Al via il plenum del Consiglio superiore della magistratura, l’ultimo che viene presieduto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che esamina di nuovo la pratica di nomina del vertice della Cassazione.

Al voto, il Consiglio ha approvato la nuova nomina di Pietro Curzio, con 19 voti favorevoli, 3 contrari (Cavanna, Ardita e Di Matteo) e 3 astenuti (Ciambellini, Grillo e Celentano).

Per la conferma della nomina di Cassano, ci sono stati 19 voti favorevoli, 3 contrari (Cavanna, Ardita e Di Matteo) e 3 astenuti (Ciambellini, Grillo e Celentano).

Alla fine della seduta è intervenuto anche il presidente Mattarella, ribadendo gli “auguri a Curzio e Cassano, ribadendo quanto le considerazioni espresse in seduta del 15 luglio 2020”. Inoltre ha ringraziato il Csm “per la tempestività con cui la commissione ha assunto proposte  e deliberazioni, assicurando la piena operatività di funzioni di rilievo fondamentale nell’ordinamento giudiziario”.

Ha fatto riferimento anche al futuro: “Questa occasione imprevista mi offre la possibilità di ripetere al consiglio gli auguri più intensi per l’attività che svolgerà con la presidenza del nuovo capo dello Stato”.

L’intervento di Ermini

Il vicepresidente David Ermini è intervenuto per salutare il presidente Mattarella, rivolgendosi direttamente a lui. Lo definisce “guida saggia e autorevole, esempio di etica istituzionale e fermo sostegno nei frangenti più amari”.

Ha parlato di 3 anni e mezzo “dolorosi e difficili” e ha parlato dell’ultima fase di mandato: “Ci attendiamo le riforme, adegueremo i regolamenti interni per consentire a chi verrà dopo di noi il pieno esercizio delle funzioni”.

Le motivazioni della conferma di Curzio

La quinta commissione ha motivato la conferma di Curzio valutando gli aspetti messi in evidenza dal Consiglio di Stato in favore del ricorrente, il giudice di Cassazione Angelo Spirito.

In particolare, si sottolinea come le motivazioni del Consiglio di Stato fanno riferimento ai “criteri specifici del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria”, in particolare al criterio “della significativa più lunga durata dell'esperienza di legittimità e presso le Sezioni Unite del Dott. Spirito”.

Secondo il Csm, invece, anche se l’esperienza dal punto di vista temporale di Spirito è maggiore, Curzio ha comunque il requisito dell’esperienza necessaria (fissata su almeno sei anni). Quindi, “nonostante l'oggettiva esistenza di un divario quantitativo-temporale tra i due candidati – entrambi possiedono in grado di massima intensità l'indicatore attitudinale richiesto, risultando quindi equivalenti sotto tale profilo”.

Curzio, invece, prevale su Spirito rispetto all’attività “di spoglio in senso tecnico” (una delle attività svolte dai giudici di Cassazione in Sesta), laddove il Dott. Curzio non solo vi ha provveduto per diversi anni, in qualità di Consigliere, presso la Sezione Sesta – e, prima ancora della sua istituzione, presso l'apposita Struttura centralizzata che si occupava dell'esame preliminare dei ricorsi – ma ha anche presieduto al suo svolgimento in qualità di Presidente titolare della Sezione Sesta”.

Spirito, invece, “ha diretto una sola Sezione, caratterizzata da ben minore complessità organizzativa, risultando, perciò, ben meno rilevante l'impegno organizzativo richiestogli”.

Infine, “solo il dott. Curzio può far valere anche l'importante esperienza nella formazione quale componente del Comitato scientifico del Csm”.

D’Amato

D’Amato, presidente della Quinta commissione, spiega perchè si è dovuto procedere con questa rapidità: “La scopertura di figure apicali di legittimità andava colmata anche viste le funzioni nomofilattiche della Cassazione”.

Ciambellini

Michele Ciambellini di Unicost ha spiegato il suo voto di astensione nella commissione al rinnovo della nomina di Curzio e Cassano: la prudenza, per evitare di soccombere in un nuovo giudizio. “Ne va della nostra credibilità nei confronti dei cittadini e dei magistrati”. La velocità “rischia di trasmettere che gli uffici italiani non siano tutti uguali agli occhi del consiglio. Per le assegnazioni corre di solito circa un anno, infatti”.

