La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, è tornata in aula al Senato a difendersi contro la richiesta di dimissioni individuali presentata dal Movimento 5 Stelle. Di nuovo ha ripetuto ciò che già aveva detto durante la sua informativa del 5 luglio: in quel momento «non ero stata raggiunta da alcuna informazione o avviso di garanzia dalla procura».

Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria ancora in corso, è quasi incredibile come ancora la politica fraintenda o voglia fraintendere che cosa sia un avviso di garanzia.

Eppure basta aprire il codice di procedura penale. L’avviso di garanzia viene notificato all’indagato nel caso in cui la procura ritenga di dover svolgere i cosiddetti “atti garantiti”, ovvero tutti quegli atti investigativi a cui l’avvocato difensore ha il diritto di assistere e di essere preavvertito: l’interrogatorio, l’ispezione e il confronto con altre persone.

Messo da parte il codice: il fatto che la ministra Santanchè non abbia ricevuto un avviso di garanzia prima del 5 luglio è vero, ma non significa nulla ai fini dell’esistenza o meno di un procedimento a suo carico.

Una indagine, infatti, può perfettamente essere in corso anche senza che sia stato necessario procedere a uno degli atti garantiti e dunque senza che l’indagato abbia ricevuto un avviso di garanzia.

C’è un modo semplice per sapere se una indagine è in corso: chiedere l’accesso al registro delle notizie di reato per essere informata se a proprio carico esiste un procedimento. 

Se Santanchè lo avesse fatto, avrebbe saputo che l’indagine sulla gestione delle sue società era in corso. Invece, ha preferito trincerarsi dietro al mancato ricevimento di un “avviso di garanzia”, come se rappresentasse un atto in qualche modo determinante in un procedimento penale.

Si tratta di un tic lessicale che è rimasto tra le peggiori eredità della stagione di Mani pulite e che anche la politica della seconda repubblica non ha dismesso, fraintendendo volontariamente il senso dello strumento giuridico.

Eppure, proprio dell’avviso di garanzia e della sua natura si è parlato anche in un recente Consiglio dei ministri, in cui il suo collega e guardasigilli Carlo Nordio ha presentato il suo disegno di legge che lo riforma e lo secreta, citando indirettamente proprio il caso Santanchè. 

© Riproduzione riservata