Alla fine ha prevalso la linea più decisa: il reato di abuso d’ufficio sarà soppresso. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha quindi superato le resistenze di una parte della maggioranza e in particolare della Lega e, a distanza di sette mesi dai primi annunci, ha depositato a palazzo Chigi la bozza del suo disegno di legge sulla riforma penale, pronto per arrivare oggi in cdm: otto articoli che contengono la prima tranche delle tante modifiche anticipate dal Guardasigilli.

In questo testo vengono toccati i reati contro la pubblica amministrazione, con la cancellazione del reato di abuso d’ufficio, considerato afflittivo nella fase delle indagini per le ombre sull’immagine degli amministratori ma scarsamente incisivo visto l’approdo in dibattimento avviene in un numero molto limitato di casi (nel 2021, ci sono stati solo 18 casi di condanna dopo il dibattimento di primo grado).

Quello di traffico di influenze illecite, invece, viene circoscritto e la pena minima aumentata a un anno e sei mesi: le relazioni tra pubblico funzionario dovranno essere esistenti e non solo millantate e l’utilità da ricevere dovrà essere economica e non di qualsiasi altro tipo, come favori o benefici non in denaro. Il testo introduce limitazioni alle intercettazioni. Non ne vengono toccati il numero o i presupposti, ma se ne limita la pubblicazione solo ai contenuti intercettati «riprodotti dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento». L’obiettivo, in questo caso, è di tutelare i cosiddetti terzi estranei, limitando la divulgazione di quanto captato dai telefoni alle parti che si considerano penalmente rilevanti. Sempre in quest’ottica, viene previsto che in capo al giudice sorga il dovere di «stralciare le intercettazioni» che contengano «dati personali sensibili, anche relativi a soggetti diversi dalle parti».

A livello procedurale, le modifiche riguardano la fase delle indagini preliminari. Sorge l’obbligo di interrogatorio preventivo della persona di cui il pm ha chiesto l’arresto, con la comunicazione almeno cinque giorni prima (ma il gip può abbreviare il termine per ragioni d’urgenza). Inoltre, con la richiesta d’arresto il pm deve depositare tutti gli atti così che l’indagato possa prenderne visione e la richiesta di misura cautelare in carcere verrà vagliata da un collegio di tre giudici e non più dal gip. Quest’ultima misura, però, entrerà in vigore tra due anni, per permettere nuove assunzioni.

Altro elemento dirompente è il divieto del pm di presentare appello contro le sentenze di proscioglimento, ma solo nei casi di «reati di contenuta gravità», ovvero quelli per cui si prevede la citazione diretta a giudizio. Questo articolo rischia di essere il più controverso, perchè una norma simile venne dichiarata incostituzionale dalla Consulta nel 2006.

La riforma, parzialmente oscurata a livello mediatico dai funerali di Silvio Berlusconi, ha raccolto i consensi del terzo polo, con la presidente del gruppo Raffaella Paita che l’ha definita «una riforma in senso garantista, con un ritrovato equilibrio tra i poteri». Ha incassato invece le critiche dell’Associazione nazionale magistrati, il cui presidente Giuseppe Santalucia ha parlato a Repubblica di «ferma critica», in particolare per la «ingiustificabile» cancellazione del reato di abuso d’ufficio. 

Avvocatura

Il clima intorno al ministro Nordio, tuttavia, è più che infuocato da ben prima della presentazione del ddl, che rischia di essere solo l’ultimo di una lunga lista di temi di scontro con le categorie del comparto giustizia.

Nelle ultime settimane, infatti, via Arenula è riuscita ad aprire fronti di scontro con tutti: avvocatura, magistratura togata e onoraria.

L’ultima in ordine di tempo ad aggiungersi è stata l’avvocatura, che ha dichiarato il suo stato di agitazione contro lo schema di regolamento uscito dall’ufficio legislativo del ministro, che impone un numero di pagine fisso per la lunghezza degli atti giudiziari civili. «La riforma Cartabia stabilisce la sinteticità e chiarezza degli atti giudiziari e siamo perfettamente d'accordo», ha detto il presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, durante gli Stati generali dell'avvocatura convocati ieri, «ma tradurre questi principi in una fissazione rigida del numero di pagine è una lesione inaccettabile del diritto costituzionale alla difesa». Nordio ha tentato la mediazione con una telefonata distensiva e ha proposto un incontro, ma l’avvocatura ha confermato lo stato di agitazione in attesa di capire se il ministro farà dietrofront rispetto all’iniziativa del suo ufficio.

Anm

In stato di agitazione è invece già da settimane la magistratura associata, che l’11 giugno ha tenuto un’assemblea generale per valutare iniziative dopo la decisione del ministro di promuovere l’azione disciplinare contro i giudici della corte d’appello di Milano che avevano disposto i domiciliari per Artem Uss, il russo poi evaso provocando un caso diplomatico con gli Usa. Il ministro lede «gravemente le prerogative costituzionali che presidiano l’esercizio della giurisdizione», è stata la sintesi conclusiva.

Onorari

Per non farsi mancare nulla, anche la magistratura onoraria ha proclamato astensione dalle udienze civili e penali dal 27 giugno al 1 luglio. In questo caso a venir rinfacciata al ministero è l’inerzia, dopo le promesse a inizio legislatura di adempiere ad una sentenza della corte di giustizia europea e di riconoscere lo status di magistrati onorari dal punto di vista dell’inquadramento previdenziale e della subordinazione lavorativa.

Un accerchiamento, quello intorno a via Arenula, difficile da disinnescare. A tutti Nordio ha promesso dialogo e ascolto e tutte le categorie hanno accolto la mano tesa, ma senza abbassare la guardia e revocare le iniziative intraprese. Segno che sminare il campo non sarà semplice e che l’accoglienza del ddl di riforma penale – già di per sè controverso – difficilmente sarà caloroso da parte di chi poi dovrà applicarlo.

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