botenga. «La priorità dev’essere il diritto alla salute per tutti. Oxfam dice che stiamo usando solo il 40 per cento della capacità produttiva mondiale». Botenga è stato fra i primi a perorare la liberazione del brevetto, ma ora il fronte è largo: il Pd è per la sospensione e per le licenze obbligatorie. «La salute prevale, e poi il rischio di impresa è minimo visti gli accordi firmati, inoltre lo sviluppo dei vaccini è stato supportato da ingenti fondi pubblici», dice Brando Benifei, capodelegazione Pd all’Europarlamento. Lo stesso vale per i Verdi: «Il veto Ue alla Wto è inaccettabile», dice Michèle Rivasi. Lei e un centinaio di eurodeputati chiedono di correggere il tiro. La Commissione dovrà rispondere a un’interrogazione. Intanto sindacati e ong puntano al milione di firme per l’iniziativa europea “No profit on pandemic”. Tra loro, Monica Di Sisto di FairWatch: «L’unico modo per sbloccare la situazione alla Wto è spostare gli equilibri in Europa».

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