Nel cosiddetto “listino” del capo politico Giuseppe Conte, spuntano due nomi che in pochi avrebbe potuto immaginare di vedere insieme nella stessa battaglia politica. Entrambi magistrati antimafia ed entrambi pensionati da poco, l’ex procuratore nazionale antimafia, Federco Cafiero de Raho e l’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, hanno profili assai diversi. Ma entrambi hanno deciso di puntare al parlamento salendo sul carro dei grillini.

I due dovranno passare per la ratifica online del voto sul web, ma si tratterà di una mera formalità: l’interrogativo vero è dove saranno candidati. Le voci più insistenti danno Scarpinato in Sicilia, dove è nato e dove ha svolto tutta la sua carriera professionale conclusa nel gennaio 2022. Mentre Cafiero De Raho, napoletano e noto per le sue indagini contro il clan dei Casalesi, sarebbe orientato verso una candidatura in Calabria, dove ha svolto il ruolo di procuratore della Repubblica di Reggio Calabria prima di approdare alla procura Antimafia.

L’obiettivo politico dell’operazione contiana è quella di fermare l’emorragia di voti almeno nel meridione, rimasto unico riferimento territoriale del Movimento cinque stelle ma oggi potenzialmente insidiato da due ex toghe famose come Luigi De Magistris e Antonio Ingroia, con cui c’erano stati tentativi di intesa poi andati a vuoto.

Per farlo, Conte ha scelto di far leva sull’antimafia con due alti profili che hanno legato la loro carriera in magistratura ai processi sulle stragi di mafia e alla lotta alla criminalità organizzata. Anche a costo di dirottare nella contesa politica due figure che, fino a pochi mesi fa, dovevano rappresentare la terzietà della giustizia.

De Raho e l’Antimafia

Non è una novità. Quella di De Raho, addirittura, è la terza candidatura proveniente dal vertice della Direzione nazionale antimafia. Il Pd nel 2013 candidò e fece eleggere al Senato Piero Grasso, mentre nel 2019 portò Franco Roberti al parlamento europeo.

Magistrato legato alla corrente moderata Unità per la costituzione, secondo le ricostruzioni dell’ex capocorrente Luca Palamara, De Raho fu nominato prima a Napoli e poi all’Antimafia grazie anche al potente ex ministro dell’Interno del Pd, Marco Minniti. I suoi contatti con la politica, però, sono proseguiti anche dopo il pensionamento: il neosindaco di Napoli frutto dell’accordo tra Pd e M5s, Gaetano Manfredi, lo ha voluto infatti come membro del consiglio d'amministrazione del teatro Mercadante di Napoli appena un mese dopo il suo addio alla Dna. Il suo nome sarebbe in “quota” Conte e rischia però di essere poco gradito alla base storica del Movimento: fu proprio De Raho, infatti, ad allontanare dal pool stragi dell’antimafia il vero magistrato paladino dei grillini, Nino Di Matteo (il provvedimento di espulsione venne revocato 16 mesi dopo).

La sua discesa in politica – come accaduto anche per i suoi predecessori della Dna, ma nel suo caso sono passati appena 7 mesi dalla fine dell’incarico – è la rappresentazione plastica del cortocircuito tra poteri. Tra le sue ultime dichiarazioni da capo dell’Antimafia nel gennaio 2022, De Raho disse che «arriverà un nuovo pezzo di verità sulle stragi, ne sono convinto».

Le sue parole generarono scalpore e attesa perché dalla sede di via Giulia il magistrato aveva accesso ai fascicoli riservati e alle evoluzioni delle inchieste più delicate in corso. Tra queste, quella per le stragi di mafia in corso a Firenze, che tra gli indagati ha Silvio Berlusconi. Candidato al Senato per Forza Italia, contro il quale De Raho dovrebbe fare campagna elettorale.

Scarpinato il “filosofo”

Molto diverso, invece, è il profilo di Scarpinato. Vicino alla corrente di sinistra di Magistratura democratica, è soprannominato “il filosofo” perché solito offrire analisi storico-culturali sul fenomeno mafioso. È tra gli ultimi esponenti della generazione di magistrati che lavorarono con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il suo nome è legato alle inchieste di Palermo e poi di Caltanissetta sulle stragi.

La sua carriera, però, si è conclusa con una sorta di incidente diplomatico sulla cosiddetta “pista nera” di Capaci, in merito alla presenza del neofascista Stefano Delle Chiaie sul luogo della strage. Sua è la voce presente nell’inchiesta di Report sulla pista nera, che ha prodotto uno duro scontro con il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore De Luca, titolare dell’indagine che ha smentito l’ipotesi, aggiungendo che «non compete a questo ufficio esprimere valutazioni generali in ordine alla completezza e tempestività delle indagini coordinate da altra autorità giudiziaria, a meno che le stesse non abbiano una rilevanza penale in un procedimento di sua competenza».

Anche nel suo caso, l’intento del Movimento 5 stelle è quello di catalizzare i consensi del mondo legato all’antimafia, e nei confronti dell’ex magistrato è già arrivato l’endorsement di Salvatore Borsellino.

Le presenze nelle liste di De Raho e Scarpinato confermeranno il Movimento 5 stelle come “partito dei pm”, con un occhio rivolto al passato che puntata sul ruolo storico dell’antimafia. I due profili serviranno a Conte per spingere sullo scontro tra giustizialismo e garantismo, sull’onda dei principi delle origini del M5s e molto distante da quello tenuto dai grillini nel corso del governo Draghi. Che sotto la guida della ministra Cartabia ha messo rigidi paletti in merito al ruolo dei magistrati (in attività) prestati alla politica.

 

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