Care lettrici, cari lettori

anzitutto un augurio di serena Pasqua e una buona festa della Liberazione, che quest’anno celebra gli ottant’anni.

La settimana della giustizia ha avuto al centro l’incontro dell’Anm con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il tentativo sempre più forte della Corte dei conti di spiegare le ragioni della sua preoccupazione per la riforma che ne modificherà le competenze. Le due riforme, quella costituzionale di separazione delle carriere e quella che riguarda la magistratura contabile, rappresentano un preciso disegno del governo che sta mettendo in allarme sia la magistratura speciale che quella ordinaria.

Quanto ai commenti, il direttore della rivista Giurisprudenza penale Guido Stampanoni Bassi è tornato sul caso della sentenza Turetta e il concetto di «crudeltà», che differisce nel lessico giuridico e in quello comune.

Incontro Nordio-Anm

L’Anm ha incontrato il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il confronto è stato su molti temi: dai problemi del sovraffollamento carcerario all'esecuzione penale, l'edilizia penitenziaria, l'aggiornamento del processo telematico, fino alle difficoltà nell'applicazione del principio di collegialità legate al nuovo reato di femminicidio.

«Speriamo che su molti dei punti che abbiamo esposto ci possa essere una risposta concreta. Non c'è accordo su tutto, ma su molti temi direi che c'è stata una sintonia sicuramente» è stato il commento del presidente dell'Anm, Cesare Parodi.

Un punto di frizione, invece, ha riguardato la carcerazione preventiva: il ministro vorrebbe rivederne le categorie, l’Anm invece ha chiuso a ipotesi di rimodulazione.

Dettaglio di colore: tra le foto inviate alla stampa, una vede Nordio con una sigaretta in bocca, «È un vezzo alla Humphrey Bogart: sigaretta spenta ma iconica», è il commento del suo staff.

«Il ministro Nordio si è trovato in sintonia con le toghe specie sui temi dell'efficienza della Giustizia. Nell'incontro di oltre due ore sono stati inoltre toccati anche la problematica delle Rems, della carcerazione preventiva e dell'organico dei magistrati di sorveglianza. Il tutto in un'ottica di continuativa collaborazione», si legge nella nota del ministero.

Qualche giorno dopo, però, i toni si sono accesi. In una nota, l’Anm ha ribadito che il confronto è stato franco, ma ha scritto che «a livello politico non esiste la volontà di dare ai problemi della Giustizia ed alla tutela dei diritti fondamentali il primario rilievo che dovrebbero avere in ogni democrazia evoluta» e c'è «il rischio di far ricadere ancora una volta sui magistrati la responsabilità di ritardi e disservizi che non sono ad essi in alcun modo imputabili».

Subito dopo è arrivata la replica del ministro: «Sono state rappresentate le più significative misure apprestate dal Ministero in tema di aumento delle piante organiche degli uffici giudiziari, assunzione del personale amministrativo e stabilizzazione del personale precario, applicativi informatici, investimento nell'edilizia giudiziaria, ottimizzazione della giustizia penale e civile, situazione carceraria», quindi «rammarica constatare che, senza neanche attenderne la trasmissione, l'Anm abbia lamentato la mancata assunzione di impegni concreti».

La Corte dei conti

Accanto alla magistratura ordinaria, anche quella contabile è alle prese con una riforma che ne cambierà i connotati. Per questo il 15 aprile l’Associazione magistrati Corte dei conti ha organizzato un incontro dibattito che è stato molto partecipato, anche da remoto, dove hanno preso la parola professori, magistrati contabili e magistrati ordinari.

«Esprimiamo la nostra grande preoccupazione nei confronti di una riforma fatta troppo in velocità e che mette in serio rischio la tutela del bilancio dello Stato», ha detto la presidente Paola Briguori, che ha annunciato che la mobilitazione continuerà. «E' nostro dovere fare tutto ciò che è in nostro potere per evitare scelte che possano nuocere ai cittadini». Al termine dell’evento, Amcc ha annunciato uno sciopero virtuale con devoluzione stipendio di una giornata lavorativa a due associazioni di beneficenza.

Tra i magistrati ordinari, è intervenuto il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha detto che «non c'è solo la riforma della Corte dei conti, ma anche l'abolizione dell'abuso di ufficio e le norme sulle intercettazioni. Tutto fa parte di un unico disegno che rende più difficile indagare e raggiungere condanne per corruzione» e ancora «In merito a tutte le riforme che hanno riguardato la Giustizia, dalla Cartabia a oggi, io salverei solo quella del luglio 2024 che ha riguarda la cybersicurezza, il resto sono riforme che hanno danneggiato e rallentato il sistema processuale e hanno reso difficoltosa l'acquisizione delle prove».

Renato Balduzzi, presidente dell'Associazione italiana dei costituzionalisti, ha sottolineato i profili di dubbia costituzionalità della riforma, che «incide sui principi di equilibrio del bilancio» ed è «manifestamente irragionevole perché sopprime il controllo concomitante».

I magistrati contabili avevano già rivolto, attraverso l’acquisto di pagine sulla stampa, un appello a Giorgia Meloni perchè tornasse sui suoi passi e concertasse la riforma. Senza però ottenere risposta.
All’evento ha preso parte anche l’Anm, e il presidente Parodi ha detto che «con questo progetto di legge si rischia di perdere l'efficacia del controllo. Condivo i dubbi che molti di voi stanno vivendo».

