La magistratura associata sta vivendo una fase molto complicata, di scontro sia esterno con la politica che interno, tra le singole correnti. A scatenarlo è stato il caso della magistrata di Catania, Iolanda Apostolico, che ha emesso l’ordinanza che disapplica un decreto del governo e per questo è stata attaccata dal ministro Matteo Salvini con un video che la ritraeva a una manifestazione in favore dei migranti.

L’ultima assemblea dell’Anm è stata teatro di un duro scontro tra correnti progressiste e i conservatori di Magistratura indipendente, che hanno votato contro il documento finale approvato. 

Unicost, corrente moderata, ha votato a favore ma la segretaria nazionale, Rossella Marro, chiarisce le distanze dai gruppi progressisti.

Per cominciare a chiarire, quale è la posizione di Unicost sul caso Apostolico?

Per Unicost l’accusa ai magistrati, rivolta da esponenti di governo, con riferimento al contenuto di un provvedimento giurisdizionale, di essere «nemici della sicurezza della Nazione», «un ostacolo alla difesa dell’ordine pubblico» e di «scagliarsi contro i provvedimenti di un Governo democraticamente eletto», «di non collaborare all’attuazione della politica di governo» pone in discussione la funzione stessa della giurisdizione in uno Stato di diritto. A ciò va aggiunta la esasperata campagna di stampa dei giorni successivi, che, partendo dalle vicende personali del giudice che ha firmato il primo provvedimento, e scavando nella vita familiare della stessa, rischiano di intimidire ogni altro giudice che, nella legittima interpretazione delle leggi, intendesse orientarsi in senso difforme ai voleri dell’esecutivo. Tutto questo non è accettabile.

Come valuta la pubblicazione del video della magistrata da parte del ministro Salvini?

Trovo singolare le modalità ed i tempi della emersione del video, che fa temere una inquietante attività di profilatura dei magistrati.

Ha condiviso le scelte della magistratura associata in risposta agli attacchi?

L’intervento dell’Anm del 21 ottobre, di forte dissenso rispetto ai gravi attacchi alla giurisdizione, era doveroso.

La riunione dell’Anm del fine settimana ha aperto uno scontro feroce tra Mi e le correnti progressiste, cosa ne pensa?

Penso che la contrapposizione non sia un bene. Vede, sono state presentate proposte di riforme che potrebbero stravolgere l’assetto costituzionale, con un sostanziale assoggettamento della magistratura alla politica, in seno finanche all’organo di governo autonomo, il Csm. Oggi si discute di ciò che sarà la magistratura e la democrazia di questo paese. Questa prospettiva dovrebbe vedere la magistratura associata compatta e non contrapposta in fazioni che rimandano a schemi propri della politica.

Unicost come si colloca in questo scontro?

Noi abbiamo una posizione diversa sia dal blocco progressista che da MI. In considerazione della gravità degli attacchi alla giurisdizione, condividiamo fortemente la decisione dei consiglieri del Csm che hanno richiesto l’apertura di una pratica a tutela e, pur aderendo alla figura di magistrato sobrio nelle manifestazioni esterne e consapevole dei rischi connessi alla sovraesposizione mediatica, riteniamo che in questo momento occorre avere ben in mente l’essenziale che emerge dal caso Catania.  Porre sullo stesso piano l’attacco alla giurisdizione da parte di esponenti del Governo e di certa stampa e la partecipazione, risalente a cinque anni prima, di Iolanda Apostolico ad una manifestazione, attribuendo alla stessa la responsabilità del primo, è francamente troppo. Tuttavia, dobbiamo rimandare al mittente le esternazioni di alcuni esponenti della magistratura progressista che, partendo dal caso Apostolico, giungono ad affermare che solo il magistrato “attivista” è in grado di tutelare i diritti fondamentali, relegando alla categoria di magistrato “burocrate” chi per inclinazione personale o habitus culturale osservi una condotta di vita sobria e riservata. Questo non lo accettiamo.

Esiste un modo per abbassare la tensione tra toghe e politica?

Coltivare il rispetto reciproco.

Esiste un tema su come i magistrati utilizzano i social? L’iniziativa portata avanti da un consigliere laico al Csm ha sollevato molte discussioni.

Certo che esiste il tema ed è giusto discuterne. Soprattutto i giovani magistrati devono chiedersi quale modello di giudice intendano incarnare. E devo dire, occorre forse un approfondimento nello studio dei codici di autoregolamentazione, adottati sia a livello nazionale che internazionale, che affrontano il tema del riserbo e della sobrietà. Dedicare il prossimo congresso dell’Anm, tra gli altri, al tema della manifestazione del pensiero dei magistrati è stata una felice scelta. Tuttavia, trovo pericoloso adottare un atteggiamento censorio nei confronti di chi ha una impronta più attivista. Esistono le sedi deputate al sindacato delle condotte che travalicano i limiti del consentito al magistrato. Per il resto, manterrei un atteggiamento di cautela.

Vede contenuti ritorsivi nelle riforme che il governo ha annunciato, dalla separazione delle carriere a quella del Csm?

Temo di sì. Sarebbe un errore madornale, che alla fine travolgerebbe tutti, anche la stessa politica. L’estrema volatilità dell’elettorato in Italia dovrebbe condurre verso la saggezza di mantenere inalterato l’impianto costituzionale vigente.

In questo clima, sente messa in discussione la legittimità ad esistere dei gruppi associativi?

Guardi, proprio queste vicende evidenziano come i gruppi associativi abbiano ben ragione di esistere, in quanto essi esprimono diversi modi di intendere la giurisdizione, l’impegno associativo e istituzionale.  I gruppi associativi, diversamente da quanto sostenuto anche da alcune frange minoritarie della magistratura, hanno una valenza fortemente culturale.

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