Care lettrici, cari lettori

la settimana della giustizia è stata molto caotica. Al centro c’è stata l’informativa del ministro Carlo Nordio e del ministro Matteo Piantedosi sul caso Almasri, il generale libico prima arrestato e poi rilanciato ed espulso nonostante l’ordine della Corte penale internazionale.

Tra incongruenze nella ricostruzione, lo scontro con la Cpi e un’indagine al tribunale dei ministri, la vicenda sembra tutt’altro che conclusa.

Su questo trovate due approfondimenti: una all’avvocato Cataldo Intrieri sulla informativa di Nordio e una della giurista Vitalba Azzollini sulle questioni tecniche intorno allo statuto di Roma che disciplina i rapporti con la Cpi.

Inoltre, domani sabato 8 febbraio l’Associazione nazionale magistrati nella sua nuova composizione si riunirà per decidere il nuovo vertice che avrà davanti una stagione complessa di rapporti con il governo.

Infine, sul fronte della cronaca, segnalo una mia intervista alla giudice minorile Paola Ortolan che analizza cosa sta dietro i molti casi di lesioni e omicidi all’arma bianca commessi da giovani, che sempre più spesso girano armati di coltello.

La difesa di Nordio

La storia della scarcerazione di Almasri è molto complessa, ma il dato di fondo è che il ministero della Giustizia, pur avendo ricevuto dalla procura di Roma e dalla Digos di Torino notizia dell’arresto del ricercato internazionale, non ha inviato l’atto della Corte penale internazionale per mantenerlo in carcere. Così il generale libico è stato scarcerato ed espulso con un volo di stato.

In aula il ministro Nordio ha chiarito la ragione della sua attesa a inviare l’atto. Nordio ha sindacato l’atto della Cpi dal punto di vista giuridico, entrando nel merito dei suoi contenuti («il ministro non è un passacarte ma un organo politico che valuta»), facendo propria la dissenting opinion di una dei giudici del collegio e sottolineando soprattutto l’incongruenza temporale nell’atto.

«Gli atti delittuosi imputati ad Almasri nella parte motiva dell’atto risalgono al 2015 mentre, nella parte dispositiva con la richiesta d’arresto, al 2011» ha detto Nordio, e questa discrasia avrebbe reso l’atto nullo e dunque non inviabile alla Corte d’Appello per la convalida dell’arresto.

Tuttavia, sulla base della legge del 2012, è controverso che Nordio possa esercitare questo tipo di sindacato sull’atto.

Secondo l’articolo 4 a lui spetta solo di «dare corso» alle richieste della Cpi e, secondo la lettura dominante, il suo potere discrezionale nella consegna e nell’esecuzione delle richieste è di fatto inesistente.

In una nota la corrente progressista di Magistratura democratica ha stigmatizzato la ricostruzione di Nordio, che «si è arrogato la facoltà, che non ha, di ergersi d’ufficio a giudice d’appello di un atto giudiziario, di dichiararlo nullo e quindi di violare deliberatamente una legge dello stato che gli imponeva di eseguirlo senza sindacarlo», mandando così il messaggio che «nessuna autorità giudiziaria, nazionale o sovranazionale, potrà emettere atti sgraditi alla maggioranza politica».

Il Csm su Lo Voi

Il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, è al centro di dissidi non solo politici, ma anche al Consiglio superiore della magistratura.

La settimana scorsa, i laici di centrodestra hanno chiesto l’apertura di una pratica «in relazione alle modalità e tempi dell’iscrizione» nel registro degli indagati della premier Meloni, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano per il caso Almasri. La pratica dovrebbe essere affidata alla prima commissione, che è competente sulle incompatibilità, e dunque sarebbero valutati i profili disciplinari e anche l’ipotesi di incompatibilità ambientale di Lo Voi.

Oggi, invece, il consigliere indipendente Andrea Mirenda ha depositato una richiesta di pratica a tutela di Lo Voi dopo le «gravi e sorprendenti affermazioni pubbliche» di Meloni contro di lui. «Pur riconoscendo la piena legittimità del diritto di critica all'operato dei magistrati in quanto 'sale' per la democrazia», secondo Mirenda è «inaccettabile che la critica esondi in radicale messa in discussione della funzione giudiziaria stessa, come è avvenuto nel caso in esame, e ciò tanto più quando proviene dai vertici dello Stato».

Nella richiesta, Mirenda ha anche preso posizione rispetto all’agire di Lo Voi nella vicenda Almasri, sostenendo che «la peculiare complessità del caso e la conseguente opinabilità delle possibili soluzioni giuridiche, consentono di escludere 'prima facie' qualsivoglia 'abnormità' (in senso tecnico) in quella che si è sostanziata in una semplice 'comunicazione' agli indagati. Ci troviamo, difatti, dinnanzi ad atto dovuto, diverso da un 'avviso di garanzia' (come, purtroppo, si è voluto far intendere), la cui pubblicizzazione è dipesa solo da studiata scelta dei destinatari».

Di entrambe dovrebbe occuparsi il comitato di Presidenza del Csm quanto prima.

L’anno giudiziario delle Camere penali

Il 7 e 8 febbraio l’Unione camere penali italiane inaugurerà l’anno giudiziario a Milano con al centro il ruolo del pm e dunque anche la separazione delle carriere ed è previsto un intervento del ministro Nordio. Tuttavia è sorta una polemica: i magistrati hanno deciso di non partecipare.

