*Presidente della Corte d’appello di Brescia

Gli obiettivi delineati nel PNRR giustizia sono ambiziosi e, se raggiunti, significherebbero che il problema cardine della giustizia italiana - i tempi eccessivi -, è stato risolto. I risultati sono incoraggianti, con una forte riduzione di arretrato, pendenze e tempi in tutti i settori, anche se con una proiezione si riscontra che difficilmente saremmo in grado di centrare gli obiettivi. Sull’arretrato civile nei Tribunali siamo molto lontani, con un trend di riduzione inferiore al 10 % annuo.

Per raggiungere l’obiettivo del 90 % dovremmo puntare ad un diminuzione del 20 % annuo sino al 2026. Invece quanto a tempi e pendenze civili basterebbe proseguire su questa strada (ovvero una diminuzione del 9 % annuo) e nel settore penale saremmo sorprendentemente in linea. I dati territoriali indicano che una equa distribuzione dei risultati migliori, non più concentrati nel Nord Italia come abitualmente accade. Anzi alcune delle esperienze più interessanti vengono dal Sud e dalla Sicilia.

Non partiamo da zero: nel settore civile abbiamo un trend in costante calo da oltre dieci anni che ha portato le pendenze dalle 5.081.910 cause del 2009 alle 2.806.344 del 2019, quindi con una riduzione del 45 %, mentre nel settore penale era stato fermato l’accumularsi dell’arretrato.

Il trend di diminuzione di arretrato e pendenze ha subito una brusca e benefica accelerata, calcolando anche quanto accumulato nel periodo COVID del 2020, anche se ancora insufficiente.

L’Ufficio per il processo

L’Ufficio per il Processo ha significato puntare su di una nuova modalità organizzativa dell’attività giudiziaria, con il passaggio da un lavoro unicamente individuale ad un lavoro in team. I dati del I semestre 2023, primo periodo in cui l’apporto dell’Ufficio per il Processo è stato pieno, dimostrano l’utilità dell’istituto: un salto di qualità quanto alla riduzione dell’arretrato nei Tribunali (dal – 9,3 % del 2022 al – 19,7 % del I semestre 2023) e delle pendenze penali nei Tribunali ed in Cassazione (rispettivamente - dal – 9,0% del 2022 al – 9,8 % del I semestre 2023 e con un trend di riduzione del 20 % annuo dal 2022).

Dati che occorrerebbe completare con un quadro complessivo dell’ufficio: scopertura dell’organico dei magistrati togati, dei magistrati onorari, del personale e numero dei funzionari UPP effettivamente assegnati.

Gli errori sinora fatti

L’idea di utilizzare i fondi del PNRR per eliminare l’arretrato, vera zavorra che penalizza la giustizia italiana e per ridurre drasticamente tempi e pendenze, era ottima. Realizzata però con molte pecche di cui occorre tenere conto per il futuro.

Non si è avuta nessuna previa condivisione degli obiettivi con gli uffici giudiziari e con l’avvocatura, piovuti dall’alto. Una formazione insufficiente dei nuovi funzionari dell’Ufficio per il Processo, lasciata in gran parte all’iniziativa dei singoli uffici.

Una completa assenza di formazione per magistrati e personale per essere accompagnati nella nuova modalità di lavorare in team. La precarietà dei nuovi addetti e l’incertezza sul loro futuro che ha favorito un forte turn over (oltre il 25 %), con perdita di competenze e di formazione. Ritardi nella realizzazione delle nuove postazioni per i neo assunti, allocati con sistemazioni provvisorie e di fortuna.

Assenza di un ragionamento e confronto costante sulle modalità organizzative più adeguate. A tutto ciò si è unita la mancanza di un coordinamento nazionale e di interventi di supporto negli Uffici in difficoltà ed il mancato coinvolgimento dell’avvocatura. Tutto il progetto ha sofferto di mancanza di trasparenza: nessuno sa i termini di rinegoziazione degli obiettivi originari e su quali basi, come nessuno sa, a partire da magistrati, avvocati e personale che dovranno utilizzarli, i piani di digitalizzazione della giustizia ed i relativi tempi.

E’ necessario un salto di qualità

Prima di ridefinire gli obiettivi o di rinunciarvi sarebbe bene mettere in atto tutti i rimedi possibili, mentre oggi inerzia e rassegnazione sembrano prevalenti. Per raggiungerli è indispensabile mantenere e affinare un costante monitoraggio che riguardi risultati e quadro complessivo dell’ufficio, data la crescente scopertura degli organici sia di magistrati che di personale. Inoltre vanno confrontati i modelli organizzativi che sono stati seguiti per l’attuazione dell’UPP in modo da diffondere i moduli che si rivelano più efficaci.

Un salto di qualità è necessario, ma la necessaria premessa è che il Ministero della Giustizia evidenzi se crede ancora in questo progetto e se intende continuare a perseguirlo, cosa che invero non appare, stante l’inerzia (salvo il costante monitoraggio) avutasi nell’ultimo anno da parte del Ministero.

Interventi specifici sono possibili e necessari: la realizzazione di un coordinamento nazionale coinvolgendo le altre istituzioni interessate (CSM, Scuola Superiore, CNF) che segua e stimoli il progetto, la creazione di una task force coinvolgendo le migliori università per dare supporto agli uffici in difficoltà, un grande progetto di formazione su come lavorare in team e per i nuovi assunti. Vanno date chiare prospettive ai funzionari UPP circa il loro futuro in modo da disincentivarne l’esodo, va mantenuto il piano assunzionale di personale giudiziario e ridotto il tempo per il reclutamento e la formazione di nuovi magistrati.

Infine per gli uffici con maggiore arretrato (in particolare Roma e Napoli) si potrebbe pensare a un gruppo di supporto dedicato composto da magistrati, avvocati e notai in pensione che possono operare anche da remoto per contribuire a definire le cause. Ed infine occorre quanto meno sospendere le modifiche organizzative che rivoluzionerebbero gli Uffici quale il nuovo Tribunale unico della famiglia e dei minori ed il Gip collegiale.

Le idee possono essere varie e si può aprire un vero e proprio concorso di idee: basta non rassegnarsi alla prospettiva di un possibile fallimento di un piano strategico ambizioso che potrebbe darci una buona giustizia.

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