Lo scontro si è consumato durante il comitato direttivo centrale dell’Anm, che ha discusso dello stato di agitazione da proclamare in seguito al caso di Iolanda Apostolico, la magistrata di Catania finita al centro della polemica tra magistratura e governo.

L’inconciliabilità, che già si era manifestata sul caso anche al Csm, è emersa definitivamente tra le correnti progressiste di Area e Magistratura democratica e quella conservatrice di Magistratura indipendente.

I fatti

Alla fine della prima giornata di riunioni, l’Anm ha votato un documento in cui confermava lo «stato di agitazione già deliberato sui temi dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura», deliberando la convocazione di un’assemblea in merito agli «attacchi alla giurisdizione e la pesante denigrazione dei singoli magistrati che hanno adottato provvedimenti in materia di protezione internazionale».

Il documento, però, non è stato votato all’unanimità: 22 favorevoli, 8 contrari tutti appartenenti al gruppo di Magistratura indipendente. Il gruppo, del resto, si era già distinto per non aver firmato la richiesta di pratica a tutela di Apostolico al Csm.

Il punto di scontro ha riguardato un passaggio: Mi e inizialmente anche Unicost, infatti, volevano specificare nel documento che la magistratura deve comunque apparire come indipendente.

Md, invece, era contraria: il cittadino magistrato, infatti, non deve veder preclusa la manifestazione del pensiero, soprattutto su temi generali come la difesa dei diritti umani.

Al termine del dibattito Unicost ha aderito alla linea finale del documento favorevole ai gruppi progressisti, anche in considerazione del fatto che 25 giunte territoriali dell’Anm su 26 avevano già preso questo orientamento.

Alla fine il documento ha riportato: ««Non intendiamo sottrarci ad una seria riflessione sulla imparzialità del magistrato in tutte le sue declinazioni. Ma oggi chiediamo con forza alla politica di riflettere sugli effetti dannosi per i cittadini di simili operazioni di delegittimazione, volte ad indebolire la credibilità del potere giudiziario e l'indipendente esercizio della funzione giudiziaria».

Lo scontro tra Area e Mi

I distinguo, però, sono andati avanti. Il presidente Anm, Giuseppe Santalucia di Area ha argomentato che «se faccio un provvedimento non gradito è possibile che ci siano cassetti che conservano comportamenti da utilizzare alla bisogna? Se un magistrato ha sbagliato ci sono gli strumenti, e la prima verifica di imparzialità è la motivazione: bisogna partire da questa, non dalla persona per gettare ombra sul provvedimento».

Il segretario Anm in quota Mi, Salvatore Casciaro, pur definendo ingiustificabili «violenti e indiscriminati attacchi alla giurisdizione o al singolo magistrato», ha preso parzialmente le distanze, sottolineando che un magistrato dovrebbe «fare prudentemente un passo indietro» rispetto a «contesti di tensione» per «evitare di entrare in logiche conflittuali o partitiche».

Proprio i distinguo operati da Mi sia al Csm che all’Anm hanno provocato l’aumento di tensione.

Area, infatti, ha diramato un duro comunicato in cui ha scritto che «Magistratura Indipendente ha dimostrato di aver fatto una scelta di campo. Al congresso di Palermo avevamo ben spiegato come si stesse saldando un asse tra questo gruppo associativo e la maggioranza di Governo. Quale la contropartita? I voti dei laici di centrodestra necessari a monopolizzare le nomine dell’autogoverno in cambio della tacitazione della magistratura e della Anm portata in dote da Mi?».

Nota durissima, che ha suscitato l’immediata reazione di Mi, che ha ribadito che sarebbe stata pronta a firmare un documento che «conteneva una ferma condanna alla delegittimazione personale mediatica dei magistrati» ma anche «un invito a riflettere su come questa situazione sia stata anche determinata da condotte inopportune di singoli». Il documento approvato senza i voti dei conservatori, invece, secondo Mi «contiene una vera e propria dichiarazione di guerra. Chi lo ha approvato dovrà assumersi la responsabilità di condurre la magistratura italiana tutta in una spirale di contrapposizione con la politica che ci farà apparire parte di uno scontro tra poteri dello Stato, e dunque politicamente schierati».

A pesare di più, però, è l’accusa di Area di collateralismo rispetto al governo, «tanto volgare quanto falsa e diffamatoria, perché smentita dalle cronache consiliari, che testimoniano come la stragrande maggioranza di nomine avvenga all'unanimità. Un’accusa che costituisce uno dei punti più bassi della nostra vita associativa».

Di qui lo scambio di accuse reciproche, con Mi che ha accusato Area di essere piegata all’opposizione, dopo «un congresso che ha visto la partecipazione acclamata di tutti i vertici dei partiti politici dell’opposizione, accolti come interlocutori privilegiati. Ma questo non è collateralismo, per AreaDG».

L’inserimento della Lega

A mettere in difficoltà Mi, tuttavia, è intervenuta anche la Lega. Mentre infuriava lo scontro all’Anm e i comunicati si sovrapponevano, infatti, il Carroccio è intervenuto per «ringraziare» Mi «per la saggezza e l’equilibrio a commento del documento dell’Anm che esaspera la contrapposizione istituzionale. Una posizione, quella di MI, che certamente è condivisa dai giudici che non operano in base a pregiudizi o ideologia e che hanno provato imbarazzo per i colleghi che invece ignorano valori come sobrietà, autocritica, responsabilità».

Non certo un aiuto, visto il tenore dello scambio di accuse tra Area e Mi, che ha immediatamente risposto con una ulteriore nota di presa di distanze. «Se veramente la Lega condivide i valori della sobrietà della autocritica e della responsabilità allora che cessino immediatamente gli attacchi personali ai magistrati e si cominci a parlare del contenuto dei provvedimenti», è stata la replica del segretario Angelo Piraino.

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