Care lettrici, cari lettori

la settimana ha seguito il congresso dell’Anm, in cui è intervenuto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per presentare la riforma costituzionale della giustizia che dovrebbe presto arrivare al Csm.

La conseguenza è stata una chiara presa di posizione da parte del sindacato delle toghe sulla contrarietà all’iniziativa, senza possibilità di aprire un dibattito nel merito delle proposte.

Anche a proposito della riforma interviene l’ex magistrato Gherardo Colombo, che ho intervistato per capire se sia possibile fare un parallelo tra l’inchiesta di Mani Pulite e il caso Liguria.

Lo scorso fine settimana ho anche avuto la possibilità di partecipare a una due giorni organizzata dalla commissione carcere della Camera Penale di Padova sull’isola-carcere di Gorgona, l’ultima esistente in Europa. Li abbiamo svolto un dibattito dal titolo “I luoghi e gli spazi di detenzione”, cui hanno preso parte l’ex garante dei detenuti Mauro Palma, il presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze, Marcello Bortolato, l’ex magistrata di sorveglianza di Livorno Valeria Marino, il direttore del carcere Giuseppe Renna e l’architetto Andrea di Franco. Da questi due giorni intensi, inaspettati negli incontri e unici per il luogo in cui si sono svolti, ho realizzato questo reportage che leggete in anteprima ma che sarà sul quotidiano di lunedì.

I tempi

La riforma per la separazione delle carriere dei magistrati approderà in Consiglio dei ministri entro il 29 maggio. L’assicurazione è arrivata da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dunque con un timing che precede il voto europeo: «La separazione delle carriere è consustanziale al concetto di giusto processo e al sistema processuale accusatorio al quale si è ispirato una medaglia d'argento della Resistenza, il professor Giuliano Vassalli». Il provvedimento allo studio, però, non ipotizza modifiche all'obbligo dell'azione penale, ha detto Nordio.

Le reazioni della politica

La premier Giorgia Meloni ha confermato che «La riforma della giustizia serve a questa nazione, non perché ci smontano il decreto Cutro ma perché tutti siamo d'accordo che la giustizia non funziona in Italia: bisogna avere il coraggio di intervenire come su tutte questioni che rallentano investimenti e sviluppo».

A sostenere la necessità della riforma è soprattutto Forza Italia, con il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, secondo cui «E' difficile cogliere il senso della contrarietà dell'Anm alla separazione delle cantiere. Nessuno intende toccare l'articolo 104 della Costituzione, su autonomia e indipendenza della magistratura, né l'articolo 112, sull'obbligatorietà dell'azione penale. Separare le carriere significa ridare al giudice la posizione che merita, equidistante, anche culturalmente, dalle parti. Non si è mai visto un arbitro che abbia un rapporto di parentela con uno dei giocatori in campo».

Anche la leghista presidente della commissione Giustizia al Senato, Giulia Bongiorno, ha detto che «la separazione delle carriere è importante, abbiamo fatto anche un referendum su questo. Ma contemporaneamente siamo consapevoli che separazione delle carriere non significa affatto voler assoggettare una parte della magistratura all'esecutivo. Quindi, indipendenza della magistratura e separazione delle carriere».

La mozione dell’Anm

Il congresso di Palermo dell’Anm si è concluso con una mozione (qui l’integrale) sintetizzabile in alcuni punti salienti:

- La magistratura denuncia «la condizione di ipertrofia normativa in cui si trova a operare e lo scadimento qualitativo della produzione normativa, sempre più spesso improntata alla soluzione del contingente, senza un adeguato sforzo di coerenza sistematica».

- La magistratura conferma «anche il suo impegno volto ad assicurare che la risposta alla domanda di giustizia sia sempre più tempestiva, ma va mantenuto fermo il principio che l’attività del giudicare non può mai essere demandate all’intelligenza artificiale»

- «È dannosa per le istituzioni una critica che non parta dalle motivazioni del provvedimento giudiziario, e che sia fondata sulla ricerca nella vita privata del magistrato, di dichiarazioni o meri comportamenti che, talvolta travisati e comunicati ad arte, possano dare, all'opinione pubblica, l’impressione di un pregiudizio, di una partigianeria che ne ha guidato la penna. Questo modo di muovere critiche alle decisioni dei giudici va contrastato con grande fermezza, perché inquina il dibattito pubblico intorno alla giustizia e genera sfiducia verso la magistratura».

- «Più in generale è necessario prendere atto che, per una parte dell'uditorio, le dichiarazioni rese dal magistrato vengono percepite quali espressioni di pensieri e valori riferibili all'intera magistratura e la comunicazione deve quindi adeguarsi a questo dato quanto a scelta dei temi, stile e contenuti».

Vi è anche una precisa presa di posizione sulle riforme costituzionali annunciate: «Quanto alle riforme costituzionali in materia di ordinamento giudiziario e di governo autonomo della magistratura, che hanno costituito tema del dibattito congressuale, l'Associazione Nazionale Magistrati ribadisce la propria intransigente contrarietà alla separazione delle carriere e al complessivo indebolimento del CSM che ne costituiscono il contenuto principale».

L’avvocato in Costituzione

Nel presentare la sua riforma costituzionale di cui ancora però non è noto il testo, il ministro Nordio ha anche sottolineato che intende dare seguito a una delle maggiori richieste arrivate dall’avvocatura negli ultimi anni, in particolare da parte del Cnf: inserire la figura dell’avvocato in Costituzione. 