«Prendiamo atto, con sconcerto, della scelta dei vertici della magistratura milanese di non accogliere l'invito rivoltogli in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario dei penalisti italiani», si legge in una nota della Giunt, che rivendica di aver «continuato a interloquire con la magistratura in ogni sede, confrontandoci con i vertici di Anm e con i rappresentanti più autorevoli della giurisdizione sul merito delle riforme. La nostra proposta risale al 2017 e in ogni occasione, in questi anni, abbiamo sempre ricordato che ogni iniziativa è migliorabile e la modifica della Costituzione deve essere l'effetto di un confronto e non frutto di contrapposizioni aprioristiche. Con questo stesso spirito ci siamo rivolti al disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa, che pure recepisce l'impianto fondamentale della nostra proposta, senza far mancare al dibattito le nostre critiche e le nostre motivate osservazioni».

«Voltare le spalle, anche gli avvocati respingendo immotivatamente il loro invito, appare, ancora una volta, la dimostrazione che la magistratura ritiene, del tutto impropriamente, di essere l'unico soggetto autorizzato a parlare di Giustizia, pretendendo di continuare ad esercitare il proprio diritto di veto su tutto ciò che non le è gradito».

Anm al voto per il presidente

Sabato 8 febbraio, con eventuale prosecuzione domenica 9, si svolgerà la riunione del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati nella sede dell’Anm in Corte di cassazione.
L’orario di inizio è alle ore 10 e nel corso della giornata si svolgerà l’elezione di presidente, vicepresidente, segretario generale e il resto della Giunta esecutiva centrale.

Qui per avere un quadro della composizione della nuova Anm.

I nomi in lizza per Magistratura indipendente, che è la corrente che ha ottenuto la maggioranza relativa, sono quello del più votato Giuseppe Tango, mentre i vertici del gruppo sarebbero più orientati verso il procuratore capo di Messina, Antonio D’Amato. 

L’arretrato della giustizia amministrativa

«Con due anni di anticipo sulla tabella di marcia fissata dal Pnrr, la giustizia amministrativa ha smaltito l'arretrato dei faldoni pendenti "contribuendo al consolidamento della credibilità del sistema giustizia», ha detto il Presidente del Consiglio di Stato Luigi Maruotti nella sua relazione per l'inaugurazione dell'Anno giudiziario 2025 della giustizia amministrativa.

«Al 31 dicembre 2024, rispetto al 2023, vi è stata un'ulteriore diminuzione delle pendenze: pari al 17,9%, presso le Sezioni giurisdizionali del Consiglio di Stato e del 12,5% presso i Tribunali Amministrativi Regionali. È un risultato al quale hanno concorso tutte le componenti dell'Istituto», ha rilevato Maruotti.

La riforma della Corte dei conti

Paola Briguori, presidente dell'Associazione magistrati della Corte dei conti, in audizione davanti alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera sulla proposta di legge in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale, ha detto che «Rilevo con piacere che c'è stato un cambio di passo, un dialogo istituzionale che ha permesso di modificare le norme che fino a qualche mese fa sembravano immodificabili: è segno che i vertici della corte sono stati ascoltati».

Tuttavia «rimangono sicuramente nodi da sciogliere e numerose criticità», «tra cui l'organizzazione centrale della Corte, le funzioni e il ruolo della Procura Generale rispetto ai requirenti regionali, la definizione del danno risarcibile e quella dell'occultamento doloso: questi sono punti della riforma su cui chiediamo attenzione e modifiche condivise». L'auspicio è quello di procedere con una legge delega a tutto tondo, «con una commissione di studio che garantisca la presenza di accademici, avvocatura, magistrati, può portare ad una riforma non solo condivisa ma anche organica, che resti a sistema per anni».

Carceri

In settimana si è svolto a Palazzo Chigi un vertice dedicato al piano carceri. Alla riunione hanno partecipato il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il sottosegretario Andrea Delmastro, il Commissario per le carceri, Marco Doglio, rappresentanti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) e del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (Dap). L'incontro «è stato incentrato sulle strategie per il potenziamento del sistema penitenziario, con l'obiettivo di realizzare 7.000 nuovi posti detentivi», in un'azione determinata «per migliorare le condizioni della pena in fase esecutiva e in genere delle strutture carcerarie».

Intercettazioni

La proposta di legge di riforma della durata delle intercettazioni potrebbe avere il via libera della commissione Giustizia della Camera la prossima settimana. Il testo, già approvato a ottobre dal Senato e a prima firma dell'azzurro Pierantonio Zanettin, prevede limite di 45 giorni per le intercettazioni, salvo non venga trovato alcun elemento che ne legittimi la prosecuzione e non vale per i reati di mafia e terrorismo. 

Il patrocinio a spese dello stato

I pagamenti per i difensori con patrocinio a spese dello stato sono fermi. E’ quanto denuncia l’Organismo Congressuale Forense, secondo cui «da mesi gli avvocati attendono di essere pagati per il lavoro svolto, mentre il Ministero della Giustizia resta immobile. I fondi destinati a questi compensi sono esauriti da ottobre, e in molti Fori la crisi era già evidente da tempo. Avvocati che hanno emesso fattura in autunno confidando in un pagamento dovuto per legge sono ancora in attesa, senza alcuna certezza su quando e se riceveranno il compenso».

La situazione sarebbe il risultato di «uno stanziamento insufficiente, ma l’ennesima dimostrazione di una gestione politica e amministrativa non responsabile».

Davigo deposita un ricorso straordinario

Sembrava chiusa la vicenda dei verbali di Amara rivelati da Piercamillo Davigo, invece no. L’ex togato del Csm, condannato in via definitiva a un anno e tre mesi per rivelazione di segreto d’ufficio, ha presentato un ricorso straordinario in Cassazione attraverso i suoi legali, Franco Coppi e Davide Steccanella, perchè la sentenza deve essere corretta «per evidente errore di fatto» e annullata proprio nella parte in cui ha reso definitiva la responsabilità di Davigo.

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