Nel giorno della commemorazione della strage di via D’Amelio, rischia di aprirsi un nuovo fronte in materia di giustizia.

In commissione Affari europei, infatti, è stato approvato il parere di maggioranza che contesta duramente la direttiva europea anticorruzione, che recepisce i contenuti della convenzione Onu di Merida e prevede l’introduzione obbligatoria in tutti gli stati membri – tra gli altri – del reato di abuso d’ufficio.

Il contesto

Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge Nordio, che prevede l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e la rimodulazione di quello di traffico di influenze illecite. 

Il ddl non è ancora arrivato in parlamento, è ancora fermo al Quirinale che deve dare l’autorizzazione alla presentazione. 

Prima ancora di venire approvato, però, il testo presenta elementi di dubbia costituzionalità. Secondo i critici, anche dell’accademia, l’abolizione completa del reato di abuso d’ufficio sarebbe in contrasto con le previsioni dei trattati internazionali e in particolare con la convenzione Onu di Merida, che l’Italia ha sottoscritto e che prevede gli strumenti di contrasto alla corruzione. Inoltre, il Ue è in discussione una direttiva europea anticorruzione che prevede espressamente il reato di abuso d’ufficio per tutti gli stati membri.

Queste considerazioni sono ben note al Quirinale, che dovrà promulgare la legge una volta approvata in parlamento. Tuttavia cambiare il testo del ddl proprio nella sua parte più caratterizzante sarebbe un passo indietro molto complicato per il governo, proprio ora che era riuscito a trovare una non facile convergenza tra gli alleati (la Lega era contraria) sull’abrogazione.

Il parere in commissione

Il parere votato in commissione firmato dall’onorevole Antonio Giordano di FdI è molto critico. Secondo la maggioranza, nella proposta «non risultano adeguatamente né la necessità né il valore aggiunto della stessa» e «non è accompagnata da alcuna valutazione di impatto ma soltanto da una mera ricognizione del lavoro istruttorio» . Il vero attacco, però, viene mosso sull’indicazione che tutti gli stati prevedano il reato di abuso d’ufficio. «La convenzione Onu prevede un’incriminazione meramente facoltativa per quanto riguarda l’abuso d’ufficio», quindi «l’intervento normativo unionale, obbligando alla criminalizzazione di fattispecie valutate in maniera diversa a livello internazionale, corre il rischio di porre su uno stesso piano dogmatico veri e propri obblighi convenzionali insieme a semplici raccomandazioni». In altre parole: l’Ue vuole rendere obbligatorio un reato che l’Onu prevede come facoltativo. Per questo la proposta di direttiva «esorbita dalla base giuridica richiamata a suo fondamento» e in ogni caso risulta «palesemente in contrasto con il principio di sussidiarietà e di proporzionalità», perchè detta «una disciplina pervasiva che incide profondamente su normative che tengono conto delle specificità dei sistemi e delle culture giuridiche» dei singoli paesi. «Valutiamo positivamente le misure preventive e l'istituzione di organismi specializzati nella prevenzione e della repressione della corruzione» contenuti nella direttiva Ue, ha specificato Pietro Pittalis, di Forza Italia, ma la direttiva «sull’abuso d'ufficio nel settore pubblico, ma anche per il settore privato, sarebbe contrastante con la Convenzione di Merida».Contro il parere si sono espressi il M5S e il Pd, mentre il Terzo polo – favorevole all’abolizione dell’abuso d’ufficio – ha votato con la maggioranza. Enrico Costa di Azione ha definito la direttiva europea «follia pura», che «potrebbe alimentare il rischio di squilibri in termini di proporzionalità del sistema».

Il rigetto è sì un’indicazione all’Ue ma suona come un segnale indiretto anche al Colle: la maggioranza non sarebbe intenzionata a cambiare il ddl Nordio sull’abuso d’ufficio.

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