Dopo cinquanta giorni di stallo e tre sedute di fuoco concluse con un nulla di fatto, l’Associazione nazionale magistrati è riuscita a eleggere il proprio presidente, Giuseppe Santalucia, e la sua giunta esecutiva. Per sbloccare la situazione è servito ciò che Area, la corrente progressista con la maggioranza relativa all’Anm, si era impuntata per evitare: il passo indietro di Luca Poniz, presidente uscente e più votato della sua lista. Per Area, il suo nome come presidente era inscindibile dal programma e ha portato avanti questa linea per due riunioni, ma ha incontrato il veto netto di Magistratura indipendente, la corrente conservatrice che proprio da Poniz era stata messa all’angolo nella precedente giunta, in seguito allo scandalo Palamara-Ferri. 

Il braccio di ferro avrebbe potuto andare avanti a oltranza, con conseguente perdita di credibilità di un comitato direttivo centrale appena eletto proprio con l’obiettivo dichiarato da tutte le correnti di superare la crisi in cui versa la magistratura. Per questo Poniz ha deciso di farsi da parte, con una dichiarazione molto dura: «Non tollero di essere considerato un problema. Trovo che chi ha fatto questa operazione sia indecente e se ne assume la responsabilità».  Un passo indietro sì, ma in favore di un fedelissimo di Area. Dentro la corrente di sinistra, infatti, sono state settimane di scontro tra le componenti: una che sta investendo fortemente nel gruppo unitario di Area (nato nel 2010 dall’unione di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia) e che fa capo a Poniz e al segretario, Eugenio Albamonte; l’altra invece, in attuale minoranza, che ha manifestato dubbi sulla tenuta del progetto. Per questo a sostituire la candidatura di Poniz non è stata quella di Silvia Albano, seconda più votata nella lista di Area ma spesso non organica alle posizioni dello stesso presidente uscente, che non è stata inserita nemmeno tra i membri della giunta (dove siederanno Lilli Arbore e Elisabtte Canevini, terzultima e ultima delle elette e componenti del gruppo di maggioranza dentro Area). Santalucia, un passato in Magistratura democratica ma sostenitore del progetto di Area, è un magistrato stimato da tutti ma anche una garanzia di sintonia coi vertici del suo gruppo.

L’unità non c’è

L’assemblea di sabato, tuttavia, è stata un successo a metà. Ha sbloccato una situazione che stava creando più di qualche imbarazzo al sindacato delle toghe, ma non ha prodotto il risultato sperato di una giunta unitaria, rappresentativa di tutti i gruppi e dunque più legittimata. Santalucia è stato eletto con 30 voti su 36: due le schede bianche, 4 i contrari del gruppo Articolo 101, lista appena nata e che si definisce “anticorrentista”. Proprio Articolo 101 rischia di diventare la spina nel fianco della nuova giunta. Il gruppo ha sintetizzato così il risultato del voto: «Le correnti sono unite, i magistrati no». Articolo 101 ha contestato la presenza dei segretari dei gruppi all’assemblea, perchè sabato avrebbero fatto i loro giochi fuori dalla riunione (che è pubblica e trasmessa da radio Radicale, ma che ha subito alcune interruzioni). In questo modo le quattro correnti avrebbero orchestrato la composizione della giunta: Alessandra Maddalena di Unicost vicepresidente, Salvatore Casciaro di Mi segretario generale, vicesegretario è Italo Federici di Unicost, mentre Aldo Morgigni (AeI) è coordinatore dell'ufficio sindacale. Si è seguita la prassi di sempre: i gruppi si sono confrontati e hanno creato una squadra che garantisse rappresentanza a tutti (con probabile rotazione delle cariche tra un anno). A pesare nei prossimi mesi, tuttavia, sarà la mancanza di un programma chiaro: l’arroccamento intorno al passo indietro di Poniz, infatti, ha messo in secondo piano i temi. Se sulla gestione dei tribunali durante il Covid l’Anm anche senza giunta si è già fatta sentire al ministero della Giustizia, il vero nervo scoperto su cui non c’è una sintesi comune è la riforma del Csm: nel programma di mediazione è stato indicato solo come punto da discutere. Area e Unicost, però, sono esplicitamente contro il sorteggio anche temperato al Csm, a differenza di Mi e AeI. Un nodo, questo, che potrebbe incrinare i già fragili rapporti interni. Con Articolo 101 pronto a mettere in luce ogni contraddizione.

 

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