Care lettrici, cari lettori

è arrivato settembre, si è conclusa la sospensione feriale per i tribunali e anche il parlamento torna al lavoro. I nodi in tema di giustizia sono molti e dovranno venire affrontati nelle prossime settimane: in newsletter trovate una scaletta di tutto quel che è già in programma.

Il tema che dividerà parlamento ma anche avvocatura e magistratura è certamente la separazione delle carriere. Il dibattito è aperto e sarò felice di ospitarlo in questo spazio. Comincio io, con una analisi sui rischi per questo governo di mettere mano alla riforma forse più politica in materia di giustizia.

I fatti di cronaca della settimana, con i due stupri di gruppo di Napoli e Palermo, interrogano le famiglie, la scuola, la politica e anche gli operatori di giustizia su quali interventi si possono mettere in campo per prevenire eventi del genere. Su questo tema ho intervistato Paola D’Ovidio, consigliera del Csm di Magistratura indipendente, il cui gruppo ha proposto di aprire una pratica in consiglio.

Il programma del parlamento

In settembre ricominciano a riunirsi le commissioni alla Camera e al Senato.

Mercoledì 6 settembre, la commissione Affari costituzionali della Camera svolgerà audizioni informali nell’ambito delle proposte di legge costituzionali presentate dal Lega, Forza Italia e Azione-Italia Viva per la separazione delle carriere. Interverranno il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia e il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco.

Al Senato, invece, riparte l’iter della riforma della giustizia presentata dal ministro Carlo Nordio prima della sospensione e che riguarda la riforma dei reati contro la pubblica amministrazione (in particolare con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio) e alcune modifiche procedurali. 

E’ pronta anche la bozza del decreto attuativo per la riforma dell’Ordinamento giudiziario e del Csm, messa a punto dalla commissione nominata dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Dovrà poi essere presentata in cdm per l’approvazione e contiene la “messa a terra” di alcuni tra gli aspetti più controversi della riforma Cartabia.

La premier Giorgia Meloni, nel consiglio dei ministri, ha detto che tra i provvedimenti da portare a compimento ci sono «la riforma costituzionale sul presidenzialismo, l'autonomia differenziata, la riforma della giustizia, la delega fiscale».

I magistrati sulla separazione delle carriere

Sulla questione della separazione delle carriere e il disegno di legge costituzionale si esprimeranno anche i vertici delle toghe.

Il Csm, che ha anche funzione consultiva, dovrà redigere un parere e quindi sarà chiamato ad esprimersi. 

Il 9 settembre, invece, è prevista la riunione dell’Associazione nazionale magistrati in cui le toghe progressiste di Magistratura democratica vorrebbero mettere all’ordine del giorno il tema.

La posizione maggioritaria è quella di netta contrarietà, già espressa anche dal presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia (Area) in vari interventi. Tuttavia, la parte più moderata dei gruppi associativi con Magistratura indipendente in testa sembra propendere per posizioni meno nette e foriere di scontro politico.

Il Csm sulla procura di Napoli

A meno che l’ordine del giorno non venga modificato, il 13 dicembre il plenum del Csm si riunirà per nominare il nuovo procuratore capo di Napoli.

Il posto è vacante da maggio 2022, quando Giovanni Melillo ha lasciato la procura partenopea per diventare procuratore nazionale antimafia. Proprio quel posto era conteso anche da Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro che oggi è considerato il più probabile nuovo procuratore di Napoli.

In commissione, Gratteri ha ricevuto 4 voti (Mazzola di Mi, l’indipendente Mirenda e i laici Bianchini di FdI e Carbone di Italia viva). Un voto (D’Auria di Unicost) è andato al procuratore di Bologna, Gimmi Amato e uno (Cosentino di Area) alla ex procuratrice aggiunta di Napoli Rosa Volpe.

Se nulla cambierà a livello di equilibri, Gratteri potrà contare certamente sui voti dei 7 togati di Mi e di 6 laici di centrodestra più quello di Italia Viva.

La riforma del processo civile

L'Organismo congressuale forense ha lanciato un appello al governo, affinchè venga modificata in sede di revisione la riforma del processo civile. In particolare, la richiesta è quella di abrogare il quarto comma dell’articolo 46 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura civile che prevede che «Il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese del processo».

Ocf «respinge con forza ogni tentativo di addossare agli Avvocati italiani una presunta responsabilità nella lentezza dei processi causalmente connessa alla lunghezza degli atti difensivi». La questione è già stata molto dibattuta e riguarda la codificazione delle modalità di redazione degli atti processuali sia con riferimento alla loro dimensione e consistenza, che alla scelta dei caratteri, all'interlinea ed ai margini di scrittura.

«Questo non incide minimamente sulla riduzione delle tempistiche dei giudizi civili anzi, introducendo limiti alla difesa a tutto discapito dei cittadini, istituisce inaccettabili profili di responsabilità professionale», scrive Ocf.

Su questo tema è intervenuto su Domani con una intervista anche il presidente del Cnf, Francesco Greco, che si può rileggere a questo link.

Il procedimento di Milano contro Tarfusser

La Procura generale della Cassazione ha trasmesso gli atti alla sezione disciplinare del Csm chiedendo di giudicare l'operato del sostituto pg di Milano Cuno Tarfusser.

Il disciplinare dovrà valutare le modalità con cui Tarfusser ha proposto la revisione del processo sulla strage di Erba avvenuta nel 2006 e per cui sono stati condannati in via definitiva Olindo Romano e Rosa Bazzi. 

Il procedimento, infatti, è nato dalla segnalazione della procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, secondo cui il sostituto ha «violato i doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio» e non si sarebbe attenuto al «documento organizzativo dell'ufficio».

Tarfusser, che non è mai intervenuto pubblicamente sulla vicenda, ha redatto la richiesta di revisione e l’ha depositata alla segreteria della procura generale di Milano. Questo non viola alcuna norma procedurale del codice ma, secondo Nanni, scavalcherebbe il regolamento interno della sua procura generale, che assegna all’avvocato generale o alla stessa procuratrice generale la facoltà di revisione delle sentenze.

Prima dell’estate, comunque, la proposta di revisione è stata inviata alla procura di Brescia, ma con allegato il parere negativo della procura generale in cui si legge che «non esistono prove nè nuove nè decisive» e dunque mancano i presupposti per la revisione.

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