«Ho ben presente il problema del sovraffollamento in carcere, che persiste e va affrontato da diverse angolature, valorizzando sanzioni diverse da quella detentiva, ma anche intervenendo sulle strutture». Così la ministra della Giustizia Marta Cartabia rispondendo al Senato durante il queston time all’interrogazione presentata dalla senatrice M5S, Angela Piarulli che adesso punta sulla legge di bilancio per nuovi fondi.

«Ha ragione la senatrice Piarulli – ha detto la ministra – quando dice che gli spazi detentivi gravano sulla condizione della detenzione e della vita dei detenuti, ma anche di chi lavora in quelle carceri. È per questo che si sta intervenendo con molte ristrutturazioni, utilizzando tutti i poteri, e anche i fondi del Pnrr, per la costruzione di nuovi padiglioni. Mi auguro che nella manovra di bilancio governo e parlamento tengano conto di queste drammatiche esigenze».

Il caso Santa Maria

La ministra è poi tornata sulla questione della videosorveglianza, attraverso bodycam e videoregistrazione – un tema tornato di attualità soprattutto dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere. Cartabia ribadisce di aver sollecitato l'amministrazione penitenziaria a farsene carico: «Ci stiamo lavorando» ha detto, ribadendo l’impegno che si era assunta durante la festa di Domani.

Per quanto riguarda l’assenza di Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza – cioè strutture sanitarie di accoglienza per detenuti affetti da disturbi mentali – Cartabia ha ricordato il tavolo sul tema fatto col ministero della Salute a fine estate: «Se al 20 ottobre 2020 i detenuti irregolari per malattia psichiatrica erano 98, oggi sono 35». Un numero, ha detto, ancora elevato: «Ma il lavoro che si sta facendo è molto, con il contributo di tutti, ministero della Salute e regioni, che in questi mesi sono state sensibilizzate e ci hanno dato la disponibilità di nuove strutture che stiamo attivando. Stiamo anche rispondendo, col ministero della Salute, a un'istruttoria richiesta dalla Corte costituzionale su questo punto».

Processo civile

Oltre al tema delle carceri, la ministra ha di recente affrontato la questione della riforma del processo civile. Ieri intervenuta alla Camera, ha risposto a un’interrogazione sulle iniziative normative per escludere il riconoscimento della cosiddetta “alienazione parentale” nei procedimenti di affido di minori, e sulle misure che il governo intende adottare per la tutela di donne e minori coinvolti in episodi di violenza domestica. «Sono problemi che verranno affrontati nella riforma del processo civile» che, ha ricordato, dovrà essere conclusa e in vigore «prima della fine del 2021, secondo i patti assunti con l’Europa che sono scritti nelle scadenze del Pnrr».

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