Care lettrici, cari lettori

la fase attuale è ancora contraddistinta dalle sollecitazioni politiche: il centrodestra ha vinto le elezioni e il partito di maggioranza relativa, Fratelli d’Italia, è alle prese con la costituzione della possibile squadra di governo da presentare al Quirinale.

La settimana prossima, il 13 ottobre, le nuove camere si riuniranno per la prima volta e, con la ripresa dell’attività parlamentare, si conosceranno gli orientamenti per il futuro anche in materia di giustizia.

Nel mentre, il calendario è fitto di appuntamenti nel settore giuridico. Questo fine settimana, dal 6 all’8 ottobre, è in corso il congresso nazionale forense degli avvocati. Il prossimo, dal 14 al 16 ottobre, si terrà invece il congresso dell’Associazione nazionale magistrati.

Infine, dal 21 al 23 ottobre a Urbino, Pesaro e Fano ci sarà la manifestazione “parole di giustizia”, promossa anche dall’Università di Urbino, in particolare dal Dipartimento di Giurisprudenza, insieme con l’Associazione Borrè e Magistratura democratica.

Il senso di questa iniziativa, al secondo anno, viene presentato dal magistrato Riccardo De Vito, che ne spiega il focus: considerare lo spazio urbano quale lente di ingrandimento per scrutare la giustizia in tutte le sue dimensioni, non soltanto istituzionali e formali.

Inoltre, in questa newsletter torna il contributo dell’ex magistrato Rosario Russo, che è come sempre attento nell’esame dei procedimenti disciplinari del Consiglio superiore della magistratura e propone una lettura critica di un procedimento archiviato afferente al caso Palamara.

Il congresso nazionale forense a Lecce

Oltre mille avvocati e avvocate sono riuniti a Lecce fino all’8 ottobre per il congresso nazionale forense, di cui è possibile seguire la diretta streaming.

Nella giornata di apertura è stato letto anche un messaggio del presidente della repubblica, Sergio Mattarella: «L’Avvocatura è chiamata a fornire il proprio qualificato contributo per assicurare che le nuove norme consentano la necessaria accelerazione dei tempi di definizione dei giudizi», ha scritto, sottolineando anche il ruolo dei «Consigli dell’Ordine nella tutela dei diritti e nell’affermazione della legalità per continuare a garantire, accanto ad un elevato livello di preparazione, anche il rigoroso rispetto del codice Deontologico».

Tra gli interventi di apertura, la presidente del Cnf, Maria Masi, ha parlato dell’identità dell’avvocatura: «La professione forense non è una monade, non è avulsa ma strettamente funzionale alla società e non può non risentire degli effetti economici e strutturali. Siamo ancora in grado di esprimere valori sociali? Certo che lo siamo, lo dobbiamo essere. E allora quale migliore occasione per interrogarci non tanto su cosa l’Avvocatura non è stata in grado di fare, ma sulle altre possibilità di svolgere le nostre funzioni, di collaborazione, di concerto con la magistratura, per riuscire ad aprire quel recinto che in parte ci siamo costruiti attorno».

Il coordinatore Ocf, Sergio Paparo ha detto che: «Dobbiamo ragionare sulla riforma professionale per modificare e migliorare non solo il nostro ruolo ma anche il funzionamento della giurisdizione. Dobbiamo scegliere: dobbiamo presentare una proposta unitaria alla politica che sta per insediarsi e che nella passata legislatura ha sfornato le cose più fantasiose».

Il presidente della Cassa Forense, Walter Militi ha invece sottolineato l’esigenza di una nuova politica del lavoro di categoria: «Le istituzioni, le associazioni, gli avvocati devono provare a costruire una serie di spazi, di opportunità per lo sviluppo della professione. Sviluppo significa anche guardare a un altro elemento, non corporativo ma di tutela delle avvocate e degli avvocati».

Nell’evento inaugurale è intervenuto anche il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che ha detto che «Avvocatura, magistratura e politica devono essere sinergiche per raggiungere traguardi che non possono più vedere conflittualità, il paese non se lo può permettere. La riconciliazione è a tutela dei cittadini, per inaugurare una nuova stagione dei diritti». Poi ha rassicurato gli avvocati sulla legge sull’equo compenso: «Una delle prime leggi che verrà alla luce nella nuova legislatura sarà quella dell’equo compenso, è una promessa».

Di sinergie ha parlato anche il vicepresidente del Csm, David Ermini, che ha detto: «So che da parte dell’avvocatura resta l’insoddisfazione e l’amarezza per alcuni contenuti e il timore che le garanzie di difesa siano sacrificate sull’altare dell’efficienza del processo, ma so anche che eventuali aggiustamenti, alla luce della pratica, saranno sempre possibili».

Infine, il presidente della Cassazione, Pietro Curzio, ha detto che «per l'attuazione delle riforme è fondamentale l'accordo. In Cassazione non siamo all'anno zero, l'esperienza dei protocolli è da tempo avviata, il processo telematico sta andando avanti grazie all'impegno comune di giudici ed avvocati. In futuro dobbiamo proseguire su questa strada».

Nella giornata di oggi si è svolto anche un panel sul tema del carcere, con la consigliera Cnf, Giovanna Ollà, al presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, all’avvocata Maria Brucale e alla componente nazionale del collegio del Garante dei detenuti, Emilia Rossi. Ero presente anche io e mi sono occupata del ruolo dell’informazione per portare all’esterno la situazione dei detenuti, rendendo pubblici gli abusi come nel caso di Santa Maria Capua Vetere che Domani ha raccontato sin dall’inizio, ma anche le buone prassi nell’ottica della finalità rieducativa della pena (qui la diretta streaming).

