I test piscoattitudinali per i magistrati erano stati esclusi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, ma ora tornano in discussione per volontà del parlamento e guastano ancora di più il clima con le toghe.

In commissione Giustizia al Senato, infatti, durante una discussione sui decreti attuativi della legge Cartabia, il forzista e relatore Pierantonio Zanettin ha proposto un parere allo schema, in cui si invita il governo a valutare l’introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso in magistratura. Il parere, poi, è stato approvato dal centrodestra coi voti anche di Italia Viva e Azione. 

Nel testo si chiede anche di valutare la possibilità di prevedere che nella valutazione si inseriscano, nel fascicolo personale sempre introdotto dalla riforma, tutti gli atti prodotti da ciascun magistrato e non solo alcuni a campione, come da posizione iniziale del proponente Enrico Costa.

«Sono già previsti in alcuni concorsi pubblici»; ha detto la capogruppo leghista Erika Stefani, parando di metodi che dovranno essere «scientifici ed equilibrati in modo da non ledere la dignità dei magistrati». 

Contrario invece il Pd, che l’ha definitiva «una vera provocazione, di berlusconiana memoria, che evoca l'idea che il problema della magistratura sia la sanità mentale dei giudici. Una vera sciocchezza, se non fosse che si tratta dell'ennesimo tentativo di delegittimazione della magistratura, secondo un disegno oramai esplicito volto a metterne a rischio indipendenza, autorevolezza, autonomia», hanno dichiarato Alfredo Bazoli, Franco Mirabelli, Anna Rossomando e Walter Verini.

Anche i Cinque stelle si sono detti contrari, con l’ex magistrato Roberto Scarpinato che ha parlato di «riproposizione di uno dei punti qualificanti del piano di rinascita democratica di Licio Gelli, messo a punto per assoggettare una magistratura ritenuta pericolosa perchè indagava sui mandanti occulti delle stragi e sugli affari sporchi dei potenti».

Per ora il testo è ancora embrionale e non ha una formulazione chiara su come saranno fatti i test, ma il via libera della maggioranza è stato emblematico e ha dimostrato ancora una volta come i freni imposti da Nordio siano facilmente aggirabili.

Nei mesi scorsi, infatti, la proposta di test era arrivata addirittura in una bozza in consiglio dei ministri su iniziativa del sottosegretario Alfredo Mantovano e poi stoppata da Nordio, che solo pochi giorni prima aveva assicurato all’Associazione nazionale magistrati che nulla del genere sarebbe stato previsto.

Ora, la proposta torna con forza e ha già suscitato le reazioni della magistratura associata, anche se il viceministro Francesco Paolo Sisto, di Forza Italia, ha cercato di calmare gli animi. «Il governo valuterà le osservazioni proposte dalla Commissione. Non si tratta di un tabù, ma occorre valutare se è opportuno uniformare il trattamento dei magistrati a quello degli altri lavoratori della pa», ha detto. «Non faremo scelte estemporanee, ma di sistema. E comunque non ci sarà mai alcun approccio punitivo nei confronti dei magistrati», ha assicurato.

Le reazioni

Le parole di Sisto, però, non sono bastate. Le toghe progressiste si sono immediatamente schierate contro la scelta e anche l’Anm ha aggiornato il suo ordine del giorno per il comitato direttivo centrale del fine settimana.

«All'Italia servono magistrati preparati, seri, onesti e che diano risposte di giustizia in tempi celeri. Queste mi paiono misure utili solo a cercare di trasformare un potere dello Stato, autonomo ed indipendente dagli altri, in una burocrazia pronta ad assecondare i voleri delle maggioranze di turno», ha detto il segretario di Area, Giovanni Zaccaro.

Anche la vicepresidente dell’Anm, Alessandra Maddalena, ha commentato la notizia parlando di un governo con le idee poco chiare: «Non si comprende in cosa consisterebbe esattamente questo meccanismo di verifica psicoattitudinale dei candidati in ingresso in magistratura, che peraltro - risolvendosi in una specie di screening di massa - avrebbe il solo effetto di rallentare l'iter di riempimento delle piante organiche. Credo che il miglior modo per valutare l'equilibrio di un magistrato sia quello di verificarne il lavoro concreto negli uffici giudiziari, attraverso le periodiche valutazioni di professionalità».

Oltretutto, ha sottolineato «la legge Cartabia non contiene una delega per l'introduzione di una simile previsione». 

L’attesa, però, è per il comitato direttivo centrale che si riunirà nel fine settimana e che ha all’ordine del giorno proprio una valutazione sulle riforme in atto e il presidente Giuseppe Santalucia terrà una conferenza stampa al termine della sua relazione. Il segnale chiaro che lo scontro potrebbe avere una nuova impennata, anche perchè sul tavolo delle toghe c’è anche la volontà del ministero di bandire un concorso straordinario aperto a figure terze, come avvocati e toghe onorarie. 

© Riproduzione riservata