il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria

Il dipartimento chiave che gestisce le carceri, crocevia di soldi e parole

La Presse
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  • Il Dap è un luogo centrale per ragioni economiche: è il dipartimento con maggior bilancio nel ministero della Giustizia, con oltre 3 miliardi l’anno. Qui circolano informazioni, dalle voci dei detenuti comuni alle intercettazioni di quelli al 41 bis. Inoltre la gestione dei detenuti in regime di carcere duro è un potere centrale nella giustizia penale.
  • Una buona dimostrazione di come questo potere possa generare cortocircuito è rappresentata dal caso delle dimissioni del vertice, Francesco Basentini, e la polemica che ne è derivata tra l’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e il consigliere del Csm Nino Di Matteo.
  • La nomina di Carlo Renoldi, invece, cambia il paradigma: supera la regola non scritta per cui storicamente il ruolo di capo del Dap è stato rivestito da procuratori, molti dei quali con un passato nell’Antimafia. Inoltre, è portatore di una visione “progressista” in favore della riforma del 41bis e carcere ostativo. 

Come tutti gli acronimi, per pochi Dap significa qualcosa. Per quella nicchia, composta da magistrati, direttori di carcere, detenuti, polizia penitenziaria e dirigenti ministeriali, però, il vertice del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è la poltrona più ambita all’interno del ministero della giustizia. Formalmente si tratta di uno dei quattro dipartimenti – insieme a quello dell’organizzazione giudiziaria, per gli affari di giustizia e per la giustizia minorile e di comunità –

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