Ciambellini ha ribadito che non è questione di “persone ma di istituzioni”. Senso  istituzionale “non vuol dire unanimismo”, ha detto dicendo che rispetterà qualsiasi decisione del plenum.

Donati

“Il riesame della pratica non deve essere considerato un conflitto. il consiglio di stato non ci ha spogliato del potere, ce lo ha restituito, perchè cii permette di rinnovare la nostra decisione e cosi abbiamo fatto nello spirito di una franca e leale collaborazione. non abbiamo disatteso le indicazioni del consiglio di stato, invece ne abbiamo tenuto conto nella riedizione del potere”.

“La rapidità di lavoro non deve trarre in inganno, mai c’è stata una partecipazione così ampia e attiva di tutti i consiglieri al lavoro. Questo ha permesso di individuare nuovi argomenti per rinnovare, rafforzandola", la scelta fatta un anno fa per Pietro Curzio e Margherita Cassano.

Inltre, ha sottolineatoo Donati, “non possiamo non permettere al primo presidente id partecipare all’apertura dell’anno giudiziario come momento solenne”.

Cavanna

I laico Stefano Cavanna ha ricordato di non aver approvato le due delibere del plenum anche il 15 luglio 2020.

“Anche oggi non sono in grado di approvare le due delibere  sottoposte al Plenum e ciò, sostanzialmente per due ragioni, attinenti esclusivamente ad aspetti procedurali, nulla avendo a che fare con le straordinarie qualità professionali del Dott. Curzio e della Dott.ssa Cassano che, per ambedue, ho avuto la fortuna di potere apprezzare personalmente".

Le motivazioni sono “la tempistica tenuta dal Consiglio (quattro giorni, domenica compresa) per la discussione in Commissione, redazione ed approvazione di nuove motivazioni, sostitutive di quelle a suo tempo molto meditate e ciononostante ritenute carenti dal Consiglio di Stato,  non appare oggettivamente congrua a qualsiasi delibera di nomina, a maggior ragione, nel caso di specie, vista l’importanza e la delicatezza degli incarichi di cui trattiamo”.

L’altra motivazone è che “dalla lettura, delle proposte in questione, ho tratto l’impressione che le nuove motivazioni, anziché costituire una reale ottemperanza delle sentenze del Consiglio di Stato che prescriverebbero una riformulazione idonea a superare le censure di carenza e sostanziale tautologia delle delibere annullate, si limitino a riproporre in forma diversa le stesse argomentazioni svolte nelle motivazioni originarie”.

Dal Moro

Alessandra Dal Moro, di Area, ha spiegato il suo voto a favore sia in commissione che oggi. “E’ importante - come sottolinea anche il giudice amministrativo - che il sindacato si limiti alla congruità delle motivazioni date, senza che si sostituisca al consiglio nelle scelte di merito da adottare. Equilibrio delicato tra garanzia di legalità e autonomia dell’organo”.

Inoltre argomenta così la velocità di decisione: “Non c’è scritto che il Csm ha sbagliato nella scelta, ma solo è solo una censura della motivazione ritenuta carente. Per questo una riedizione del potere che prevede una nuova proposta, sbagliato leggerla come scontro. Tra poteri e schiaffo tra istituzioni. Le nomine annullate sono state fatte all’unanimità dopo approfondita disamina dei profili di ognuno”.

Ardita

l consigliere togato Sebastiano Ardita di Autonomia e Indipendenza ha spiegato che le ragioni del voto contrario trovano fondamento nei tempi stretti; nella mancanza di puntualità e completezza della nuova deliberazione adottata e nella  impossibilità di formulare una eventuale proposta alternativa.

Mancano gli argomenti richiesti nella sentenza di annullamento per colmare contraddizioni e lacune, è mancata una riflessione approfondita e completa” ha affermato, ammonendo come “occorra evitare, nel metodo prima ancora che nel merito, di dare anche solo dare l’impressione di voler eludere le decisioni del giudice amministrativo”.
 Ardita ha ribadito la necessità di rispettare le decisioni del  Consiglio di Stato; “su tale rispetto, che siamo soliti pretendere per le nostre decisioni, si fondano i principi della nostra costituzione e il sesso stesso dell’esperienza giuridica”. “In presenza di alcuni indicatori specifici che risultavano prevalenti per un candidato si era scelto l’altro candidato. Indicatori previsti dallo stesso consiglio con i quali esso aveva inteso auto limitare il suo potere”.

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