Giorgia Meloni considerava chiusa la questione dei ministri a Forza Italia. Silvio Berlusconi, invece, è tornato a chiedere il dicastero della Giustizia come se l’incontro di ieri non fosse mai avvenuto. «

La leader di Fratelli d’Italia non ha mai considerato cedibile via Arenula, per cui ha sempre considerato l’ex magistrato Carlo Nordio, eletto con FdI alla Camera, il miglior nome. Il Cavaliere, invece, ha rilanciato il nome dell’ex presidente del Senato, Elisabetta Casellati e, lasciando alla Camera, ha detto ai giornalisti che Giorgia Meloni avrebbe acconsentito. «Tajani andrà agli Esteri e sarà anche vice presidente del Consiglio dei ministri, Casellati sarà alla Giustizia, Saccani all'Università, Bernini alla Pubblica amministrazione e Gilberto Pichetto Fratin all’Ambiente e alla Transizione ecologica», ha detto.

Fonti di Forza Italia smorzano, però: «È ancora in corso una trattativa».

«Oggi incontrerò Nordio», aveva detto in precedenza Berlusconi, «Meloni mi ha suggerito di conoscerlo. Ma io sono già convinto che il miglior ministro della Giustizia sia la ex seconda carica dello stato Elisabetta Alberti Casellati. Sulla giustizia bisogna intervenire perché non siamo un paese democratico». Nordio ha detto che incontrare Berlusconi sarebbe per lui un onore.

Fuori dai giochi, quindi, sarebbe l’ex sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, che aspirava a un salto di qualità ma a lui il Cavaliere ha preferito Casellati.

La richiesta a Meloni sarebbe maturata nella notte e nascerebbe proprio su spinta di Casellati, la quale dovrebbe avere un ministero assicurato alle Riforme, ma si tratta di uno scranno senza portafoglio che la ex presidente del Senato non considera sufficiente. Non solo a lei, ma a Forza Italia, soprattutto a fronte del portafoglio di ministeri di peso garantiti alla Lega.

«In Forza Italia c'è una profonda amarezza perché, a parità di elettori con la Lega, il modo con cui sono stati distribuiti i collegi uninominali ci ha portato ad avere 20 deputati e 10 senatori in meno della Lega. Per questo, l'altro giorno, non io, ma i miei senatori hanno voluto dare un segnale su questo tema chiedendo pari trattamento con la Lega», ha detto anche Berlusconi.

La pretesa di Casellati

Nell’organigramma berlusconiano, il ministero di via Arenula è considerato chiave. Non solo per la lunga storia di scontri tra il leader e la magistratura, ma anche perchè la giustizia è uno dei temi su cui il partito si è sempre speso con una collocazione molto netta.

Insieme al ministero dello Sviluppo economico, che ha la delega anche alle telecomunicazioni, era tra le principali richieste di Berlusconi a Meloni, che non ne avrebbe accordata nemmeno una. Di fronte al fatto che al Mise dovrebbe andare il consigliere della leader, Guido Crosetto, solo sulla Giustizia è possibile continuare a insistere.

La padovana Casellati viene considerata il profilo migliore: avvocata berlusconiana dal 1994, è stata anche consigliera laica del Csm. I suoi detrattori ricordano sempre la fotografia di lei alla manifestazione davanti al tribunale di Milano durante il processo Ruby del 2013. 

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Non solo, a creare problemi di immagine a Casellati ci sono anche dei lavori nella sua casa veneta a spese del Viminale e 124 voli di stato in un anno di cui 97 per tornare a casa, in Veneto.

Nel mondo della giustizia, però, Casellati sa muoversi agilmente. Proprio al Csm, quando era togata negli anni in cui Luca Palamara era capocorrente di Unicost, Casellati ha imparato a conoscere il mondo togato. Qui ha consolidato legami con il gruppo conservatore di Magistratura indipendente di cui fa parte Claudio Galoppi, che è stato a suo fianco a palazzo Madama. Fortissimo è rimasto anche il suo legame con l’ex ministro della Giustizia del governo Berlusconi IV, il magistrato Francesco Nitto Palma, anche lui membro del suo ufficio al Senato.

«Se Casellati andasse a via Arenula, Nitto Palma sarebbe il vero ministro ombra», è la profezia di un ex deputato di Forza Italia.

La sicurezza di Nordio

Dal canto suo, Carlo Nordio non si sta facendo guastare il sonno dallo scontro sul ministero. Eletto in un collegio blindatissimo nella sua Treviso, anche nel giorno dell’elezione del presidente della Camera, Lorenzo Fontana, chiacchierava di politica nel cortile di Montecitorio.

In cima ai suoi obiettivi, «ridurre i poteri del pm, e io so quanti sono perchè l’ho fatto per quarant’anni», ha spiegato, ribadendo uno dei suoi cavalli di battaglia che pochi amici gli hanno procurato tra i colleghi. Altro punto in cima alla sua lista di interventi, la separazione delle carriere, prevista nel programma del centrodestra e contro cui la magistratura è pronta a dare battaglia.

Meloni, che lo ha invitato ad Atreju e lo considera la sua punta di diamante in materi a di giustizia, lo considera una certezza nel suo schema di governo.

Contro di lui, però, ci sono le controindicazioni rispetto al fatto che non è amato nella categoria e al ministero della Giustizia le toghe fuori ruolo con compiti apicali sono moltissime.

Tuttavia, la questione ora è più politica che tecnica sulle competenze dei due veneti. Berlusconi ritiene che via Arenula gli spetti come risarcimento visto che l’unico dicastero di rilievo a FI sono gli Esteri, Meloni era convinta di aver ammansito il Cavaliere e ora si ritrova con l’ennesima grana da risolvere. Con le buone, cedendo il ministero con la promessa della fine di ogni pretesa, oppure con le cattive, negandolo sulla base del fatto che gli accordi  presi nel faccia a faccia erano diversi. E la seconda ipotesi è quella più plausibile, anche se Berlusconi si sta affannando a sostenere il contrario.

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