«Nella nuova riforma la dignità della figura dell'avvocato entra in Costituzione. La figura dell'avvocato avrà una menzione autonoma come elemento strutturale della giurisdizione e con la stessa dignità. La giurisdizione poggia su un tavolo a tre gambe: accusatore, difesa e giudice, per i quali dev'esserci pari dignità. Senza uno di loro sarebbe una giurisdizione monca», ha detto il Ministro al festival della Giustizia organizzato da Aiga.

La regolamentazione dei Trojan

Il governo ha dato parere favorevole all’ordine del giorno al ddl Cybersicurezza a firma di Enrico Costa, che impegna il governo a introdurre una disciplina organica dello strumento del trojan «nel primo provvedimento utile». L'odg è firmato anche dalla deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi e dal capogruppo di FI in Commissione Giustizia Pietro Pittalis.

«Risulta necessario prevedere una disciplina organica che, da un lato, indichi le gravi forme di criminalità per le quali ammettere l'utilizzo del captatore informatico e, dall'altro, dettagli le condizioni applicative e le modalità operative di utilizzo, con l'obiettivo di bilanciare l'accertamento delle ipotesi delittuose ed i principi costituzionali previsti dagli articoli 14 e 15 della Costituzione», cioè l’inviolabilità del domicilio e il diritto alla segretezza delle comunicazioni. Il Trojan viene definito «un sistema dissimulato, inoculato da remoto, che invade il terreno della riservatezza penetrando anche nelle sfere più intime e private».

La consulta sul carcere

La Corte costituzionale ha depositato la sentenza n.85 in cui ritiene fondata la questione proposta dal magistrato di sorveglianza di Padova in materia penitenziaria e scrive che, «Se un detenuto è stato condannato per un reato compreso nell'elenco dell'art. 4-bis della legge sull'ordinamento penitenziario, ma ha in concreto accesso a tutti i benefici penitenziari, è irragionevole sottoporlo a un regime più restrittivo rispetto a quello ordinario solo per quanto riguarda le telefonate con i propri figli minori».

La Corte ha ricordato che chi è condannato per uno dei reati cosiddetti ostativi è ordinariamente escluso dai benefici penitenziari, in forza della generale presunzione per cui i collegamenti con l'organizzazione criminale non vengono meno con l'ingresso in carcere del condannato, con conseguente persistere della sua pericolosità sociale. Questi detenuti hanno accesso ai benefici, di regola, soltanto quando collaborino con la giustizia. Tuttavia la legge prevede oggi varie ipotesi in cui i condannati per reati ostativi possono in concreto essere ammessi ai benefici penitenziari, pur in mancanza di una loro collaborazione con la giustizia. «Nel caso concreto, il detenuto aveva in effetti già goduto di permessi premio, concessi sulla base dei suoi progressi nel trattamento rieducativo attestati dall'amministrazione penitenziaria. Inoltre, in forza della normativa speciale adottata durante il periodo della pandemia, aveva fruito di una telefonata al giorno con i propri familiari, come tutti gli altri detenuti. A questo punto la Corte ha ritenuto irragionevole sottoporre in queste situazioni il condannato a una disciplina più sfavorevole rispetto a quella applicabile alla generalità dei detenuti».

La magistratura onoraria

Il ministro Nordio è tornato sul tema del ruolo della magistratura onoraria, dopo che in passato è stato ipotizzato di aprire ad un concorso speciale per integrarla nei ranghi ordinari. Ora il ministro ha aggiunto una ulteriore intenzione, durante il question time: che il lavoro del giudice onorario sia parificato a quello dei togati.

«Anche come ex magistrato ho perfettamente presente la grande e impegnativa opera della magistratura onoraria senza la quale l'amministrazione della giustizia sarebbe ancora più sofferente di quanto già non sia adesso. Ribadisco che in questo settore l'attenzione del governo è massima», ha detto, spiegando che l'impegno del governo è di «portare la figura del giudice onorario come una figura perfettamente parificata al lavoro degli altri magistrati, che sono professionisti».

Magistrati e social

Il Consiglio superiore della magistratura ha tenuto una due giorni di convegno sul tema della magistratura e del suo rapporto con i social media. E’ possibile rivedere l’evento sul canale youtube del Csm e o ascoltarlo su Radio Radicale. 

Qui il resoconto della prima giornata di convegno, con la relazione del consigliere Marcello Basilico e del vicepresidente Fabio Pinelli.

Festival della Giustizia Penale

In questo fine settimana è in corso il Festival della Giustizia Penale, a Modena, Carpi, Sassuolo e Pavullo, che è arrivato alla quinta edizione. Il titolo è “La vita e la morte nella giustizia penale”, il programma  è molto denso e tutte le sessioni sono trasmesse anche via web.

Nomine del Csm

Il plenum del Csm ha nominato all'unanimità Giorgio Barbuto presidente della Corte d'appello di Perugia; il nuovo procuratore di Pordenone, Pietro Montrone e il nuovo presidente di Sezione del tribunale di Ancona, Roberto Evangelisti. Inoltre a maggioranza è stata nominata la nuova Presidente del Tribunale per i Minorenni di Firenze, Silvia Chiarantini; il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Cremona, Guido Taramelli; il nuovo Presidente di sezione del Tribunale di Brescia, Gustavo Nanni. 

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