La giustizia amministrativa

Il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa «ha preso atto del raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell'arretrato, concordati con l'Unione europea, in anticipo rispetto al termine fissato del 30 giugno 2026 nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), e ha accolto la richiesta della Commissione europea di rinegoziare al rialzo gli obiettivi originariamente concordati».

La rinegoziazione al rialzo, infatti «consentirà di ridurre ulteriormente il numero dei giudizi amministrativi pendenti e assicurare tempi ancora più celeri alla richiesta di giustizia».

le linee guida per la comunicazione

Dal caso Musolino al caso Patarnello, il Csm è alle prese con la grande questione della libertà di manifestazione del pensiero dei magistrati.

Durante il dibattito in plenum sul caso Patarnello, la consigliera di Mi, Bernadette Nicotra, ha detto che «difendo la libertà di manifestazione del pensiero del magistrato cittadino ma nello stesso tempo non condivido le cadute di stile e le uscite inopportune ad opera di alcuni magistrati allorché intervengono nel dibattito pubblico su temi sociali e culturali sensibili. Così rischiamo di tracimare in una pericolosa deriva», «col rischio di impattare sulla fiducia che il cittadino deve riporre sull'ordine giudiziario e ciò rendendoci meno credibili e finendo per contribuire noi stessi alla nostra delegittimazione».

Il punto, per Nicotra, è che «la parola di un giudice su alcuni temi della vita politica e sociale possiede un plusvalore perché può generare nell'opinione pubblica la convinzione che le opinioni personali del magistrato corrispondono a precetti giuridici e valoriali». 

Nel suo intervento, viene sottolineata anche la necessità di «trovare una regolazione di massima, forse oggi non sono più sufficienti i precetti di soft law dettati nel codice deontologico dell'Anm, occorre elaborare delle linee guida».

Proprio in questa direzione va la proposta di pratica avanzata dal consigliere laico di FdI, Felice Giuffré, che però ha trovato già la contrarietà di una parte delle toghe progressiste.

Il dl Sicurezza

L’Associazione nazionale magistrati ha segnalato i profili di possibile illegittimità costituzionale del decreto legge Sicurezza (così convertito da che era disegno di legge), che prevede anche una serie di nuove fattispecie di reato, introdotte però con un atto avente forza di legge che andrà convertito.

«Auspichiamo che in sede di conversione del dl sicurezza possano essere adottati tutti i correttivi necessari a scongiurare i rischi di un diritto penale simbolico e invita l'Avvocatura e l'Accademia ad una riflessione comune sull'uso dello strumento penale come mezzo di controllo sociale e sui possibili profili di illegittimità costituzionale che alcune delle norme contenute nel decreto presentano», ha scritto l’Anm. «E ancora, nonostante la gravissima situazione carceraria, più volte denunciata, si introducono nuove ipotesi di esclusione delle misure alternative e dei benefici penitenziari, oltre al carcere per le donne incinte. A fronte di ciò, non vengono previste misure per fronteggiare la drammatica situazione degli istituti penitenziari».

Il diritto all’affettività in carcere

La circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria afferma il diritto all’affettività e alla sessualità nelle carceri, un diritto sancito dalla Corte costituzionale a gennaio 2024 e delega agli istituti il compito di decidere, caso per caso, come garantirlo. La circolare disciplina le modalità di svolgimento dei colloqui intimi, demandando ai provveditori e ai direttori il compito di garantire questo diritto. Qui trovate i dettagli.

29 milioni per il reinserimento dei giovani

Il ministero della Giustizia ha destinato 29 milioni di euro, a valere sul Programma nazionale Inclusione e lotta alla criminalità 2021-2027, per l'accompagnamento verso l'autonomia, l'inclusione e il reinserimento sociale dei minori e giovani adulti collocati in comunità sulla base di un provvedimento dell'Autorità giudiziaria minorile per l'esecuzione di misure cautelari, messa alla prova e misure di comunità in fase di uscita dal circuito penale.

Beneficiari del Progetto sono i centri di Giustizia minorile. Essi puntano a creare una serie di supporti necessari per consentire ai minori e giovani adulti di diventare adulti e costruirsi gradualmente delle prospettive positive di vita, dal momento in cui escono dal sistema penale. 

Giornata per le vittime di errori giudiziari

La giornata per le vittime di errori giudiziari, la cui introduzione è prevista in una proposta di legge per il 17 giugno – data di arresto di Enzo Tortora – rischia di venire bloccata.

La maggioranza, infatti, vorrebbe evitare ulteriori frizioni con le toghe e l’Anm ha già criticato la giornata, considerata un modo per mettere in cattiva luce il lavoro della magistratura.

Il provvedimento, arrivato ieri in aula per la discussione generale senza mandato al relatore, quasi certamente tornerà in Commissione e questo ne allungherà l’iter. 

«Dalla maggioranza un vero e proprio cambio merce sulla pelle delle persone. Le vittime di errori giudiziari sono stati sacrificati da Meloni sull’altare di un provvedimento sulla giustizia pasticciato. Quale sarebbe il rischio che correrebbe il Paese se si ricordasse chi è stato in carcere senza un motivo, chi addirittura è morto per un errore della malagiustizia?», ha scritto il primo firmatario della legge, il deputato di Italia Viva Davide Faraone.

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