Silvio Berlusconi mette le mani avanti e punta al ministero della Giustizia. È questo l’ultimo desiderio formulato dai negoziatori di Forza Italia al tavolo a cui sherpa e leader stanno discutendo dell’assetto del futuro governo di destra che aspetta soltanto l’assegnazione dell’incarico da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per iniziare le consultazioni ufficiali. 

Dopo la prima seduta del nuovo parlamento, in programma per giovedì mattina, il centrodestra dovrà superare lo scoglio della scelta dei presidenti delle camere, nella speranza che togliere due caselle dal computo dei posti da assegnare possa facilitare le cose.

Le trattative non stanno andando bene: tra malumori personali tra i leader e no di tecnici di rilievo a cui la premier in pectore Giorgia Meloni si era rivolta per ricoprire ruoli importanti come la guida del ministero dell’Economia la strada è in salita. 

Caselle da riempire

Ma mentre entra nel vivo lo scontro per la presidenza del Senato (dove Meloni vorrebbe Ignazio La Russa mentre la Lega non molla su Roberto Calderoli), c’è la possibilità che si trovi un accordo tra FdI e Forza Italia sul ministero della Giustizia. 

Dopo l’uscita di scena della Lega, che ha deciso di non battersi più per via Arenula ma di puntare su altri dicasteri, la strada sembra abbastanza in discesa perché a diventare Guardasigilli sia un esponente azzurro. Certo, per quel ruolo Meloni aveva in mente il giurista Carlo Nordio, a suo tempo candidato anche al Quirinale, ma dagli incontri dei leader (oggi dovrebbe esserci quello definitivo) filtra disponibilità a trattare. 

I candidati

FI vorrebbe che a ricoprire quella poltrona fossero Francesco Paolo Sisto o Maria Elisabetta Casellati. La ragione sarebbe quella dei processi ancora in corso contro il fondatore del partito. Avere a via Arenula un alleato o un’alleata permetterebbe di mettere mano alla legge Severino che nel 2013 aveva fatto decadere Berlusconi per il processo Mediaset.

La norma, però, rischia di scattare di nuovo entro fine legislatura, rovinando l’ultima avventura politica del cavaliere. È infatti probabile che prima del 2027 arrivi il giudizio finale sul processo Ruby ter: se Berlusconi fosse condannato, decadrebbe una seconda volta dal suo nuovo incarico in Senato. 

La vicenda è quella delle cene eleganti, per le quali, dice la procura, il Cavaliere avrebbe pagato le partecipanti affinché testimoniassero il falso, e l’accusa è quella di corruzione in atti giudiziari. Il procedimento dovrebbe arrivare a sentenza a inizio 2023 e Berlusconi rischia una condanna a sei anni. Se la decisione dei giudici fosse confermata anche da secondo grado e Cassazione (per la decadenza è necessaria una condanna definitiva) il fondatore di Forza Italia dovrà lasciare di nuovo palazzo Madama.

E i tempi per secondo e terzo grado sono stretti: due anni per l’appello, uno per la Cassazione, altrimenti si rischia l’improcedibilità. Tradotto, entro il 2026 il processo dovrebbe essere terminato. E, in caso di condanna, con lui rischia di concludersi in tempi brevi anche la legislatura di Berlusconi. A meno che qualcuno non disinneschi la legge Severino in tempo.

© Riproduzione riservata