La Corte costituzionale ha ammesso quattro referendum in materia di giustizia, mentre prosegue l’esame sugli altri due e poi sul referendum sulla cannabis. Al termine dell’esame, spetterà al consiglio dei ministri fissare la data per il referendum, che per legge deve svolgersi tra aprile e giugno.

Quelli sinora dichiarati ammissibili riguardano l'abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l'eliminazione delle liste di presentatori per l'elezione dei togati del Consiglio superiore della magistratura.

Non è ancora stata decisa l’ammissibilità sui quesiti che riguardano la responsabilità diretta dei magistrati e la valutazione professionale anche da parte dei laici nei consigli giudiziari. Ieri, invece, è stato bocciato il referendum sull’eutanasia. 

I quesiti si trovano sul sito del comitato promotore ma possono essere sintetizzati così.

Liste 

Per candidarsi a venire eletto al Consiglio superiore della magistratura, un magistrato deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme. Il quesito chiede di abrogare il vincolo del numero di firme.

La ragione è che, secondo i proponenti, la raccolta di firme obbliga necessariamente il candidato a venire a patto con i gruppi associativi. Eliminandole, invece, ogni magistrato potrà liberamente candidarsi senza alcun condizionamento.

Misure cautelari

Attualmente il pubblico ministero può disporre la custodia cautelare in carcere nella fase delle indagini preliminari, nel caso in cui esistano gravi indizi di colpevolezza sommati a pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato e pericolo di inquinare le prove. La misura deve essere convalidata dal giudice delle indagini preliminari e deve essere disposta solo nel caso in cui le misure meno afflittive (come gli arresti domiciliari o l’obbligo di firma) non siano sufficienti a prevenire il pericolo.

Il quesito referendario punta a limitare la possibilità di ricorrere alla carcerazione preventiva prima della sentenza definitiva.

Separazione delle funzioni 

Attualmente i magistrati requirenti (i pubblici ministeri) e i giudicanti seguono lo stesso percorso per entrare in magistratura e, nel corso della carriera, possono passare da un ruolo all’altro per un massimo di quattro volte.

Secondo i proponenti, questo crea contiguità tra figure e rischia di generare un corporativismo incompatibile con il principio della terzietà del giudice e della decisione nel contraddittorio tra le parti, in situazione di parità tra accusa e difesa. Per questo il quesito punta a stabilire che il magistrato, una volta scelta la funzione, non possa più passare all’altra.

Incandidabilità

La legge Severino prevede che, in caso di condanna anche solo di primo grado per alcune specifiche ipotesi di reato – in particolare quelle contro la pubblica amministrazione – scatti immediatamente anche la sanzione accessoria dell’incandidabilità alla carica di parlamentare, consigliere e governatore regionale, sindaco e amministratore locale.

Il quesito punta ad abolire la norma, lasciando quindi al giudice la decisione di comminare, in aggiunta alla sanzione penale, anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.

I promotori

I promotori del referendum sono la Lega e il partito radicale, che nel corso dell’estate hanno raccolto circa 700 mila firme per ogni quesito e lo sforzo maggiore di raccolta è stato della Lega, che ha fatto della battaglia referendaria uno dei suoi punti politici caratterizzanti, anche se in realtà poi ha presentato i referendum con le delibere di nove consigli regionali e non con le firme.

Ieri il segretario Matteo Salvini e la responsabile Giustizia, Giulia Bongiorno, avevano tenuto una conferenza stampa davanti alla Consulta in cui Salvini ha detto: «Grazie ai milioni di italiani che ci hanno dato una mano con una firma, oggi dopo trent'anni saranno i cittadini a fare la vera riforma della giustizia e quindi contiamo che arrivino dei sì ai riforma da parte della Consulta e che in primavera il popolo italiano tutto faccia quello che in Parlamento non si è riusciti a fare».

Salvini ha poi ricordato le parole del presidente della Consulta, Giuliano Amato: «Ringrazio il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, che ha detto pochi giorni fa “non andiamo a cercare il pelo nell'uovo”, lasciamo che i cittadini si esprimano».

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