Epocale. Così è stata definita la riforma civile che è contenuta nel ddl approvato dal Senato e che affronta molteplici aspetti del diritto civile mandando il governo ad adottare entro un anno dall’entrata in vigore della legge delega uno o più decreti legislativi che conterranno il riassetto del processo civile.

Ma se sulle modificazioni oggetto del processo civile si sono levate molte voci critiche, anche dal Consiglio Nazionale Forense, che non ha potuto esimersi dal rappresentare dubbi e perplessità sull’impianto così come modificato, diverse reazioni si sono avute rispetto alle riforme disegnate per il processo di famiglia e dei minori.

Anche in questo caso non è fuori luogo la definizione di epocale perché da molto, moltissimo tempo, gli addetti ai lavori si sono variamente lamentati della circostanza che il panorama afferente la vita delle famiglie fosse, come in effetti è, affrontato dal nostro sistema giudiziale in modo quantomeno frammentario, che si dipana in un florilegio di procedure.

Inutile infatti sottolineare che quando le persone si rivolgono ai legali, peraltro in un momento della loro vita che spesso è, se non il peggiore, certamente uno dei peggiori e sicuramente dei più stressanti della vita adulta, l’avvocato si trovava – ancora oggi si trova – chiamato ad indagare se sia coniugato o no, se vi siano figlioli o meno, quale il regime patrimoniale prescelto per poi proseguire a comprendere la reale gravità ed urgenza della crisi in atto, con un ulteriore ventaglio di ipotesi, e quindi avventurarsi a spiegare - e quindi condividere - le scelte che dovranno essere affrontate e le tempistiche a queste connesse.

Non è semplice e spesso il sistema restituisce risultati poco adeguati alla domanda di giustizia delle persone.

L’attuale sistema non è virtuoso

Non ha pregio avventurarsi nell’analizzare se e di chi siano le colpe, ma non si può affermare che l’attuale sistema sia virtuoso.

Non lo è per gli adulti, lo è ancora di meno per i minori, con procedimenti che spesso si snodano e annodano per anni sino a che i bambini divengono ragazzini e poi magari – qualche volta – pure maggiori di età senza che gli adulti che dovrebbero farsi partecipi e responsabili di alleggerire il loro carico siano riusciti nell’intento.

E allora una riforma era assolutamente necessaria.

I vecchi avvocati insegnavano che la migliore delle transazioni scontenta un po’ tutte le parti e credo che, in applicazione di questo principio, le scelte operate debbano essere accettate facendosi un onesto esame di coscienza, teso a guardare la nostra quotidianità e a verificare se davvero oggi si possa affermare che siamo in grado di dare la migliore tutela possibile alle famiglie ed ai minori.

Io francamente non lo credo.

La commissione famiglia del Consiglio Nazionale Forense nella precedente consiliatura si era fatta portatrice di un lodevole intento di sintesi che, purtroppo, non era riuscito a raggiungere l’obiettivo di una riforma, molto desiderata, arenandosi a pochi passi dal traguardo.

Così, quando si è trattato di fare una proposta per il Recovery Plan è stato doveroso riprendere quanto era già stato oggetto di tante interlocuzioni con gli addetti ai lavori e di immaginare che potesse costituire, debitamente aggiornato, un utile spunto.

La riforma di cui all’art 23 del DDL 1662 ha certamente colto il senso della proposta del Consiglio Nazionale Forense.

Il tribunale della famiglia

L’istituzione di un tribunale dedicato alle famiglie ed ai minorenni e alle persone che concentri competenze, unifichi e omogenei i riti, semplifichi e ottimizzi i tempi delle procedure, garantisca specializzazione e riorganizzi gli aspetti ordinamentali in funzione delle esigenze di tutela da assolvere sono gli stessi principi che hanno animato la nostra proposta e dunque, nonostante alcune perplessità (soprattutto la previsione della trattazione scritta e da remoto in materie che francamente appaiono poco aderenti a queste modalità, non potendosi sacrificare alla celerità la necessità di un contatto personale) l’auspicio è che la riforma possa trovare attuazione, avuta l’approvazione anche della Camera.

In occasione del Congresso dell’Osservatorio Nazionale sul Diritto di Famiglia che si è tenuto a Lucca la scorsa settimana si è avuto modo di acquisire le posizioni sia del professor Filippo Danovi che ha spiegato con chiarezza e lucidità i passi salienti della

Riforma nella sua ultima stesura, ma anche le riflessioni di molti e autorevoli interpreti e studiosi del diritto di famiglia, avvocati, professori universitari, magistrati, presidenti di associazioni che si occupano di diritto di famiglia e minorile.

E’ stato un confronto estremamente ricco ed interessante che ha dato voce sia alle voci favorevoli che alle critiche, queste ultime soprattutto da parte di chi si occupa di giustizia minorile.

Non è possibile in questa sede analizzare le singole fattispecie ma credo abbia pregio ricordare quanto riferito dal professor Danovi in ordine ai tribunali per i minorenni che, contrariamente a quanto potrebbe apparire, non si debba ritenere che vengano soppressi ma semplicemente trasformati e valorizzati per divenire un organo centrale di riferimento.

Il principio di prossimità

Il professor Francesco Paolo Luiso, Presidente della commissione che ha analizzato il progetto di riforma, ha sottolineato come la prossimità sia un principio fondamentale per la giustizia che si occupa della famiglia, delle persone e dei minori evocando addirittura che si dovrebbe tornare all’esperienza della pretura.

Il punto di vista è del tutto condivisibile, la percezione di una giustizia vicina e celere è fondamentale per restituire alle persone la consapevolezza di poter contare su un sistema in grado di accogliere e risolvere le crisi della famiglia e di riuscire a comporla nel modo più efficace possibile, avendo quale obiettivo centrale il preminente interesse dei minori ad essere aiutati e tutelati.

Prossimità, celerità, specializzazione, sono aspetti che non è facile conciliare e che la riforma ha cercato di acquisire in una sintesi che, pur perfettibile, appare certamente tesa ad andare incontro ad esigenze che attualmente non trovano adeguate risposte.

L’ho detto in occasione del mio intervento a Lucca e lo ribadisco ora: credo sia davvero il momento di capire che ciascuno dovrà fare non un passo indietro ma un passo incontro, per un momento spogliandosi delle proprie categorie, e andando incontro alle esigenze di una società che negli ultimi anni è profondamente mutata ed è in continua, rapidissima, trasformazione.

Occorrerà quindi avere strumenti in grado di risolvere i conflitti familiari, adeguati alle tante nuove sfide che quotidianamente si presentano e si presenteranno. Sarà una grande responsabilità per tutti coloro che si occupano del diritto delle persone e della famiglia, ciascuno per la sua parte.

Finanziamento per le assunzioni

Corollario indispensabile sarà tuttavia che la riforma trovi un adeguato finanziamento sia per quanto riguarda l’integrazione necessaria del numero dei magistrati che se ne occuperanno (abbiamo numeri tra i più esigui in Europa, cfr. Justice Scoreboard 2021, tab. 32 number of judges), che della loro formazione e specializzazione, che di una adeguata remunerazione dei tanti avvocati che formatisi in proposito si impegneranno a mettere la loro professionalità a servizio dei più piccoli come curatori e tutori.

Epocale.

Magari questo aggettivo, tra qualche anno, potremo riferirlo allo sforzo che tutti gli interpreti saranno stati chiamati ad affrontare ma anche al successo che ne potrà derivare in termini di risposta di giustizia per la società.

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