Non si esaurirà presto, lo scontro tra toghe e governo intorno al caso della magistrata Iolanda Apostolico, ma sia il Viminale che il ministero della Giustizia si stanno muovendo in sintonia con la linea tracciata dal vicepremier Matteo Salvini, principale accusatore della giudice catanese.

La vicenda è nota: la magistrata Iolanda Apostolico non ha convalidato i trattenimenti di alcuni migranti di Catania, disapplicando il decreto dell’esecutivo che prevedeva la cauzione di 5000 euro per uscire dai cpr; Salvini, che la accusa di non essere imparziale, ha pubblicato un video che ritrae la giudice durante una manifestazione del 2018 davanti alla Sea Watch.

Se la magistratura associata si è schierata in difesa degli attacchi personali alla collega, il ministero della Giustizia guidato da Carlo Nordio, invece, attraverso il suo ufficio ispettivo ha avviato un accertamento preliminare nei confronti della giudice. L’atto, ha specificato Nordio, punta solo ad «acquisire articoli di stampa e pubblicazioni sui social media relativi alla giudice di Catania» così da poter rispondere a «quattro interrogazioni parlamentari» e quindi «non si tratta di un accertamento ispettivo né tanto meno dell’avvio di un’azione disciplinare». In ogni caso il ministero potrà chiedere, anche in seguito a quanto potrà emergere da queste acquisizioni, di promuovere un procedimento disciplinare davanti al Csm, la cui titolarità di azione spetta però sempre al procuratore generale di Cassazione, Luigi Salvato.

Nel frattempo e nonostante gli attacchi del centrodestra e soprattutto della Lega, che ne hanno chiesto le dimissioni o il trasferimento, Apostolico ha continuato a lavorare nella sezione immigrazione del tribunale di Catania e nei giorni scorsi ha emesso altre 4 ordinanze identiche a quella per cui è stata attaccata dal governo. L’attesa, ora, è di capire cosa deciderà di fare il Csm, davanti al quale pende una richiesta firmata da 13 togati di pratica a tutela di Apostolico.

Se il centrodestra prosegue negli attacchi alla giudice, l’opposizione invece insiste nel chiedere conto della provenienza del video pubblicato da Matteo Salvini. Le riprese, effettuate da dietro il cordone della polizia, non erano mai state rese pubbliche e l’ipotesi è che siano state prodotte da un membro delle forze dell’ordine.

A questo ha risposto il Viminale, con un question time alla Camera con il sottosegretario Nicola Molteni e ieri al Senato dove è intervenuto direttamente il ministro Matteo Piantedosi. All’interrogazione del Pd, il ministro ha ribadito che «Il video che ritrae Apostolico in una manifestazione pubblica non proviene da documentazione della questura di Catania, in nessuno degli atti redatti all’epoca è menzionata la dottoressa e la questura, dopo aver acquisito le riprese ufficiali, inoltrò segnalazione all’autorità giudiziaria senza individuare responsabilità penali», inoltre «gli uffici di polizia non detengono nè conservano immagini non ufficiali e le riprese non utili non sono depositate nè conservate in alcun archivio informatico, nessuna delle immagini infine viene sottoposta a elaborazioni informatiche a fini identificativi». Risposte esattamente sovrapponibili a quelle date alla Camera ma che sorvolano sulla risposta alla domanda principale: da dove può essere uscito allora il video di Salvini? «Piantedosi non ha risposto a nessun quesito e il governo prosegue su una linea che rischia di mettere in discussione separazione dei poteri e indipendenza della magistratura», hanno dichiarato i senatori del Pd Anna Rossomando, Walter Verini, Alfredo Bazoli e Franco Mirabelli. Per ora, tuttavia, nè il Viminale nè Salvini intendono aggiungere altro.

© Riproduzione riservata