Il processo Storari

È cominciato a Brescia il processo d’appello per il pm di Milano, Paolo Storari, assolto in primo grado dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per il caso dei verbali di Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria, insieme all’ex magistrato Piercamillo Davigo (che ha scelto il rito ordinario e il dibattimento riprenderà il 13 ottobre).

Il sostituto procuratore generale di Brescia Enrico Ceravone ha chiesto alla corte d'appello di condannare il pm di Milano Paolo Storari a 5 mesi e 10 giorni di reclusione, con la non menzione e la sospensione condizionale. Il pg ha contestato l’assoluzione in primo grado, motivata dal fatto che Storari non conoscesse le norme del segreto per i consiglieri del Csm e avesse fatto affidamento alle parole di Davigo, secondo cui il segreto non è opponibile ai consiglieri Csm. 

Anche l'avvocato di parte civile Fabio Repici, legale del consigliere del Csm Sebastiano Ardita, ha chiesto di riformare la sentenza di assoluzione.

Il difensore di Storari, Paolo Della Sala, invece, ha sostenuto che vada confermata l'assoluzione di primo grado ed eventualmente modificata la formua con “il fatto non costituisce reato”. Secondo il legale, infatti, Storari si sarebbe rivolto a Davigo nonostante la delicatezza del caso e le pressioni su di lui da parte del suo ufficio, senza «mettere la polvere sotto il tappeto». Il pm non aveva alcun intento lesivo e si sarebbe «fidato di chi era in un certo senso un suo superiore gerarchico all’interno della magistratura».

Le repliche e la sentenza sono attese per il 3 novembre. 

Il caso Mottarone

Il procuratore generale di Cassazione ha chiesto l’archiviazione delle accuse alla gip di Verbania, Donatella Banci Buonamici, che si era autoassegnata il fascicolo sulla tragedia della funivia del Mottarone.

Secondo il gip, la decisione ha avuto «l'unico fine di garantire la funzionalità dell'Ufficio» in una «situazione di problematica gestione degli affari penali» e «nella sicura convinzione» di «poter continuare ad operare, come in passato era già accaduto, in sostituzione di giudici impediti o assenti proprio al fine di fronteggiare i gravi problemi relativi al settore penale».

Il caso era stato al centro delle cronache per lo scontro tra la pm, che aveva rilasciato anche interviste nelle prime ore dell’indagine, e la gip, che aveva scarcerato i tre indagati fermati nell'inchiesta. Il presidente del Tribunale di Verbania, Luigi Maria Montefusco, aveva riassegnato, poi, il procedimento a un’altra gip.

Avvocati contro notai

Continuano le polemiche in merito ai decreti attuativi della riforma Cartabia, approvati in extremis la scorsa settimana. L’avvocatura e in particolare l'associazione italiana giovani avvocati hanno contestato la norma del decreto legislativo in materia civile che prevede, da giungo 2023, che ai notai venga attribuita la competenza in materia di autorizzazioni relative agli affari di volontaria giurisdizione.

Questo significa che i notai potranno svolgere i compiti che oggi sono affidati ai giudici di tribunale, di autorizzare provvedimenti in tema di diritto di famiglia, o di soggetti sottoposti ad una particolare tutela.

In questo modo – è il timore – si creerà una giustizia di serie A per chi può permettersi di pagare un notaio per decisioni più rapide, e una di serie B che rischia di finire imbottigliata nei tribunali.

«Non stupisce ma preoccupa l'ennesima "picconata” al ruolo, alle funzioni ed alle competenze dell'avvocatura in favore, ancora una volta, dei notai», ha detto il presidente Aiga, l'avvocato Francesco Paolo Perchinunno. L'Aiga proporrà, immediatamente, le necessarie modifiche.

I penalisti di Bari

Il Consiglio direttivo della Camera penale di Bari ha revocato l'astensione dalle udienze proclamata per il 14 ottobre. Lo sciopero era stato indetto dopo che i colloqui tra un penalista del foro e la propria assistita erano stati «illegittimamente ascoltati dagli investigatori, illegittimamente trascritti in appositi verbali e illegittimamente riprodotti in ulteriori atti processuali».

La revoca è stata decisa dopo che il procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, ha concordato «pienamente sulla necessità di una tutela piena e totale dei dialoghi tra cliente e avvocato» e di avere emanato «rigorose circolari in applicazione delle norme vigenti».

Nei prossimi giorni si svolgerà un’assemblea dei penalisti, a cui parteciperà anche il procuratore.

Gli avvocati di Avezzano

Gli avvocati di Avezzano si sono riuniti in assemblea davanti al tribunale, per manifestare contro la carenza di oltre il 65 per cento del personale amministrativo, a cui sono intervenuti anche molti politici e parlamentari. Gli avvocati hanno denunciato che questa carenza rende impossibile lo svolgimento delle udienze e limita il diritto dei cittadini all’accesso alla giustizia. 

Archiviazione per Amato

Il plenum del Csm approvato la delibera della prima commissione, archiviando la pratica sul procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato, che riguardava i messaggi da lui scambiato con l'ex parlamentare della Lega Gianluca Pini e un incontro, a ottobre 2018, con Giancarlo Giorgetti, all'epoca sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri. I messaggi erano stati trasmessi dalla procura di Forlì al Csm, nell’ambito di una indagine sulle asl emiliane, in cui erano stati acquisiti i messaggi nel cellultare di Pini. 

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