Consigliere Bisogni, il suo gruppo ha promosso la proposta di riforma del testo unico sulle nomine con un meccanismo a punteggi. E’ stata definita “cervellotica” dai proponenti della proposta che infine ha prevalso. Secondo loro, però, entrambe le soluzioni garantiscono minor discrezionalità e più prevedibilità negli esiti delle nomine, è così?

Parto dall’aggettivo “cervellotico” per riportare la citazione di Rino Gaetano che ha fatto in plenum Michele Forziati, relatore della proposta con i punteggi insieme a Mimma Miele: «Mio fratello è figlio unico perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo». Ebbene, i punteggi sono stati criticati prima ancora di vedere come li avevamo articolati nel testo della proposta, c’è stata, rispetto ad essi, una chiusura quasi “estetica”, preconcetta. Eppure, a un osservatore esterno, la previsione “a monte” di punteggi distinti per ciascuno dei parametri attitudinali e di merito indicati dal legislatore non può che apparire tutt’altro che “cervellotica”: è, più semplicemente, chiara e oggettiva. Questo sì che costituisce espressione “alta” della discrezionalità del Consiglio e che ne rende prevedibili e trasparenti le decisioni.

Non è vero, invece, che anche il testo approvato riduca la discrezionalità “a valle” del Consiglio. In primo luogo perché, limitando l’accesso alla comparazione ai soli candidati con la più duratura esperienza in un settore specifico, mortifica la previsione di legge che impone al Consiglio di attribuire rilievo anche alla pluralità di esperienze che i candidati possano vantare in carriera. In secondo luogo, perché, nella successiva fase della comparazione, continua a prevedere criteri selettivi del tutto generici e indeterminati.

Il voto ha visto due schieramenti contrapposti e lei stesso ha criticato l’accordo tra i due gruppi associativi maggiori, Area e Magistratura indipendente. Ritiene davvero che sia una sorta di pactum sceleris?

No, non lo penso. In Consiglio si trovano legittime convergenze su visioni comuni di politica giudiziaria. In questo caso Magistratura Indipendente ed Area hanno condiviso una riforma che, a mio avviso, premia i magistrati fuori ruolo (addirittura quelli di squisita nomina politica), esaspera la separazione tra funzioni giudicanti e requirenti, premia l’iperspecializzazione, penalizza la molteplicità delle esperienze e mantiene, infine, una eccessiva discrezionalità consiliare nell’individuazione in concreto dei dirigenti. Tutte queste scelte sottendono una legittima idea di magistratura, lontana da quella della rinnovata Unicost, ma evidentemente condivisa dai due gruppi principali che credevo, invece, portatori di sensibilità culturali più distanti: è questa la circostanza che mi ha sorpreso e stupito.

Area sostiene che voi proponenti dei punteggi non abbiate voluto trovare una soluzione mediana, come invece ha fatto Mi.

Questo davvero non si può dire, specie da parte di chi ha, almeno fino all’inizio di ottobre, discusso ampiamente sul nostro testo e proposto modifiche, alcune delle quali pure accolte. Del resto, lo stesso consigliere Cosentino, nel suo intervento in plenum, ha sentito il bisogno di spiegare le ragioni del lungo empasse dei consiglieri di Area. In commissione, invece, le due opzioni erano state oggetto di ampie e approfondite discussioni, anche finalizzate a verificare la possibilità di convergere su una soluzione unica. Quando poi, dopo alcune settimane di attesa rispetto al momento in cui le due bozze di proposte della commissione erano state presentate, abbiamo visto la proposta “mediana” elaborata da Area e MI, è risultato di immediata evidenza che essa nulla aveva della nostra proposta, proprio nulla. Non si trattava, dunque, di una proposta mediana ma, in sostanza, dell’originaria proposta di MI con l’introduzione della fascia iniziale di selezione di cui ho detto, della cui opportunità siamo in molti a dubitare fortemente.

Con voi hanno trovato convergenza invece i laici di centrodestra. Come è stato possibile?

In realtà la proposta con i punteggi ha trovato una convergenza molto più ampia, di tutte le componenti consiliari diverse da Area e Magistratura Indipendente. La proposta di delibera è stata, infatti, votata da noi, da Magistratura Democratica, dagli indipendenti Fontana e Mirenda, dai progressisti laici Roberto Romboli e Michele Papa e dai laici di centrodestra. La narrazione di chi vuole obliterare questo dato enfatizzando l’appoggio di una sola di queste componenti omette di confrontarsi con la richiesta di rinnovamento che è giunta dalle diverse sensibilità culturali e professionali che siedono in Consiglio. Il professore Romboli, ad esempio, è uno dei più autorevoli difensori dell’attuale assetto costituzionale del Consiglio, eppure ha votato per i “punteggi” condividendo l’esigenza di un cambio di passo anche nel settore delle nomine. Analogo discorso può essere fatto per il professore Papa che, nel suo intervento in plenum a favore della nostra proposta, ha rivendicato l’esigenza di recuperare autorevolezza e credibilità proprio nella prospettiva di tutela delle prerogative costituzionali del CSM.

Secondo i laici di centrodestra, la proposta coi punteggi va nella direzione culturale della riforma della giustizia con sorteggio dei consiglieri del Csm e della separazione delle carriere. Condivide?

Assolutamente no. Il sorteggio dei consiglieri e la separazione delle carriere non c’entrano proprio niente con il modo in cui il CSM sceglie i dirigenti degli uffici. Anzi dal mio punto di vista (e da quello degli altri componenti che hanno appoggiato la proposta punteggi) è vero l’esatto contrario: una seria autoriforma anche nel settore delle nomine avrebbe consentito di presentarci con ancora maggiore autorevolezza ai cittadini in occasione di un eventuale referendum sulle riforme costituzionali.

Devo dire, peraltro, che soltanto uno dei laici di centrodestra ha speso questo argomento. Gli altri consiglieri intervenuti hanno, piuttosto, evidenziato la grande discrezionalità a valle mantenuta dal testo senza punteggi e la singolarità della convergenza di MI e Area solitamente su posizioni distanti.

E ora che succede? Questi due schieramenti spuri sono un una tantum o avranno effetti sul consiglio?

Credo sia molto difficile un consolidamento del fronte eterogeneo e trasversale che ha appoggiato la proposta punteggi. Per il resto è veramente troppo presto per fare altre previsioni vedremo cosa succederà a partire dal plenum di mercoledì prossimo.

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