Lo scandalo che sta di nuovo colpendo la magistratura italiana allarga i suoi effetti e fa nascere l’ennesimo scontro interno tra toghe associate.

All’indomani della pubblicazione delle notizie sull’esistenza di una presunta loggia segreta detta “Ungheria”, descritta nei verbali di interrogatorio dell’avvocato siciliano Piero Amara, la Giunta dell’Associazione nazionale magistrati ha preso posizione in un comunicato in cui parla di «Una vicenda inquietante» che «turba in queste ore la pubblica opinione e scuote i magistrati con interrogativi che pretendono risposte rapide ed esaurienti. Quei verbali contengono, secondo quanto si apprende dai giornali, pesanti e inaudite accuse nei confronti di vari esponenti delle Istituzioni e, tra queste, anche del Csm». Per questo, l’associazione guidata da Giuseppe Santalucia scrive che «confida che presto saranno dissipate ombre e fugati sospetti e che l’Autorità giudiziaria ed il CSM, nell'ambito delle rispettive competenze, sapranno procedere in tempi rapidi all’accertamento dei fatti, fornendo risposte chiare ai gravi interrogativi che la vicenda pone».

Il comunicato, che non adombra sospetti sul Csm ma chiede che al più presto si faccia chiarezza, non è stato condiviso dall’unico gruppo di opposizione, composto dai magistrati “anticorrentisti” di Articolo 101.

«La gravità della vicenda e della situazione complessiva avrebbe richiesto l'urgente convocazione del Comitato Direttivo Centrale. Soltanto all'esito del confronto tra tutti i componenti del Cdc e secondo la sintesi frutto di tale confronto, l'Anm avrebbe dovuto pronunciarsi», scrivono, dicendo che a richiesta di convocazione non sono seguite iniziative.

Poi, prosegue Articolo 101, il problema sarebbe il «gravissimo deficit di credibilità» delle istituzioni togate,  e «causa principale di tale insostenibile condizione è l'emersione del pervasivo condizionamento del correntismo nel sistema dell'autogoverno e, in particolare, nelle determinazioni del Consiglio Superiore della Magistratura».

Per questo, Articolo 101 chiede «lo scioglimento di questo Csm», indicandolo come «la via obbligata per il ripristino della normale funzionalità dell'organo e, al contempo, la condizione indispensabile per ridare un minimo di credibilità e autorevolezza al complesso delle istituzioni giudiziarie».

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