Il parlamento riapre ma nulla si muove sul fronte dell’approvazione di una legge contro le querele temerarie volte a intimorire la stampa e i giornalisti e a limitare la libertà di stampa. Anche se la lite è infondata, causa ai giornalisti anni di processi con conseguenti spese legali. Anche Domani si sta confrontando con il problema: Eni, in seguito a un articolo che si occupava del processo per corruzione internazionale terminato con l’assoluzione della azienda (il fatto non sussiste), ha scelto la via peculiare di chiedere di 100mila euro, riservandosi comunque il diritto di procedere per via civile.

Tutti i politici vogliono difendere la libertà di stampa, ma soltanto a parole: da tempo è depositato in Senato un disegno di legge a prima firma del giornalista e senatore Cinque stelle Primo Di Nicola, che introduce un comma all’articolo 96 del codice di procedura civile prevedendo che, nei casi di diffamazione a mezzo stampa, in cui «risulta la mala fede o la colpa grave di chi agisce», il giornale chiamato in causa possa chiedere al giudice di condannare l’attore oltre che alle spese di causa anche al pagamento di una somma «non inferiore alla metà della somma oggetto della domanda risarcitoria».

L’iter di approvazione è fermo dal 2020. L’alternativa sarebbe quella di un inserimento della questione all’interno del disegno di legge delega sul processo civile: il disegno di legge già prevede una modifica dell’articolo 96 del codice di procedura e si potrebbe accorpare anche l’integrazione a tutela dei giornalisti. C’è una differenza tra i due diversi iter. Nel caso del ddl Di Nicola, il testo è immediatamente precettivo, una volta approvato, l’interrogativo però riguarda la volontà politica di portarlo in aula e quando. All’opposto, se si inserisse la previsione nel ddl civile i tempi sarebbero certi – la legge di delega al governo va approvata entro fine 2021 per adempiere agli accordi Ue – ma dovrebbe passare per i decreti attuativi previsti entro il 2022.

Tutti sì tranne la Lega

Sul ddl Di Nicola la maggioranza giallorossa del governo Conte 2 aveva trovato un accordo sul testo, limato e approntato per l’aula. Poi, però, qualcosa è successo e tutto si è bloccato. Ora spetta alla conferenza dei capigruppo ricalendarizzare l’approdo in aula: la prossima data utile per farlo è martedì 7 settembre e tutti i partiti della maggioranza si dicono favorevoli. «Auspico che i Cinque stelle facciano sentire la loro voce, perchè quella delle querele temerarie contro i giornalisti è una emergenza democratica: il ddl va calendarizzato subito, altrimenti si tradiscono ancora gli impegni presi. Lancio un appello anche alla presidente del Senato Casellati, perchè dia corso alla riforma», dice Di Nicola, che si è detto favorevole anche alla presentazione di un emendamento al ddl civile, se questa potesse essere una strada alternativa più rapida. Anche da parte del Pd la senatrice Anna Rossomando, che è responsabile giustizia, ha confermato la volontà dei dem di calendarizzare il testo: «Sulle cosiddette querele temerarie c’è il testo su cui c’era stata ampia condivisione, già pronto per l’esame in aula. Il Pd vuole che sia votato al più presto e pensiamo di poter contare sull’ampia maggioranza che lo aveva votato in commissione».

Quanto all’alternativa del ddl civile c’è qualche perplessità in più «perché, essendo una legge delega, richiederebbe tempi più lunghi, mentre abbiamo una norma precettiva già pronta». Dello stesso avviso anche Giuseppe Cucca di Italia viva: «Noi siamo favorevoli a calendarizzare il ddl a prima firma Di Nicola, su cui c’era accordo e che è frutto del lavoro del parlamento. Del resto eventuali modifiche potranno essere apportate con gli emendamenti. Invece le perplessità sull’emendamento del governo al ddl civile sono dettate dal fatto che potrebbero successivamente sorgere conflitti con il contenuto della cosiddetta legge Di Nicola».

Lo scambio

Sul fronte del centrodestra c’è la convergenza anche di Forza Italia, ma con un dettaglio in più. La senatrice Fiammetta Modena, infatti, ha chiarito che «inizialmente avevamo espresso contrarietà perchè volevamo che insieme al ddl Di Nicola andasse anche quello sulla diffamazione a prima firma del senatore Giacomo Caliendo. Oggi ribadiamo di volerle portare in Senato per approvarle entrambe quanto prima». Per Modena la condizione è di legare l’approvazione dei due disegni di legge, che insieme trovano un punto di equilibrio: «Con il primo si inibiscono le querele temerarie, con il secondo si cancella definitivamente il carcere per i giornalisti. Entrambi i testi sono pronti».

La Lega, per voce del presidente della commissione Giustizia al Senato Andrea Ostellari, si dice contraria a norme immediatamente dispositive in un ddl di delega come il civile. Poi Ostellari aggiunge: «Durante il Conte 2 era già stata votata in commissione la proposta di Di Nicola e poi non più calendarizzata in aula. È ancora lì. Perché il Movimento 5 stelle non ne chiede la calendarizzazione?» e rilancia: «Noi abbiamo il ddl sulla giornata per le vittime di errori giudiziari pronto per il voto in aula».

Poi, quando il ddl Di Nicola sarà in calendario, saranno il segretario Matteo Salvini e il capogruppo a decidere come votare. L’accordo di maggioranza, anche senza la Lega, ci sarebbe: ora non resta che calendarizzare e approvare la legge.

© Riproduzione riservata