La Corte costituzionale ha eletto con 13 voti a favore e una scheda bianca il suo nuovo presidente, Augusto Barbera. Professore emerito di diritto costituzionale all’Università di Bologna. Rimarrà in carica fino al 21 dicembre 2024 e ha nominato i giudici Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso vicepresidenti.

Come Silvana Sciarra che lo ha preceduto, anche Barbera è un giudice di nomina parlamentare, scelto nel 2015 su indicazione del Partito democratico e in passato è stato parlamentare del Partito comunista e ministro del governo Ciampi.

Nella sua conferenza stampa inaugurale, Barbera ha risposto alle domande in materia di riforma costituzionale sul premierato, attualmente al vaglio del parlamento. Il neo-presidente ha fissato i paletti costituzionali entro cui dovrebbe muoversi la riforma: come fissato dalla sentenza costituzionale del 1988, «anche le modifiche costituzionali sono oggetto di sindacato della corte nel caso in cui dovessero contrastare con i principi supremi», ha detto riferendosi al fatto che una riforma non può modificare la prima parte della Carta.

Nel merito dell’aspetto più controverso del premierato, che inserisce in costituzionale un sistema elettorale di tipo maggioritario ma senza indicare una soglia minima per ottenere il premio di maggioranza, ha ricordato che «una sentenza del 2014 ha previsto che il premio di maggioranza sia costituzionale ma sia necessaria una base minima», come anche la sentenza del 2016 sull’Italicum che ha stabilito come «chi partecipa al secondo turno deve avere comunque una base minima», inoltre ha indicato che «il voto di preferenza sia superabile solo in caso di collegi uninominali o collegi piccoli, in modo da rendere conoscibili le candidature». 

Paletti, questi, che l’attuale testo di riforma costituzionale non prevede ma che dovranno essere rispettati dalla futura legge elettorale, a pena di incostituzionalità.

Anche nel merito della scelta, considerata poco felice anche da voci del centrodestra come Marcello Pera, di inserire in Costituzione il modello elettorale, Barbera ha detto che è «discutibile ma non scandaloso», anche se i costituenti avevano previsto che «spetta alla maggioranza individuare il sistema elettorale» di volta in volta.

L’elezione del parlamento

Barbera ha anche auspicato che il parlamento nomini presto il giudice costituzionale mancante, e ha aggiunto di respingere ogni congettura su una eventuale occupazione politica della Corte, in merito ai retroscena sul fatto che il governo punti a nominare solo giudici di bandiera.

«La Corte costituzionale non può essere occupata da nessuno», perchè i giudici vanno eletti con i 2/3 o i 3/5 di maggioranza e quindi serve un accordo con le opposizioni sui nomi e «poi nel collegio nessuno più si accorge della provenienza del singolo giudice, se di nomina parlamentare, presidenziale o giudiziaria».

I maxiemendamenti

Una frase che certamente non è passata inosservata a palazzo Chigi, invece, riguarda le tecniche parlamentari. In una risposta, infatti, Barbera ha detto che «La richiesta del voto di fiducia è espressione di una debolezza della maggioranza, perchè sottintende problemi interni, non è un sintomo di prevaricazione». Parole che sono certamente risuonate nella maggioranza, che in questo primo anno di legislatura ha fatto largo uso dello strumento e ora è al primo posto per il numero di voti di fiducia di media al mese (a novembre 8, nuovo record).

Non solo, Barbera ha anche commentato l’utilizzo dei maxiemendamenti, definendoli «obbrobriosi perchè raccolgono istanze, interessi e progettini che i parlamentari non riescono nemmeno a conoscere e su cui si chiede la fiducia. Tutto questo crea problemi e la Corte costituzionale non può che essere preoccupata da questa alterazione». Parole che sono arrivate forti a palazzo Chigi, vista anche la contingenza del trovarsi nella fase difficile di approvazione della legge di Bilancio.

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